BUONI LAVORO VOUCHER LAVORO OCCASIONALE RETRIBUZIONE

A 5 anni dalla loro abrogazione la Legge di Bilancio 2023 del Governo Meloni reintroduce il sistema di pagamento tramite voucher o buoni lavoro. Uno strumento che in vent’anni ha subito variazioni, abrogazioni, parziali reintroduzioni.

Voucher o buono lavoro, 20 anni di discussioni

Introdotti per la prima volta con la Legge Biagi nel 2003, i voucher vedono una massiccia crescita del loro utilizzo tra il 2008 e il 2017, i governi Monti e Renzi li modificano alzandone la soglia, per poi venire abrogati dal Governo Gentiloni. Nel 2018 si prevede l’uso del voucher in forma ridotta.

Sono stati spesso oggetto di critiche specialmente da parte delle principali sigle sindacali italiane, per cui l’abuso di questo strumento andrebbe a favorire il precariato. L’idea da cui nascono sarebbe invece proprio quella di regolarizzare, anche a fini Inps e Inail, tutte quelle attività svolte in maniera occasionale.

Analizziamo quindi in dettaglio cosa sono, come funzionano e come potranno essere utilizzati.

Voucher 2023, cosa sono, quanto valgono, come chiederli

I buoni lavoro si possono utilizzare per il pagamento di prestazioni occasionali e di lavoro accessorio di tipo discontinuo, ma sono rivolti solo a determinati settori e persone fisiche. Possono essere usati fino alla soglia del limite di reddito, sono esentasse e forniscono una copertura Inail e Inps.

Le forme a cui si può ricorrere sono di due tipi

Il Libretto Famiglia, è rivolto alle persone fisiche. Nello specifico ci si riferisce alla remunerazione di piccoli lavori domestici, inclusi giardinaggio, pulizia o manutenzione; assistenza domiciliare ai bambini e alle persone anziane, ammalate o con disabilità; insegnamento privato supplementare.

Il Contratto di prestazione occasionale guarda invece ai professionisti, ai lavoratori autonomi, imprenditori, associazioni, fondazioni e altri enti di natura privata, nonché amministrazioni pubbliche.

Il valore nominale dei voucher previsti per il 2023 sarà pari a 10 euro all’ora lordi, comprensivi di gestione separata dell’INPS (13%), l‘assicurazione INAIL (7%) e di un compenso all’INPS per la gestione del servizio. Al prestatore di lavoro occasionale verranno perciò corrisposti 7,50 Euro netti, ovvero il compenso minimo per singola ora lavorata.

I voucher potranno essere acquistati presso le sedi INPS, i tabaccai convenzionati, le banche popolari abilitate/gli uffici postali di tutto il territorio nazionale e infine tramite procedura telematica.

Chi ne può usufruire: settori e persone fisiche

I voucher 2023 sono rivolti solo ad alcuni settori. Parliamo del comparto HO.RE.CA. (“hotellerie-restaurant-café” e catering), di servizi alla persona, lavoro domestico, discoteche, night club e sale da ballo. Infine può farne uso il comparto agricolo, anche se con regole specifiche che vedremo meglio in seguito.

Per quanto riguarda le persone fisiche, la misura si rivolge a tutti quei lavoratori dipendenti già identificati dalla Legge Biagi (e successive modifiche). I soggetti sono quindi pensionati, titolari di trattamento pensionistico in regime obbligatorio; studenti, Under 25 e regolarmente iscritti ad un ciclo di studi presso l’Università o istituto scolastico di ogni ordine e grado non più giovani di 16 anni di età, caso in cui va richiesta l’autorizzazione del genitore o tutore legale.

Possono fare richiesta di buoni lavoro anche i percettori di prestazioni integrative del salario o sostegno al reddito, a questo proposito è ancora da sciogliere il nodo riguardante i percettori di Reddito di Cittadinanza. Possono beneficiarne infine i lavoratori part-time e inoccupati/titolari di indennità di disoccupazione e i lavoratori stranieri regolarmente soggiornanti in Italia.

Nuovi limiti economici per l’accesso ai voucher

Con la Legge di Bilancio 2023 cambiano i limiti di compenso annuo tramite i quali vengono remunerate le attività lavorative a titolo di prestazioni occasionali. Espressi in dettaglio nella Circolare INPS n° 6 del 19-01-2023, possiamo suddividere come segue i nuovi limiti di compenso:

Il limite di compenso annuo con cui si può remunerare il lavoro svolto sotto forma di prestazione occasionale è pari a 10.000 euro per ciascun utilizzatore con riferimento alla totalità dei prestatori.

Non cambiano invece i limiti di compenso pari a 5.000 Euro per ciascun prestatore, con riferimento alla totalità degli utilizzatori e di 2.500 Euro per le prestazioni rese da ogni prestatore in favore del medesimo utilizzatore.

Secondo la nuova normativa i limiti verranno applicati anche a tutte quelle attività lavorative svolte in ambito di discoteche, sale da ballo, night-club e simili.

Per quanto riguarda invece le società sportive indicate alla legge 23 marzo 1981, n. 91 ad esempio, i compensi per ciascun prestatore, non potranno essere complessivamente superiori a 5.000 Euro; mentre non verrà applicato il limite di 10.000 Euro, erogabile da ciascun utilizzatore con riferimento alla totalità dei prestatori.

Infine, i limiti di compenso complessivi riferiti al singolo prestatore, sono sempre da considerare nel loro valore nominale. Il singolo utilizzatore, dovrà calcolare i compensi sulla base del 75% dell’importo effettivo se appartenente alle seguenti categorie: titolare di pensione di vecchiaia o di invalidità; Under 25, se regolarmente iscritto a un ciclo di studi universitario; disoccupato; percettore di prestazioni integrative del salario / altre prestazioni di sostegno del reddito.

Prestazione occasionale, a chi è vietato il ricorso

C’è poi il divieto di ricorso ai voucher per gli utilizzatori che hanno alle proprie dipendenze più di 10 lavoratori subordinati a tempo indeterminato, esteso anche alle aziende alberghiere e alle strutture pertinenti il settore turistico, che godevano in precedenza di limitazioni proprie.

I limiti saranno applicati diversamente a pubbliche amministrazioni, e a società sportive per quanto riguarda le prestazioni degli steward, caso in cui può avvenire la conversione in rapporto di lavoro subordinato del contratto occasionale se si supera il limite pari a 5.000 euro o alle 625 ore lavorate.

Infine è sempre vietato il ricorso al Contratto di prestazione occasionale nel caso della realizzazione di appalti, opere o servizi.

I voucher per il comparto agricolo

Un excursus va riservato ai voucher per il lavoro agricolo, infatti le prestazioni occasionali in agricoltura sono state vietate dalla nuova Legge di Bilancio con decorrenza dal 1° gennaio 2023. Le imprese agricole potranno dunque chiedere il rimborso di eventuali somme già versate e non ancora utilizzate.

Nel biennio 2023 – 2024 questo settore vedrà però l’introduzione di forme semplificate di utilizzo di prestazioni di lavoro occasionale a tempo determinato. Le condizione per cui questo possa avvenire richiedono che il ricorso a queste prestazioni sia fatto per un periodo non superiore ai 45 giorni nel corso dell’anno solare per singolo lavoratore; siano rese da soggetti che non hanno avuto un ordinario rapporto di lavoro subordinato in agricoltura nei tre anni precedenti (ad esclusione dei pensionati); i buoni di lavoro da corrispondere per ogni giornata lavorativa siano almeno tre.

Compenso minimo dei voucher

Per quanto riguarda il compenso minimo del voucher, restano valide le disposizioni del Decreto Legge 24 aprile 2017, n. 50 per cui questo deve essere “pari all’importo della retribuzione oraria delle prestazioni di natura subordinata individuata dal contratto collettivo di lavoro stipulato dalle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”.

I buoni lavoro appena reintrodotti, esattamente come nelle passate legislature, garantiranno quindi una copertura previdenziale INPS e una copertura assicurativa presso l’INAIL. Questa sarà valida nei limiti dei 10.000 euro lordi per prestatore, tetto comprensivo della totalità dei committenti.

Per contro e a meno di cambiamenti, i voucher non daranno diritto alla maturazione di malattia, maternità, disoccupazione o ad assegni familiari.

Strumento efficace ma occorre evitare gli abusi

Laddove il voucher si identifica come uno strumento estremamente efficace, è chiaro che la sua reintroduzione si rende utile in qualità di prodotto che aiuta ad ottenere una gestione maggiormente elastica di determinati inquadramenti. Il voucher permette infatti di evitare di ricorrere necessariamente ad un contratto di assunzione, offre la possibilità di una copertura previdenziale e infortunistica a tutela del lavoratore (ad oggi più che essenziale), il tutto anche al fine di disincentivare l’evasione fiscale.

Allo stesso tempo, è logico che ci debbano essere controlli che dimostrino un uso corretto e trasparente di tale strumento. Questo per poter mantenere costante la tutela dei lavoratori, evitando però ad aziende e settori, si veda ad esempio nell’ambito del comparto turistico, di abusare dei voucher.

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Milanese, classe 1985, dal 2011 è consulente fiscale e previdenziale specializzata in diritto tributario e inquadramenti fisco-previdenziali, esperta di startup e delle discipline che regolano il mondo del lavoro autonomo. Under 40, ha fondato e gestisce realtà affermate di consulenza con un approccio rivoluzionario, smart e veloce, capace di leggere e anticipare un mercato del lavoro in continua evoluzione. Ha ideato il primo player digitale italiano per ottenere supporto su servizi di welfare ed è esperta in numerosi campi ancora inesplorati o che registrano vuoti normativi: dalle nuove professioni legate al digitale al diritto d’autore su piattaforme online come Twitch, Onlyfans & YouTube; dagli NFT alle Crypto, fino alla regolamentazione del Metaverso. È fondatrice di CSI | Consulenza & Servizi Integrati SRLS, società di servizi professionali di consulenza fiscale e previdenziale, gestione burocratica per business. Attualmente Senior Tax Expert in Fiscozen Spa, startup innovativa e fintech che sta rivoluzionando l'apertura e la gestione di partite iva e relativi adempimenti per persone fisiche, è inoltre responsabile del progetto Fiscozen Futuro.