Secondo il presidente dell’Inps Pasquale Tridico la riforma del reddito di cittadinanza che verrà portata in consiglio dei ministri tra qualche settimana dalla la ministra del Lavoro, Elvira Calderone non cambierà molto e rappresenta un assestamento necessario a quello che è un sostegno per quasi tre milioni di italiani. Per le famiglie povere (quelle dove c’è almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile, che rispettano i requisiti Isee richiesti) il sussidio di base dovrebbe restare di 500 euro, per gli occupabili dovrebbe scendere a 375; e mentre per i primi la durata, per la prima volta, dovrebbe restare di 18 mesi, per i secondi scenderà a un anno.
Come cambia il reddito di cittadinanza nel 2023 per i non occupabili
La posizione della dirigenza del principale ente pensionistico italiano è stata chiarita questa mattina dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico che ha spiegato come cambia il reddito di cittadinanza nel 2023. “Per i cosiddetti non occupabili cambia poco, il reddito di cittadinanza si conferma essere fondamentale come contrasto alla povertà. C’era da fare un lavoro sulle politiche attive, su tutto ciò che c’è attorno alla misura e questo mi sembra che vada nella giusta direzione. Noi abbiamo tanti inattivi e abbiamo progetti di inclusione che spesso non vengono svolti da Comuni e centri per l’impiego, qui mi sembra che ci sia una spinta molto forte in questa direzione – Così Pasquale Tridico, presidente INPS, a 24 Mattino su Radio 24, da una prima valutazione della possibile riforma del Reddito di Cittadinanza in cantiere da parte del governo Meloni”.
Nessuno tocchi il reddito di cittadinanza, lo dice anche l’Europa
Tridico aggiunge: “Il reddito minimo è una misura prevista dall’Unione Europea, tutti coloro che stanno al di sotto di una certa soglia devono avere un reddito. L’Italia dovrà fare i conti con le direttive della Commissione Europea sul reddito minimo, consentire a coloro che pur non trovando il lavoro perdono il reddito. Mi sembra effettivamente una grande criticità”. Il presidente dell’Inps si è soffermato anche sullo stato dell’occupazione in Italia in questo momento. “La ripresa dei contratti indeterminati – ha detto – dipende dal fatto che il decreto dignità ha ricominciato ad essere efficace, da ottobre scorso è finita la sospensione prevista durante la pandemia. Il decreto dignità è stato sospeso per due anni di pandemia e dall’autunno scorso ha ripreso nella sua efficacia. Voglio ricordare che il decreto dignità prevedere delle specifiche ragioni per assumere a tempo determinato e quindi se l’azienda non le ha, assume a tempo indeterminato. Che poi è la regola che prevede l’Unione Europea come forma di lavoro prioritario”.
Rimangono i problemi per il sistema pensionistico
Qualche dubbio riguarda invece il sistema di sostegno a quanti sono ritirati dal lavoro. Il futuro per le pensioni italiane potrebbe non essere roseo. “Noi abbiamo un rapporto tra popolazione attiva e occupati che si sta rimpicciolendo, oggi è 1,4, nei prossimi 10 anni sarà di 1,3, con questo trend demografico rischia di essere 1 a 1 con gravosità sul sistema pensionistico. Negli ultimi 4 anni, dal 2019 a oggi, la popolazione attiva si è ridotta da 38,4 milioni a 37,2 milioni, abbiamo perso 800 mila residenti attivi e questo è un grave danno. Ogni volta che si pensa di riformare le pensioni attraverso quote bisogna stare attenti a non peggiorare ulteriormente questo rapporto”. ha spiegato Pasquale Tridico, presidente INPS, a 24 Mattino su Radio 24.