PIERROBERTO FOLGIERO, AMMINISTRATORE DELEGATO FINCANTIERI

Mismatch lavoro, Fincantieri: molti imprenditori italiani lamentano una forte difficoltà nel reperire manodopera adatta alle imprese manifatturiere. “Credo sia un problema che riguarda tutta l’industria manifatturiera italiana e l’industria pesante – spiega a “Repubblica Affari&Finanza” l’amministratore delegato di Fincantieri, Pierroberto Folgiero -, le produzioni italiane stanno soffrendo per la difficoltà nel trovare manodopera qualificata e meno qualificata. Nel caso di Fincantieri l’origine del problema è un fatto positivo, in quanto deriva da un grosso carico di lavoro”. “Gli ordini per le navi da crociera, per le navi militari e per le navi tecniche offshore – continua – sono tutti in crescita. E nonostante le difficoltà nel trovare maestranze quest’anno abbiamo consegnato 17 navi che sono state progettate nel periodo del Covid con tutti i problemi di approvvigionamenti che quella fase ha comportato”. In prospettiva, “vogliamo affrontare il problema analizzando i macro trend, a partire da quello demografico. E prendere in mano il bandolo della matassa programmando per i prossimi dieci anni. Innanzitutto si può ridurre il fabbisogno puntando di più sulla tecnologia, sull’automazione e robotizzazione dei processi di produzione, rendendoli più flessibili e intelligenti. Non è un desiderio astratto, in Fincantieri lo stiamo già facendo concretamente”.

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Mismatch lavoro: Fincantieri fa formazione nelle Filippine, in Algeria e in Ghana

“Abbiamo sviluppato con Comau – racconta Folgiero – uno speciale robot per realizzare le saldature, difficile da reperire, permettendo una diminuzione consistente del lavoro manuale. E lo abbiamo portato dentro i cantieri. In questo modo possiamo rendere più attraente e qualificante un lavoro che normalmente non lo è”. Fincantieri sta investendo “nella creazione di scuole e centri di formazione in vari paesi, come nelle Filippine, in Algeria e in Ghana. Lo scopo è quello di insegnare ai giovani alcuni mestieri di base che siano all’altezza della qualità Fincantieri e che poi possono essere impiegati nei nostri cantieri”. I giovani italiani non amano più lavorare nelle fabbriche: “Bisogna affrontare il problema in termini evolutivi e non distruttivi. Se l’Italia vuole avere ancora un futuro industriale, è importante costruire un grande progetto per riportare gli italiani a lavorare nei mestieri della manifattura, rendendo questi lavori più attraenti e raccontandoli in maniera nuova. Molto può venire da un rilancio degli Istituti tecnico scientifici che avevano fatto la fortuna dell’Italia negli anni ’60”.