Il segretario del sindacato dei bancari Unisin- Confsal punta il dito contro la politica monetaria di rialzo dei tassi della Bce
Emilio Contrasto, segretario Unisin

Il lavoro agile è bello, ma chi paga? A chiederlo è il sindacato dei bancari Unisin Confasal al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con un interpello. In particolare il gruppo sindacale si pone il problema delle spese relative alla postazione di lavoro e su chi se le debba prendere in carico.

 

Due quesiti sono stati proposti al ministero 

Innanzitutto il sindacato chiede cosa accade se l’abitazione del lavoratore possa essere considerata a tutti gli effetti luogo di lavoro, quando lavora soltanto da casa in accordo con il proprio datore di lavoro. L’altro punto interessante riguarda le spese inerenti la postazione lavorativa. Ormai è, infatti, assodato che tocca al datore di lavoro fornire a proprie spese gli strumenti informatici, ma non è chiaro a chi competano le spese per la scrivania, i prodotti di illuminazione specifici per lavorare in modo adeguato e conforme alla propria salute e sicurezza.

 

La proposta di Unisin  Confasal per il lavoro agile

Unisin non si è limitata soltanto a sottoporre due domande al ministero, ma anche fornito una propria intepretazione.  “Come si vede da quanto esposto nella richiesta – afferma Emilio Contrasto, Segretario Generale UNISIN/CONFSAL – si è ritenuto sollecitare il Ministero competente a fornire un’interpretazione autentica sul tema del lavoro agile, chiarendo se l’abitazione del dipendente si possa configurare a tutti gli effetti “luogo di lavoro” ed essere, quindi, soggetta alle normative di salute e sicurezza ai sensi del d.lgs. n. 81/2008. Ha anche chiesto a quale soggetto vanno imputate le spese da sostenere per la “postazione di lavoro” (ex L. n. 81/2017) e per tutto ciò che ad essa e al suo utilizzo è collegato che, ad avviso del Sindacato, non può che essere il datore di lavoro beneficiario della prestazione lavorativa. UNISIN/CONFSAL è da sempre impegnata affinché lo smart working sia un’opportunità e non un obbligo, peraltro oneroso economicamente, per le Lavoratrici e per i Lavoratori. Tale istituto deve, quindi, essere necessariamente normato innanzitutto a livello di contrattazione collettiva nazionale e svolto su base di assoluta volontarietà, rendendolo accessibili a tutti i Lavoratori del Settore, ivi compresi coloro che operano nelle Filiali, e non rivolto – quindi – solo ad una ristretta fascia di dipendenti”.

L’intenzione è quella di far sì che il costo del lavoro agile non ricada sul dipendente e di garantire anche il cosiddetto diritto alla disconnesione

“Tale modalità di lavoro peraltro, – tiene a sottolineare nuovamente il Segretario Generale di UNISIN/CONFSAL – oltre a dover essere realmente accessibile a tutti coloro che volontariamente lo richiedano all’interno delle regole stabilite nella contrattazione collettiva, non deve rappresentare un costo vivo ovvero determinare decurtazioni economiche per i dipendenti interessati. Questa modalità di fornire la propria prestazione lavorativa, inoltre, deve prevedere necessariamente misure organizzative volte a consentire una reale e concreta disconnessione dai device aziendali al termine dell’orario di lavoro”.

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Conclude Contrasto:

“Siamo certi che l’utilizzo organico di questo Istituto, contrattualmente normato, svolto sempre all’interno delle imprescindibili previsioni del contratto nazionale di Settore, effettivamente accessibile a tutti su base esclusivamente volontaria, correttamente remunerato e affrancato da spese che non possono essere ribaltate su Lavoratrici e Lavoratori, non potrà che continuare ad essere un valido strumento per l’organizzazione del lavoro e per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.”.