“In any case, our policy toolkit is fully equipped to provide liquidity support to the euro area financial system if needed and to preserve the smooth transmission of monetary policy”, che tradotto significa: “In ogni caso, il nostro strumentario di politiche è pienamente attrezzato per fornire un sostegno di liquidità al sistema finanziario dell’area dell’euro, se necessario, e per preservare la regolare trasmissione della politica monetaria”.
Con queste parole, Christine Lagarde si inserisce deliberatamente nella scia di Mario Draghi e del suo celeberrimo “whatever it takes”.
Draghi aveva voluto in quel modo fermare la speculazione internazionale contro l’euro che voleva abbattere la moneta comune europea col pretesto della fragilità dell’Italia e degli altri !Pigs”; e ora la speculazione internazionale fingeva di non accontentarsi dei soldi gettati a fiumi dagli Stato Uniti e dalla Svizzera per salvare le banche in fallimento mostrandosi convinta che il contagio non avrebbe potuto fermarsi alla Svizzera.
L’avevamo scritto, qualche giorno fa: lo spettacolo deve continuare. E bisogna aggiungere: per fortuna.
Ci mancherebbe un altro “cigno nero”, un fallimento a catena di banche occidentali, e poi saremmo a posto: rischio di guerra atomica, siccità, caro-energia, caro-derrate, inflazione… e cos’altro?
Ma una considerazione va fatta; senza la guerra in Ucraina, e senza il rischio di dare a Putin la possibilità di strillare allo “scandalo” sulla finanza occidentale, forse le reazioni di Fed e Bce non sarebbero state altrettanto veloci. Ci sono sanzioni e sanzioni, e la sanzione autogol sul sistema bancario gli alleati anti-Mosca non se la possono proprio permettere.