di Vincenzo Petraglia
La strada è tracciata. Sempre più le imprese non potranno non affrontare in maniera seria e concreta il tema della sostenibilità. sia per rimanere competitive sul mercato, sia perché anche a livello normativo le cose stanno diventando sempre più stringenti obbligandole a tutta una serie di adempimenti che vanno in tal senso. Come la nuova direttiva europea Csrd (Corporate Sustainability Reporting Standard Directive) sulla rendicontazione societaria di sostenibilità, pubblicata in Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea del 16 dicembre 2022 ma che di fatto verrà applicata a partire dal 2024 obbligando le aziende alla rendicontazione non finanziaria e a redigere quindi un report di sostenibilità. Ma cosa cambierà esattamente nella pratica per le 50mila imprese europee che saranno interessate dal provvedimento? Come andranno tradotte queste linee guida nella realtà? Ne abbiamo parlato con un’esperta del settore, Giulia Devani, senior account Area reporting Amapola società benefit, agenzia specializzata in strategie e progetti di comunicazione istituzionale, ambientale e responsabilità sociale d’impresa.
Cosa cambia nella pratica con la nuova direttiva europea?
Una grande novità riguarda il perimetro delle realtà tenute a rendicontare: saranno oltre 50mila, rispetto alle 11mila di oggi. Allo stesso tempo, la normativa rende l’approccio al reporting più sistematico, integrato alla strategia, verificabile e comparabile grazie a standard di rendicontazione comuni a livello europeo. Trasparenza, pianificazione, attenzione agli impatti, coinvolgimento degli stakeholder: questi i punti cardine.
Perché ogni organizzazione non può più fare a meno del reporting di sostenibilità?
Rendicontare significa misurare le proprie attività per radicare il proprio impegno in obiettivi concreti e processi trasparenti, fuggendo l’assordante rumore di fondo sulla sostenibilità. Significa rispondere alle aspettative di mercati, cittadini e consumatori e aderire alle richieste, sempre più stringenti del legislatore e del mondo bancario per l’accesso al credito. Significa pianificare, analizzare rischi e anticipare esigenze. E rafforzare la relazione con gli stakeholder.
Il “vecchio” bilancio di sostenibilità è un qualcosa di già superato?
Prima di mandare in pensione il bilancio di sostenibilità tradizionale dobbiamo ricordare che tutte le imprese, anche le piccole e le medie, dovranno prendere confidenza con le informazioni Esg. Il reporting, infatti, si adatta a ogni tipo di maturità, da chi è alle prime armi a chi invece è già avanti nel percorso. E nell’esplosione di interesse verso i temi della sostenibilità, tutti gli strumenti di accessibilità – dalla semplice grafica alla video-pillola, dagli elementi multimediali ai podcast – diventano centrali. Va in questa direzione la proposta Amapola dello “Smart Report”, declinazione web del report, un portale dinamico e aggiornabile che favorisce trasparenza e fruibilità dei contenuti.
Sempre più importanti saranno quindi layout, presentazione dei dati, infografiche, immagini e in generale il modo in cui lo si comunica?
La comunicazione, intesa nel suo significato originale di “mettere in comune”, è uno strumento vitale per moltiplicare gli impatti all’interno e all’esterno delle imprese. È la chiave per rendere un report concreto, condiviso e semplice. Concreto perché la narrazione deve far emergere i fatti e la strategia. Condiviso perché deve saper accogliere i desiderata degli stakeholder. Infine, semplice: rendere i contenuti accessibili e comprensibili è la premessa per essere davvero sostenibili.
Voi quali servizi offrite in tal senso?
Seguiamo l’intera filiera, dalla strategia di rendicontazione al coinvolgimento attivo degli stakeholder, dalla raccolta dati alla redazione del documento e alla valorizzazione del percorso intrapreso. Proponiamo versioni di sintesi per raggiungere più pubblici; infografiche poster e video per favorire la diffusione dei contenuti all’interno e all’esterno; interviste e video-testimonianze per includere – davvero! – la voce degli stakeholder. E ancora, eventi di presentazione e campagne di comunicazione.
Cosa bolle in pentola di nuovo per Amapola?
Continueremo sulla strada dell’accessibilità, non più rimandabile. Abbiamo poi in programma di rafforzare i servizi di consulenza e assessment socio-ambientale, per affiancare le imprese nella valutazione dell’accettabilità di opere, impianti e infrastrutture, nella definizione di obiettivi condivisi con gli stakeholder e nella costruzione di progetti partecipativi che coinvolgono i territori: proviamo così a far vivere la sostenibilità e renderla sempre più integrata con la strategia industriale.