Quanto impatterà il devastante terremoto che ha flagellato la Turchia meridionale sui mercati? È presto per dirlo, ma non è affatto prematuro ipotizzare che fondi come Fidelis, Herbie Re Ltd, Hannover Re’s, 3264 Re Ltd, Arch Capital’s e Claveau Re Ltd qualche contraccolpo l’abbiano già messo in conto. In comune, questi fondi, hanno infatti il rischio del terremoto turco nel paniere, perché anche le catastrofi sono oggetto di investimento. E i Cat Bond sono stabili nelle performance e decorrelati dall’andamento dei mercati finanziari. Ma cosa sono? Le obbligazioni-catastrofali o catastrophe bond (Cat Bond) sono obbligazioni che trasferiscono il rischio di un evento catastrofico eccezionale – come un uragano, un terremoto o un’inondazione – da un soggetto che li emette ad un altro che viene remunerato per sopportare questo rischio. Insomma, il rischio assicurativo viene trasferito sul mercato. E anche se sono poco conosciuti, i Cat Bond sono nati nella prima metà degli anni Novanta quando, a seguito dell’uragano Andrew del 1992 e di altri eventi catastrofali, oltre a ingenti danni a cose e persone, si registrò anche il fallimento di diverse compagnie assicurative. Da allora, il mercato dei Cat Bond è cresciuto a ritmo di 2 miliardi di nuove sottoscrizioni ogni anno fino alla crisi del 2008. E, sempre da allora, complice anche l’abbassamento dei tassi e la ricerca di rendimenti decorrelati, il ritmo di crescita è schizzato verso l’alto. L’indice Swiss Re Cat Bond, che raggruppa le principali emissioni di questa categoria, ha addirittura sovraperformato nel periodo 2007-2017 l’indice di mercato azionario globale Msci World. Lo scorso anno, il valore delle emissioni ha raggiunto a livello globale quota 15 miliardi di dollari.

«Consiglierei questo strumento sia per le performance positive fatte registrare – dichiara a Economy Riccardo Cervellin, amministratore delegato di Gam (Italia) Sgr – sia per la sua decorrelazione dall’andamento dei principali indici azionari e obbligazionari. Le catastrofi, per loro natura, non vengono scatenate da alcuna crisi finanziaria. Per esempio, in corrispondenza della crisi Lehman del 2008, il mercato azionario perse il 60% del suo valore mentre l’indice Swiss Re dei Cat Bond fece segnare un incremento del 2.45%». 

Come funzionano i Cat Bond? Dal punto di vista finanziario, sono obbligazioni con durata generalmente tra i 3 e i 5 anni, caratterizzate da volatilità contenuta e bassa correlazione con le altre asset class (fattori che ne hanno determinato il successo). Una volta comprato lo strumento, l’investitore riceve un interesse (spesso cospicuo) per l’intera durata del contratto; tuttavia, nel caso in cui si verificasse l’evento cosiddetto trigger, benché poco probabile, il capitale (in parte o per intero) non verrebbe restituito. È la gravità dell’evento catastrofico a determinare le dimensioni della potenziale perdita di capitale sui Cat Bond esposti all’area geografica in cui esso si è verificato. Naturalmente l’evento “trigger” causa la perdita del capitale del Cat Bond che va infatti a riparare i danni causati dall’evento. Per tale ragione è opportuno investire in un portafoglio ampiamente diversificato di Cat Bond in grado di minimizzare l’impatto complessivo sull’investimento dell’investitore nel caso di accadimento di un evento.

È interessante osservare che, in genere, dopo una grande catastrofe, i premi al rischio aumentano accelerando i tempi di recupero per chi era già investito e offrendo interessanti opportunità di ingresso per i nuovi sottoscrittori. E a dispetto di quanto si potrebbe pensare, non sono obbligazioni “avvoltoio” in cui si specula sulle catastrofi e si vince se c’è qualcuno che perde o subisce danni. «Anzi – continua Cervellin – l’investitore guadagna proprio quando la catastrofe non si verifica. Quando dovesse verificarsi l’evento catastrofico, scatta il meccanismo riassicurativo e il capitale dell’obbligazione va a finanziare riparazioni o ricostruzioni». 

E l’emissione? «C’è uno sponsor, in generale assicurazioni o banche (ad esempio Generali e Swiss Re), che crea un veicolo societario (uno Spv, special purpose vehicle,) che emette il bond e stabilisce lo spread con cui remunerare agli investitori. I fondi raccolti – continua il manager di Gam – vengono riallocati in collaterali, tipicamente sui treasury, i titoli di Stato americani in genere a tasso variabile. L’investitore percepisce il tasso del treasury più un ulteriore spread corrisposto dallo sponsor. Non c’è rischio di credito perché il sottostante è il rischio di default dell’emittente, in questo caso gli Stati Uniti. Il tasso di remunerazione, dunque, si aggira intorno al 10-11 per cento. Per quanto riguarda ciò che interessa l’investitore, ovvero la questione dei rischi, la nostra strategia è molto diversificata in circa 230 titoli divisi per tipologia di rischio e area geografica».

Dal 2012 i rendimenti sono stati tutti positivi, tranne nel 2022 che ha chiuso con un rendimento negativo intorno al 2,5%; nel mese di settembre, infatti, il fondo ha riportato una perdita del 6,23% a seguito dell’uragano Ian. Guardando alla serie storica, negli ultimi dieci anni il rendimento annualizzato è stato del 3,8 per cento annuo, a fronte di una volatilità media del 3 per cento. 

Ad oggi, anche se la possibilità di investire è aperta anche agli investitori retail, l’offerta è rivolta prevalentemente agli istituzionali come i fondi pensione o casse di previdenza. Anche se uno dei limiti di questo strumento sono la liquidità, e la quotazione (Nav) che avviene ogni quindici giorni a differenza di un fondo Ucit tradizionale dove è normalmente quotidiana. «Ad oggi, si può immaginare l’ingresso della fascia alta della clientela privata, anche perché è uno strumento che necessita di un certo livello di conoscenza degli strumenti finanziari», chiosa Cervellin.

E in caso di catastrofe? I soldi investiti vanno agli sponsor che hanno subito l’evento. Da questo punto di vista, si potrebbe quasi affermare che i Cat Bond sono uno strumento in linea con gli Sdgs delle Nazioni Unite perché pur non intervenendo direttamente sulla riduzione di emissioni o sul global warming, agiscono come strumento di mitigazione del rischio ex post, e aiutano le assicurazioni ad ampliare il capitale assicurato. Tali bond, in origine emessi solo dalle compagnie di assicurazione a protezione dei disastri naturali, oggi vengono rilasciati anche da organismi sovranazionali come la World Bank – come fece nel 2017 per una catastrofe ambientale in Messico – che emette questi titoli per conto dei Paesi a rischio catastrofe. Sono acquistati principalmente da investitori istituzionali e professionali come hedge fund, fondi pensione e altre categorie al fine di diversificare gli investimenti. Come in ogni prodotto finanziario non mancano alcuni elementi di criticità. Perché se è vero, come detto, che i Cat Bond sono un utile strumento per la gestione dei rischi catastrofali, in quanto consentono alle imprese di riassicurazione di diversificare i rischi ricorrendo al mercato finanziario, accrescendo la stabilità, è anche vero che potrebbero sorgere delle contestazioni relativamente alla valutazione di cosa sia catastrofe e di quali e quanti danni coprire. Tant’è che per ovviare a ciò, esistono dei collegi arbitrali deputati a tale valutazione. Inoltre, un’indagine condotta da Anra in collaborazione con Università degli Studi di Milano, Università di Parma e Università degli Studi di Firenze, è emersa una scarsa conoscenza dello strumento nel settore assicurativo e presso le imprese, oltre al fatto che ad oggi sussistono dei ritardi nella determinazione di un metodo per il pricing e nella trasparenza nei confronti delle aziende clienti. In Paesi come l’Italia, soprattutto, sono emerse delle limitazioni specifiche legate agli aspetti giuridici dei Cat Bond, ma anche alla mancanza di forme contrattuali standard e linee guida che potrebbero facilitarne la diffusione.