In Italia il binomio tecnologia/salute ha generato indiscutibili picchi di eccellenza, ma anche a un importante ritardo accumulato negli anni, che può e deve essere rapidamente colmato. Oggi lo scenario nazionale offre tutte le condizioni per una svolta definitiva sul fronte dell’innovazione: la pandemia da Covid19 ha imposto un’accelerazione di circa 7 anni al processo di digitalizzazione e il Pnrr ha messo in campo risorse fino a poco tempo fa impensabili per modernizzare il Paese. Al convegno “The HealthTech (R)evolution”, promosso da Medtronic il 23 marzo a Roma, abbiamo fatto il punto della situazione con Giulio Siccardi, Direttore UOC Sistemi informativi di Agenas, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, con particolare attenzione per lo sviluppo della telemedicina in Italia.
Innovazione e digitalizzazione, dottor Siccardi, l’Italia è a un punto di svolta?
Grazie ai finanziamenti del Pnrr siamo in una fase di grande fertilità e disponibilità di risorse. Possiamo finalmente cambiare e innovare la sanità, soprattutto per quanto riguarda l’assistenza territoriale. Il decreto ministeriale 77 ha dato il via a una riforma che prevede investimenti importanti in nuove strutture ospedaliere sul territorio e nuove tecnologie, a partire dai servizi di telemedicina. Agenas è il soggetto attuatore di questo progetto e il 1 Marzo ha aggiudicato la gara per la piattaforma nazionale di telemedicina ART grazie a una partnership pubblico privata.
Qual è il prossimo step per lo sviluppo della telemedicina?
Il primo obiettivo è dar vita alla piattaforma nazionale di telemedicina entro il 2023 e vedere dei risultati concreti già dai primi mesi del 2024. L’ART porterà un cambiamento radicale nella vita dei cittadini. Tutti potranno ricorrere a prestazioni sanitarie in teleassistenza, teleconsulto e telemonitoraggio.
Il servizio sarà attivo in tutta Italia?
Sì, l’obiettivo è quello di renderlo disponibile in maniera omogenea su tutto il territorio. Anche se non tutte le aziende hanno saputo cogliere questa opportunità, in molte ci sono riuscite, altre no.
Quale è stato l’impatto della pandemia da Covid19 sul percorso di sviluppo della telemedicina?
Durante l’emergenza sanitaria ci sono state diverse esperienze pioneristiche, si è parlato molto di telecardiologia, teleneurologia. Primari e direttori di dipartimento virtuosi avevano il desiderio di erogare prestazioni legate a singole discipline da remoto. Questo ha spinto Agenas a fare un passaggio fondamentale: ha slegato la telemedicina dalle prestazioni specialistiche e ha individuato 4 servizi minimi che devono essere disponibili su tutto il territorio nazionale per tutti i cittadini. Il nostro progetto non punta ad offrire singole televisite specialistiche, ma televisite, teleconsulti, teleassistenza e telemonitoraggi che riguarderanno tutte le discipline mediche. È una rivoluzione copernichana, un approccio pionieristico e non una partenza dal basso. Offriremo una telemedicina per tutte le prestazioni sanitarie, ad eccezione di quelle in cui è indisponibile la presenza, ovviamente.
Se non ci fosse stato il Covid oggi a che punto saremmo?
Forse avremmo capito meno l’importanza di sviluppare l’assistenza territoriale e di slegare la prestazione dalla presenza quando possibile. Nella sanità eravamo restii a portare avanti una rivoluzione che in altri settori è già avvenuta da tempo, come in quello bancario con l’e-banking, nel commercio con l’e-commerce. Con la pandemia c’è stata una spinta, una scintilla che ha innescato questo processo. Durante l’emergenza da casa potevamo fare la spesa, acquistare vestiti, fare operazioni bancarie, ma non fruire di una prestazione sanitaria da remoto. Così abbiamo realizzato che c’era una distanza tra la sanità e gli altri settori. E ora abbiamo un vantaggio, possiamo far tesoro dei fattori chiave che hanno determinato il successo negli altri mercati: l’attenzione per la sicurezza, l’aggiornamento costante dei dati, l’importanza della facilità d’uso e l’approccio complessivo, perché il cliente va seguito dall’inizio alla fine del servizio offerto, che si tratti dell’acquisto di un bene o di assistenza sanitaria.
Quali altri progetti sono allo studio?
L’altro grande progetto è il fascicolo sanitario elettronico, ma su questo fronte dobbiamo fare delle riflessioni, perché l’approccio che è stato seguito ha ricevuto rilievi importanti da parte del Garante della Privacy che impongono un ripensamento e delle modifiche progettuali. Non ripartiremo da zero, ma la tabella di marcia subirà una riprogrammazione.