Mattia Ciprian, a.d. di modefinance

Può l’oligopolio del rating – in rigoroso ordine di fondazione, Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s – essere messo in discussione? Ci si può provare. La prova la dà Modefinance, un’azienda fintech parte del gruppo Teamsystem che ha una missione precisa: sviluppare soluzioni proprietarie di intelligenza artificiale e data science per la valutazione e la gestione del rischio di credito. Accreditata dal 2015 da parte dell’Esma (la European Securities and Markets Authority), dal 2021 – tramite Modefinance International – ha iniziato a spingere in maniera decisa anche sui mercati internazionali. «Siamo dei nerd della tecnologia – spiega a Economy Mattia Ciprian, amministratore delegato dell’azienda – innamorati dei numeri. Il nostro servizio potremmo definirlo come rating as a service, nel senso che offriamo la possibilità di valutare il merito di credito per istituti finanziari innovativi o anche per banche che vogliano colmare il gap tecnologico che hanno con soggetti fintech».

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Nuova operatività ristori Emilia-Romagna

A partire dal 21 novembre ampliata l’operatività dei Ristori da €300 milioni riservati alle imprese colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna. La nuova misura, destinata a indennizzare le perdite di reddito per sospensione dell’attività per un importo massimo concedibile di 5 milioni di euro, è rivolta a tutte le tipologie di impresa con un fatturato estero minimo pari al 3%.


La finanza alternativa è ormai definitivamente esplosa anche in Italia. Con la consacrazione a unicorno di Scalapay, azienda di buy now pay later, la necessità di capire chi sia meritevole di credito anche per transazioni modeste – proprio come nel caso della divisione in tre rate – diventa quanto mai urgente. E serve la possibilità di avere un rating affidabile, in tempi rapidi, come un servizio on demand. «Grazie al boom di strumenti gestiti da investitori istituzionali – continua Ciprian – come Cassa Depositi e Prestiti o Sace, il rating è diventato fondamentale per offrire le garanzie. Anche i minibond hanno giocato un ruolo fondamentale nel far decollare un comparto che ha una storia lunga oltre un secolo e mezzo ma che aveva bisogno di un cambio di paradigma grazie alla tecnologia. Il nostro lavoro, per assurdo, è diventato più facile oggi rispetto a quando abbiamo iniziato perché riusciamo a far capire rapidamente qual è la nostra offerta. Nel 2015, invece, predicavamo nel deserto. Ci siamo trovato a parlare di algoritmi e automazione con interlocutori che potevano non comprendere appieno la portata di quello che facevamo».

Come detto, oggi Modefinance fa parte della galassia Teamsystem, l’azienda guidata da Federico Leproux che ha progressivamente accresciuto le proprie dimensioni sia con un business model efficiente – basato soprattutto sulla contabilità online e sulla necessità di dotarsi di gestionali per la fatturazione online – sia da un piano di M&A piuttosto aggressivo. La stessa Teamsystem, a sua volta, è di proprietà di un fondo americano, Hellman&Friedman, che ha attivi per circa 25 miliardi e un patrimonio investito di poco inferiore ai 50 miliardi. «È giunto il momento – aggiunge Ciprian – di mettere a terra questa partnership con Teamsystem. Il futuro prossimo del nostro business è rappresentato dalla gestione sempre più intelligente dei dati. E noi vogliamo sfruttare quell’enorme patrimonio informativo che ha l’azienda guidata da Leproux».

La possibilità di valutare il merito di credito delle aziende, inoltre, verrà ulteriormente sollecitata dalla crisi derivante dalla guerra tra Russia e Ucraina. Il Def rivisto al ribasso (ma per alcuni in maniera ancora troppo ottimistica) è un campanello d’allarme di quello che sarà: «Ci attendiamo che alcune aziende che già erano in debito d’ossigeno – conclude Ciprian – possano ricevere da questa crisi il colpo finale. Io sono nato ottimista ma l’analisi dei dati ci mostra che ci saranno impatti fortissimi in Paesi come quelli dell’Africa del Nord o l’India, portando ad affamare nazioni che sono già povere. E ci attendiamo nuovi flussi migratori non più per scappare dalle guerre, ma dalla fame».