La percentuale di startup che vengono acquisite invece di essere quotate in Borsa è salita alle stelle negli ultimi decenni, secondo un nuovo studio di cui è coautore Florian Ederer del Som di Yale. La ricerca suggerisce che questa ondata di acquisizioni potrebbe aver eliminato molti potenziali concorrenti delle grandi aziende tecnologiche.
Quando nel 2012 Facebook annunciò l’acquisizione di Instagram per 1 miliardo di dollari, molti critici misero in dubbio la decisione di pagare una cifra così alta per una piccola startup senza entrate. Florian Ederer, professore associato di economia al Som di Yale, ricorda di aver detto ai suoi studenti di Mba: “Non ha senso“.
A posteriori, l’acquisizione da parte di Facebook appare come un’abile mossa commerciale per rafforzare il proprio dominio sui social media e, negli ultimi anni, i legislatori e le autorità di regolamentazione hanno sostenuto che l’accordo era finalizzato a sopprimere la concorrenza. Se oggi Instagram fosse un’azienda indipendente, potrebbe rappresentare una minaccia credibile per Facebook (ora chiamato Meta). Ma all’epoca non si era ancora capito il potenziale di Instagram nel competere con il popolare social network.
Le aziende che sono state particolarmente voraci nell’acquisizione di startup sostenute da Venture capital sono anche quelle che sono diventate sempre più isolate dalla concorrenza del mercato dei prodotti.
In un nuovo studio, Ederer e il suo collega Bruno Pellegrino dell’Università del Maryland hanno analizzato se l’enorme ondata di acquisizioni di startup degli ultimi anni abbia isolato le grandi aziende tecnologiche dalla concorrenza. I ricercatori hanno scoperto che la percentuale di startup sostenute da venture capital che sono state acquisite – anziché quotarsi in borsa – è salita dal 10% al 90% circa negli ultimi tre decenni.
Sebbene fosse chiaro che le acquisizioni stavano crescendo, “non credo che nessuno abbia documentato in modo così viscerale quanto sia stato grande questo cambiamento“, afferma Ederer. Nel frattempo, quattro grandi attori del settore tecnologico – Meta, Google, Apple e Amazon – hanno registrato una diminuzione di quella che i ricercatori chiamano “centralità del mercato del prodotto“. Si tratta di una misura di quanto i loro prodotti siano simili a quelli di altre aziende; più basso è il punteggio, più l’azienda è vicina al potere monopolistico.
In altre parole, il numero di piccole imprese in grado di sfidare le grandi aziende tecnologiche è diminuito, forse perché la maggior parte di esse è stata assorbita. “Le aziende che sono state particolarmente voraci nell’acquisizione di startup sostenute da Vc sono anche quelle che sono diventate sempre più isolate dalla concorrenza del mercato dei prodotti”, spiega Ederer.