codice degli appalti approvato nel consiglio dei ministri

La manciata di miliardi stanziata lunedì sera dal governo (con il decreto legge aiuti) per togliere il Pnrr dal pantano in cui si trova è certamente una buona notizia. Come abbiamo scritto nella coverstory di Economy di maggio, l’esplosione dei prezzi delle materie prime edilizie e dell’energia rischiava di far chiudere i (pochi) cantieri già aperti e di non fare mai aprire gli altri. 1,2 miliardi per i rincari delle grandi opere perlopiù ferroviarie già partite sono probabilmente insufficienti, ma certo meglio di niente. 7,5 miliardi per adeguare i costi delle numerosissime opere non ancora partite sono un necessario minimo sindacale. Gli stanziamenti, però, non bastano: c’è un altro iceberg che rischia di far affondare la nave del Pnrr. Si chiama, manco a dirlo, burocrazia: come potrete leggere nella nostra coverstory, l’80% dei progetti territoriali candidati o finanziati dal Pnrr non ha ancora un progetto esecutivo, quello che consente di aprire il cantiere. Gli enti che hanno partecipato all’indagine sono per l’86,4% delle regioni del Nord, e i dati in arrivo dal Sud stanno aumentando questa percentuale. Il ritardo degli enti territoriali sul fronte della progettazione, e quindi della gestione dei progetti Pnrr, è evidente, al Sud soprattutto, ma non solo. Non a caso, su 13,7 miliardi che si sarebbero dovuti spendere l’anno scorso, se ne sono effettivamente spesi solo 5,1. «Permessi, autorizzazioni, verifiche su varianti proposte in corso d’opera, collaudi e rendicontazioni di spesa di più soggetti competenti a rilasciarli e a compierli – per quanto si siano snellite le procedure – possono sempre ritardare, anche al di là delle responsabilità dei Sindaci o dei Presidenti di Regione, gli iter realizzativi di determinanti interventi, i loro collaudi e le rendicontazioni di spesa, senza le quali la UE non riconosce l’impiego effettivo dei fondi» avverte Federico Pirro, docente di Storia dell’Industria e di Storia dell’Industria editoriale contemporanea nell’Università di Bari. La stessa cosa sta succedendo per gli impianti fotovoltaici ed eolici, che continuano a essere inesorabilmente bloccati da iter autorizzativi lunghissimi e dai persistenti veti delle soprintendenze. Stiamo ancora installando un decimo della potenza per la quale abbiamo preso impegni con Bruxelles, e andiamo incontro a pesanti sanzioni. Il moloch della burocrazia insomma rischia di farci affondare, ancora una volta.

Nuova operatività ristori Emilia-Romagna: banner 1000x600

Nuova operatività ristori Emilia-Romagna

A partire dal 21 novembre ampliata l’operatività dei Ristori da €300 milioni riservati alle imprese colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna. La nuova misura, destinata a indennizzare le perdite di reddito per sospensione dell’attività per un importo massimo concedibile di 5 milioni di euro, è rivolta a tutte le tipologie di impresa con un fatturato estero minimo pari al 3%.