WeWork, società leader (si fa per dire) negli Usa per l’affitto di spazi di co-working, non quotata in Borsa né per ora quotanta ma carica di emissioni obbligazionarie, ha raddoppiato il fatturato nel 2018, portandolo a 1,8 miliardi di dollari. Peccato abbia anche raddoppiato le perdite, a 1,9 miliardi di dollari: più del fatturato! E i suoi obbligazionisti ora tremano.
Invece l’aumento delle perdite dei colleghi unicorni Uber e Lyft non sembra essere una preoccupazione enorme per i loro investitori, poiché i due stanno per quotarsi, facendosi strada tra i rivali per aumentare la redditività. Ma è una storia diversa per i sostenitori di WeWork. Il modello di business di WeWork presenta alcuni rischi notevoli: l’azienda deve firmare contratti di locazione a lungo termine per assicurarsi gli spazi ufficio che poi affitta ai clienti mese per mese. Se c’è una recessione economica e tutti quei freelancer o tagliano i costi tornando a Starbucks o chiudono completamente, allora WeWork è ancora in difficoltà. Come il più grande affittuario di uffici in luoghi come Manhattan, notoriamente costoso, le bollette dell’affitto di WeWork non sono niente di cui scherzare. L’azienda ha obbligazioni negoziate sui mercati pubblici, e le crescenti perdite significano meno denaro contante con cui pagare gli interessi degli obbligazionisti e, alla fine, rimborsare le obbligazioni per intero.