Piazze piene, urne vuote. Ma anche quando le piazze, in questo caso quelle virtuali, sono vuote il problema è più grave. Il Pd, il partito che fino a qualche anno fa aveva ancora una capillare organizzazione a livello di sezioni sul territorio, sui social non funziona. Solo Forza Italia va peggio, ma non è una consolazione, anche perché che, tuttavia, ha un elettorato tradizionalmente più anziano e, quindi, meno portato alla partecipazione online. Anche perché tra una settimana il partito che dovrebbe guidare l’opposizione e che alle ultime elezioni è arrivato secondo, dovrà chiamare iscritti militanti e simpatizzanti a raccolta per votare alle primarie che decideranno il nome del prossimo segretario. Eppure il popolo della sinistra, stando all’analisi di DeRev, società di strategia e comunicazione digitale, sembra piuttosto tiepido rispetto a questo dibattito. “Abbiamo sempre chiarito che il seguito social non equivale in maniera speculare al consenso politico – spiega il CEO di DeRev, Roberto Esposito -, ma è comunque un termometro importante per stabilire quanto un partito, così come un leader, stia attirando quanto meno l’attenzione dei cittadini. Non a caso, la cavalcata di Giorgia Meloni era stata anticipata e predetta da uno slancio imponente registrato proprio sui social media già a partire da un anno prima all’elezione. I numeri che leggiamo oggi suggeriscono che la partecipazione alle primarie non sarà memorabile nella storia del PD e che al prossimo segretario toccherà riconsiderare come il partito parla ai cittadini”.
Gli altri crescono, i Dem tengono botta anche sui social
Negli ultimi 4 anni, infatti, mentre quasi tutti i maggiori partiti politici hanno vissuto momenti di crescita importanti, tanto nella fanbase quanto nell’engagement, con evidente riflesso dei trend di predilezione politica degli elettori, il PD è rimasto sostanzialmente stabile, accennando una crescita talmente lenta da essere fisiologica, vale a dire corrispondente alle logiche delle piattaforme e non stimolata da input voluti e studiati per lo scopo. Oggi il PD dialoga online con appena 968mila persone, contro l’1,1 milioni di Fratelli d’Italia, i 2,68 milioni del Movimento 5 Stelle e l’1,7 milioni della Lega. Non va meglio sul fronte dell’engagement medio, dove il PD si ferma al 2,4%, mentre la Lega tiene al 9,4% e Fratelli d’Italia ha superato tutti con il 10,8%. “Oltre a Forza Italia, un elemento di debolezza riguarda anche il Movimento 5 Stelle – fa notare Roberto Esposito -, il cui engagement medio è al momento al 2,1%, ma è un dato congiunturale perché in passato ha avuto oscillazioni importanti e di rilievo. Per il PD si tratta, invece, piuttosto della norma. Segno che la “crisi” nel dialogo con i cittadini è più strutturale e aggravata dal fatto che, mentre gli altri partiti hanno nei profili del leader il canale primario di comunicazione social, il PD non ha mai puntato sul leader carismatico e i suoi account sono l’unica vera interfaccia con l’elettorato”.
Le primarie e i candidati
Da dicembre in poi, con il lancio delle candidature alle primarie la situazione è anche peggiorata. Ha perso follower su Instagram ed crollato l’engagement medio allo 0,45%. Il profilo TikTok, nato l’1 settembre 2022 in vista del voto, è stato completamente abbandonato il 23 settembre ed è rimasto silente da allora. In generale, sulle varie piattaforme, il partito ha pubblicato appena un post al giorno.
Elly Schlein, giovane ma poco social
Da questo punto di vista, Elly Schlein sembra completamente in linea con la comunicazione sotto traccia del partito, mentre Stefano Bonaccini è forse uno dei pochi esponenti del PD ad avere una familiarità di indubbia efficacia con le piattaforme social. Risulta particolarmente attivo e mostra una strategia nel proprio modo di dialogare con gli utenti. Ha preso di petto la campagna per la segreteria del partito pubblicando oltre 1.250 post a partire dal mese di dicembre e totalizzando 2 milioni di interazioni da parte dei suoi 744mila follower. Elly Schlein, al contrario, sembra gestire in autonomia i propri canali social, dove si rivolge a una nicchia: ad oggi la seguono 481mila persone, ma la Schlein ha deciso di tenerle aggiornate con appena 371 post in due mesi e mezzo (830mila interazioni totali).
“Vista così – conclude Roberto Esposito – sembra che Bonaccini possa meglio servire al fronte comunicativo del PD. Ma il dato da cui partire è sconfortante: la campagna per le primarie non ha portato che un sparuto gruppo di nuovi follower al partito (5mila e quasi tutti su Twitter), appena 23mila per Bonaccini e 56mila per Schlein che è sicuramente la “novità” dello scenario. Sono numeri insignificanti e ci dicono che il partito è ancora molto lontano non soltanto dal riuscire ad agganciare nuovi simpatizzanti, ma anche dal mantenere un filo diretto e continuo con chi già si riconosce nel suo perimetro politico”.