Quanto guadagna Luigi Di Maio

Non è una debacle solo dal punto di vista politico, ma anche da quello economico, l’abbandono di Luigi Di Maio e di 60 deputati per il Movimento Cinque Stelle. Nella serata di martedì, dopo giorni di tiramolla con il capo politico del Movimento Giuseppe Conte sulla posizione dell’Italia in merito al conflitto russo-ucraino, Di Maio ha annunciato di volersene andare. Portando via con sé parte dell’argenteria, intesa come una pattuglia di una sessantina di deputati, tra i quali che componenti del governo. Non senza un minimo di soddisfazione in conferenza stampa Luigi Di Maio ha ricordato che il Movimento Cinque Stelle non è più il primo partito.

Meno seggi, meno contributi

Se il danno a livello di seggi è davanti agli occhi di tutti, quello a livello economico meno. Nel 2019 al momento della consegna del bilancio dei gruppi parlamentari, dopo un anno di legislatura, si scoprì che i Cinque Stelle rappresentavano un’anomalia per il sistema italiano. L’unica fonte di sostentamento per il partito erano i contributi che ricevevano dal Parlamento per finanziare il funzionamento dei gruppi parlamentari.  Niente elargizioni liberali da terzi, niente contributi esterni, nemmeno il 2 per mille. Nulla dal tesseramento, di quello che era allora un partito che si muoveva grazie alla rete con la piattaforma Rosseau. I contributi per il finanziamento erano l’unico metodo e variano per tutti in base al numero di componenti dei gruppi. Nel 2018 il gruppo Parlamentare dei Cinque Stelle ha ricevuto come contributi alla camera dei deputati 9.112.081, mentre l’anno precedente 7.245.724, con un incremento del 78% del conto corrente.  L’altro sostegno sono le erogazioni dei parlamentari che versano 300 euro l’anno, ma anche dei consiglieri regionali e amministratori locali, che li indirizzano alla piattaforma Rousseau.  In mancanza d’altro a tenere in vita il movimento pentastellato sono però le erogazioni dei gruppi parlamentari, che perno negli anni si sono ridotti. Si è passati da 109 senatori, ad esempio, ai 96 del 2020.

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La scissione del gruppo Insieme per il futuro, fondato dall’ex capo politico Luigi di Maio, è stata il colpo di grazia, perché  dei 155 deputati rimasti in tutto se ne sono andati sessantadue di fatto dimezzando anche gli introiti dei gruppi parlamentari che erano la principale fonte di sostentamento del Movimento.