
Nel mese di marzo 2023 il caro spesa è diminuito dello 0,3% rispetto al mese precedente, ma è aumentato del 7,7% rispetto al 2022. Lo rileva l’Istat rivedendo la stima preliminare che era +9,1%. Questo rallentamento dell’inflazione è dovuto in misura maggiore al calo dei prezzi dell’energia regolamentata e dell’abbassamento dei prezzi dell’energia non regolamentata e in misura minore alla discesa dei prezzi degli alimenti lavorati e dei trasporti. Tuttavia, i prezzi degli alimenti non lavorati, dei tabacchi dei servizi culturali, ricreativi e per la cura della persona, hanno subito un’accelerazione.
A marzo frena l’inflazione, diminuisce il caro spesa
L’inflazione di fondo, che non considera gli energetici e gli alimentari freschi, è aumentata (dal +6,3% a +6,4%), mentre quella al netto solo degli energetici è passata (dal +6,4% al +6,5%). La crescita dei prezzi dei beni si è ridotta su base annua (dal +12,4% a +9,8%), mentre quella dei servizi è aumentata (dal +4,4% al +4,5%). I prezzi dei beni alimentari e per la cura della casa e della persona sono rimasti stabili al +12,7%, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto hanno subito una frenata (dal +9,0% a +7,7%). La discesa dell’indice generale è stato favorito in gran parte dai prezzi dell’energia regolamentata e non regolamentata. L’inflazione prevista per il 2023 è del +5,1% per l’indice generale e del +4,1% per la componente di fondo.
Salgono i prezzi degli alimentari e dei servizi
L’inflazione sembra in discesa rispetto ai mesi precedenti, anche se continuano le tensioni al rialzo dei prezzi nel comparto degli alimentari lavorati e non lavorati, dei tabacchi e dei servizi. Nel complesso, i prezzi del “carrello della spesa” non scendono e rimangono stabili al +12,7%.
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