Il mismatch lavoro, cioè quello tra domanda e offerta di lavoro, continua ad aumentare. È quanto accade anche per i professionisti qualificati nell’Ict: secondo AUSED, l’Associazione di Utenti dei Sistemi e delle Tecnologie dell’Informazione, indipendente e senza scopi di lucro, il capitale umano digitale è una delle emergenze del Paese. La carenza di competenze rischia di essere un freno alla competitività: sono circa 2,1 milioni i lavoratori da formare dal punto di vista delle skill digitali di base entro il 2026 per stare al passo con le esigenze di mercato, mentre sono addirittura 20 milioni i cittadini a cui l’Italia deve fornire una formazione digitale di base entro il 2030, per centrare l’obiettivo del Decennio Digitale Europeo di raggiungere l’80% della popolazione con skill digitali di base entro lo stesso periodo. Ma il problema sono anche le skill digitali avanzate: l’Italia è ultima in UE per numero di iscritti a corsi di laurea in materia ICT in rapporto alla popolazione, 0,7 ogni mille abitanti, contro i 5,3 della Finlandia, leader in Europa.

Mismatch lavoro ICT, le imprese potrebbero risparmiare 1,2 miliardi

Una ricerca di Microsoft condotta con The European House – Ambrosetti ha calcolato che, per esempio, la PA grazie al cloud potrebbe risparmiare 1,2 miliardi di euro l’anno. Se invece le PMI italiane raggiungessero il livello di adozione del Cloud Computing del Regno Unito – il Paese più avanzato da questo punto di vista in Europa – potrebbero generare una crescita del PIL di 20 miliardi di euro da qui al 2025. Due gli elementi su cui puntare: tecnologia e capitale umano. “Quello che vediamo dall’inizio dell’emergenza sanitaria – dichiara Matteo Mille, Chief Marketing and Operations Officer di Microsoft Italia, socia di AUSED in qualità di partner dello user group Microsoft Dynamics (DUGIT), è una costante accelerazione degli investimenti in nuove tecnologie, da parte delle grandi imprese ma non solo. La crisi ha accelerato il cambiamento ma ha anche dimostrato che i processi possono essere gestiti in modo più flessibile ed efficiente e non si tornerà indietro. Le organizzazioni hanno ormai compreso come il digitale possa essere una leva di crescita e di competitività, in grado di migliorare i processi di produzione e supply chain e la produttività ma anche ottimizzare i consumi, elemento quanto mai cruciale. Se consideriamo poi le risorse del PNRR destinate al digitale – prosegue Mille – arriverà un’altra spinta molto forte verso la trasformazione, trasversale su più settori”.