«A poco più di un anno dall’inizio della stretta monetaria, si può dire che gli effetti sulla liquidità del sistema siano evidenti». Sono parole di Paolo Gesa, CEO di Officine CST – gruppo nato nel 2004 con l’obiettivo di fornire servizi di gestione del credito a banche, investitori istituzionali, utility e aziende multinazionali – che osserva attentamente i cambiamenti economici.
Le conseguenze della stretta monetaria, spiega Gesa, sono molteplici: «Gli impieghi delle banche alle imprese hanno registrato una diminuzione del 6%. Le erogazioni di nuovi finanziamenti alle PMI garantite dallo Stato sono crollate del 25% rispetto al 2022 e addirittura del 60% rispetto al 2021. Il saldo dei conti correnti degli italiani ha subito una flessione di 100 miliardi in soli 12 mesi».
Debito pubblico e Enti Locali
Secondo quanto spiega il manager, un altro aspetto critico riguarda il debito pubblico e le sfide finanziarie degli enti locali. Nel recente passato, c’è stato un contributo significativo da parte dello Stato centrale che ha contribuito a ridurre il debito commerciale a circa 42 miliardi di euro, in calo dai 53 miliardi del 2018, e a limitare notevolmente il numero di comuni in dissesto finanziario.
«Ma ora la situazione è in mutamento – annota Paolo Gesa – la restrizione finanziaria si è intensificata e il finanziamento dei deficit correnti delle Pubbliche Amministrazioni attraverso “anticipazioni di cassa” è diventato insostenibile. Questa situazione è aggravata dal fatto che non si stanno affrontando le cause alla base dello stress finanziario, come l’incapacità di riscuotere i tributi locali».
Comuni più indebitati d’Italia, in Sicilia 192 commissariati
A sentire Gesa, i segnali di allarme si stanno moltiplicando. Ad inizio ottobre, 824 comuni non avevano ancora approvato il bilancio di previsione 2023, mentre 356 non avevano neanche approvato il consuntivo 2022. In Sicilia, 192 comuni (il 49,4% del totale) sono stati commissariati dalla Regione.
Per l’osservatorio di Officine CST, il rischio di una nuova ondata di dissesti, a spese dei fornitori dei comuni che impiegheranno anni per recuperare solo una parte di quanto dovuto, è al massimo degli ultimi 5 anni.
«Un ulteriore motivo di preoccupazione – dice il Ceo del gruppo che gestisce una vasta gamma di crediti, tra cui quelli vantati nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni, derivanti da forniture retail e corporate, da procedure concorsuali e crediti non performanti bancari – è la scadenza del 1° gennaio 2024 per il blocco delle azioni esecutive nei confronti del debito sanitario della Calabria. Questo debito ammonta a circa 1 miliardo di euro e dovrà essere saldato entro quella data per evitare una corsa simultanea di tutti i creditori verso le limitate risorse finanziarie delle ASL calabresi».
Ritardi di pagamento transazioni commerciali
Infine, è stata pubblicata la bozza di un Regolamento Europeo per il contrasto dei ritardi di pagamento delle transazioni commerciali, che si applica anche alle transazioni G2B, cioè tra il governo e le imprese.
«Tale Regolamento – spiega sempre Gesa – supera la Direttiva 2011/7/EU ed è volta a introdurre meccanismi ulteriori di penalizzazione che inducano i committenti a pagare puntualmente i propri fornitori. Che già oggi sono pesanti, ma non sono un deterrente sufficiente. Insomma, il giorno in cui lo Stato dovrà saldare i debiti con i propri fornitori si sta avvicinando, un bel grattacapo aggiuntivo nell’attuale contesto di mercato».