Prezzi petrolio

C’è grande agitazione sui mercati delle materie prime, specie per quanto riguarda il prezzo del petrolio che, lo scorso 6 luglio, ha segnato una netta discesa attestandosi a $98,06 al barile, ovvero un -1,45% rispetto al giorno precedente. Il dato del 6 luglio 2022 appare ancora più significativo se lo si confronta con quello del 4 luglio, quando un barile di petrolio veniva scambiato a $110,62. Nei due giorni successivi, il 7 e l’8, il greggio USA (WTI) è risalito rispettivamente a $102,34 e $104,65. Il Brent, il 6 luglio 2022, è sceso del 1,04% a $101,70, dopo essere crollato del 9,5% nella sessione del 5 luglio. L’8 luglio, invece, è risalito a $107.15. Si tratta di una vera e propria altalena dei prezzi, causata principalmente dalla rigidità dell’offerta malgrado le forti preoccupazioni per la potenziale distruzione della domanda sulla scia di una recessione globale.

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Nuova operatività ristori Emilia-Romagna

A partire dal 21 novembre ampliata l’operatività dei Ristori da €300 milioni riservati alle imprese colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna. La nuova misura, destinata a indennizzare le perdite di reddito per sospensione dell’attività per un importo massimo concedibile di 5 milioni di euro, è rivolta a tutte le tipologie di impresa con un fatturato estero minimo pari al 3%.


Il prezzo del petrolio in discesa

Il prezzo del petrolio subisce dunque dei clamorosi cali e delle lievi riprese, in uno scenario che secondo gli analisti di Citigroup potrebbe assumere anche degli aspetti decisamente più netti. Più nello specifico, nel 2022, il petrolio greggio potrebbe crollare a $65 al barile e a $45 nel 2023, qualora dovesse verificarsi una recessione che paralizzerebbe la domanda. Una domanda debole farebbe dunque scendere il costo di un barile di greggio, in una prospettiva che non tiene però conto di eventuali interventi da parte dei produttori OPEC+. Oltre questi motivi, un eventuale crollo del prezzo del petrolio sarebbe assoggettabile anche al fatto che una domanda debole comporterebbe scorte più elevate, che potrebbero indebolire i prezzi.

“Per il petrolio – dicono da Citigroup – l’evidenza storica suggerisce che la domanda diventa negativa solo nelle peggiori recessioni globali”. Il riferimento in tal senso è a quanto avvenuto con la crisi degli anni ’70, più volte richiamata in questo periodo di forte inflazione e nel quale il carovita sta raggiungendo dei nuovi livelli record.

Prezzo petrolio in discesa: come si calcola

Ma come si determina il prezzo del carburante? Iniziamo col dire che il prezzo industriale dei carburanti si compone per due terzi sul valore della materia prima, basato sulla quotazione Platts, e per un terzo dal margine lordo che serve a remunerare tutti i restanti passaggi della filiera. È proprio la quotazione Platts della benzina sul mercato internazionale a determinare le fluttuazioni nel prezzo dei carburanti. Il Platts altro non è che un’agenzia specializzata che ogni giorno fa convergere la domanda e l’offerta da parte delle compagnie petrolifere, delle società di trading e delle banche d’affari. Sulla base delle informazione ricevute viene stabilito il valore in dollari con cui una tonnellata di benzina o di gasolio viene venduta dalle raffinerie. Il Platts stabilisce quotidianamente anche il valore del barile di Brent, sulla base della produzione di 19 differenti campi petroliferi tutti situati nel Mare del Nord. Il Brent è il benchmark per il greggio del Mare del Nord ed è il riferimento per il mercato europeo.

Quanto gli automobilisti pagano alla colonnina della benzina è però deciso solo in minima parte, al 39,4%, dal prezzo industriale dei carburanti, con l’altro 60,6% che riguarda le accise e l’Iva. Quest’ultime, però, rappresentano la quota fissa del prezzo del carburante, visto e considerato che si applicano sulle quantità e dunque sono insensibili alle variazioni di prezzo.