Non è difficile immaginare lo stupore di un antico marinaio proveniente dall’Europa nel vedere il suo vascello spinto dal vento fino ai tropici, mettersi quasi a volare sulle acque più trasparenti del mondo. Sabbia bianca, fondali a vista, oceano di una limpidezza sconosciuta e dalle sfumature cangianti, isole e isolotti accarezzati dai colori di albe e tramonti che non si dimenticano. Del resto le Bahamas non hanno perso nulla, sono ancora così. Ma molti di questi marinai non si avventuravano in quel meraviglioso labirinto marino perché invaghiti e ispirati dal paesaggio paradisiaco che oggi fa la differenza e attrae viaggiatori e turisti da ogni continente. Alcuni di loro fuggivano, cercavano un rifugio sicuro, un porto naturale inaccessibile.
Tappa imperdibile al Museo dei Pirati di Nassau
L’arcipelago infatti, per una piccola affascinante parte della sua storia, è stato un covo di temibili pirati e corsari in cerca di un’isola (del tesoro) dove nascondere forzieri carichi di monete e il bottino sottratto ai galeoni e velieri intercettati. L’età d’oro della pirateria durò per trent’anni, dal 1690 al 1720, e Nassau – la capitale – ne fu il cuore. La visita al “Pirates of Nassau Museum” in King e George Street (a breve distanza dal pittoresco Straw Market), è imperdibile per chi abbia voglia di approfondire. Si diceva che quando i pirati dormivano, non sognavano di andare in paradiso ma di tornare al loro amato porto di Nassau, sull’isola di New Providence, un nascondiglio ideale.
Personaggi a cui flotte intere davano la caccia trovavano qui una relativa tranquillità di movimento. Incontriamo nomi leggendari come Henry Every, pirata inglese in fuga per mezzo mondo, considerato il primo a trovare rifugio proprio a Nassau con la sua nave Fancy, carica di un bottino che arrivava addirittura dall’Impero Indiano. Il più famoso è stato Edward Teach, noto come “Barbanera”, che divenne il capo di una “Repubblica” che contava una popolazione di circa 1000 pirati! Non mancavano donne temibili e riconosciute come capi, ad esempio Anne Bonny e Mary Read. Ancora oggi non si esclude l’esistenza di tesori nascosti in giro per le isole, alcune delle quali prendono il nome dei filibustieri che le frequentavano: è il caso di Cat Island (da Arthur Catt) e di San Salvador che fino agli anni Venti del secolo scorso, si chiamava Watling Island (da John Watling). Non a caso molte scene dei film della serie I pirati dei Caraibi (Walt Disney) sono state girate qui (ad esempio Sandy Cay, nelle Exuma). Potrete scoprire voi stessi come finì la storia… considerando che il museo è stato fondato nel 1995, come ricorda l’operations manager Samantha Allen, anche per rendere omaggio al capitano Woodes Rogers, primo Governatore Reale delle Bahamas, arrivato a Nassau nel 1718 per liberare l’isola dalla pirateria.
Il viaggio continua tra gioiellerie e assaggi di spirito
Il mito ha ispirato perfino la scelta del nome per un giovane marchio di birra artigianale: Pirate Republic, il cui logo è ispirato al vessillo del pirata Christopher Conident. Per chi vuole gustare un assaggio il birrificio, con tap room, è di fronte al porto dove attraccano le navi da crociera, sul Woodes Rogers Walk. Del resto al sopra citato John Watling deve il nome, orgogliosamente, l’omonima distilleria di Rum, “lo spirito delle Bahamas”, con sede al Buena Vista Estate, un bellissimo edificio del XVIII secolo. E che dire della possibilità di acquistare preziose “monete del tesoro” da collezione, risalenti all’epoca? Un regalo davvero originale che si può acquistare presso Coin of the Realm, una prestigiosa gioielleria in Charlotte Street, a Nassau, anch’essa ubicata in un edificio storico e suggestivo (una ex polveriera) al cui interno si può ancora vedere il tetto originale in mattoni rossi provenienti dalla Carolina del Nord e del Sud e usati come zavorra sulle navi. Per prenotare un viaggio alle Bahamas rivolgetevi alla vostra agenzia viaggio di fiducia.
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