ceo di Exprivia

I segnali continuano ad essere positivi. All’ultima Star Conference, lo scorso 27-28 marzo, oltre 270 investitori in rappresentanza di 170 fondi di investimento hanno fatto la fila per incontrare in oltre 2.500 meeting i rappresentanti di 67 “stelle” di Piazza Affari. A far la parte del leone, come sempre, i gestori internazionali: Francia, Svizzera e Regno Unito in testa, ma anche una nutrita pattuglia di americani ed asiatici (il 10% circa dei presenti). La vera novità, però, è stato l’interesse degli italiani, passati dal 10 al 14% degli operatori presenti, “obbligati” dal boom dei Pir a fare shopping nel listino più apprezzato dagli operatori internazionali a giudicare sia dalle performances (+35,1% dall’inizio del 2017 al 30 marzo scorso) che dall’aumento dello spessore del mercato, che ha quasi raddoppiato i volumi degli scambi, provocando così una sorta di “cannibalizzazione” del listino maggiore. Nel corso dell’anno, secondo il modello econometrico del Politecnico di Milano, i volumi scambiati sul mercato delle blue chips, il paniere dei 40 titoli dell’indice FTse Mib, si sono ridotti del’8%, ma solo saliti del 71% nel resto del listino.

Diverse ragioni inducono a prevedere che il trend sia destinato a proseguire. L’afflusso di risparmio privato sui Pir, innanzitutto, sembra destinato a non interrompersi: secondo Intermonte, tra il 2017 ed il 2021 la raccolta complessiva dovrebbe raggiungere i 55,2 miliardi, di cui almeno 11,5 miliardi destinati al segmento delle medie imprese. Tra queste le preferite saranno proprio le società dello Star, sia quelle già presenti nel listino (74 in tutto, per una capitalizzazione complessiva di 44,3 miliardi a fine dello scorso febbraio) sia quelle che arricchiranno l’offerta seguendo l’esempio degli ultimi iscritti: Giglio Group, uno dei gruppi emergenti nell’e-commerce, promosso dall’Aim dopo una crescita a tassi formidabili (+129% il fatturato a 78,8 milioni di euro) ed Equita SIM, uno dei grandi protagonisti della piazza finanziaria italiana, che ha deliberato di presentare all’assemblea la proposta di quotazione sul Mta con obbiettivo Star, “al fine di accedere a un mercato più liquido”.

La formula Star (che sta per Segmento Titoli con Alti Requisiti) continua poi a piacere agli investitori internazionali, grazie al suo meccanismo che offre garanzie (seppur non assolute) contro le cattive sorprese: l’obbligo della trimestrale; la presenza obbligatoria di un investor relator e di un sito internet aggiornato (anche in inglese); un flottante pari o superiore al 35%; una governance che prevede nel Cda la presenza di consiglieri indipendenti che devono rappresentare la maggioranza del comitato per il controllo interno e un piano di remunerazione per amministratori e manager. Ma non sono certo gli aspetti tecnici a sostenere l’attenzione degli operatori internazionali per il listino che annovera una pattuglia crescente di matricole del cosiddetto “quarto capitalismo” di casa nostra, i veri motori della forte ripresa dell’export del Bel Paese che, secondo l’indagine sull’economia dei distretti condotta da Intesa San Paolo, promettono di accelerare grazie alla spinta dell’export, ma anche a una discreta crescita della domanda interna. Una pattuglia tutta da scoprire magari in compagnia di Tamburi Investment Partners, la società che si accinge a lanciare sul listino Eataly, capofila di una serie di prossime matricole.   

Proviamo a stilare un elenco delle possibili stelle di quest’annata partendo dai titoli che hanno avuto le performances migliori nel 2017. In testa all’elenco ci sono due razzi: Landi Renzo che ha registrato un rialzo del 377% ma che promette di far meglio nel 2018 secondo il giudizio di Equita (hold, target 1,55 euro) e di Akros ( da 1,25 a 1,6 euro), con un miglioramento delle stime sui ricavi, 165-170 milioni, ebitda di 25 milioni. Il grande balzo, però, sembra alle spalle a giudicare dalla valutazione basata su un price/earning di 17 volte. Un 2017 da incorniciare anche per Gefran: +310% per la multinazionale tascabile della provincia bresciana, leader nella progettazione e produzione di sistemi e componenti per l’automazione e il controllo dei processi industriali, che ha chiuso l’esercizio con un fatturato consolidato di 128,6 milioni di euro in crescita del 7,8%. I vertici di Gefran hanno dichiarato in assemblea di prevedere per il 2018 ricavi in aumento con marginalità in leggera diminuzione, in seguito al piano triennale che prevede forti investimenti tecnici e diversi progetti commerciali. Nella top five dello scorso anno figurava anche Falck Renewables (+134,98%) di nuovo in ripresa dopo un avvio d’anno caratterizzato dalle prese di beneficio. Il titolo ha così superato il target di 2 euro fissato da Kepler Chevreux, ma resta ancora sotto l’obiettivo indicato da Equita che ha alzato la raccomandazione a Buy da Hold con un prezzo obiettivo salito a 2,30 euro.  Gli analisti della Sim milanese hanno migliorato la visione sul settore delle rinnovabili dopo la pubblicazione dei nuovi target al 2030 fissati dal Parlamento Europeo.

Tamburi Investment Partners si accinge a lanciare sul listino Eataly, capofila di una serie di prossime matricole nel segmento Star

A sostenere Biesse (121%), multinazionale leader (4 mila dipendenti) nei macchinari per la progettazione di impianti chiavi in mano per la grande industria del mobile, oltre alle prospettive aperte dal programma manifacturing 4.0 contribuisce più che altro la prospettiva della prossima quotazione della controllata Hsd, la divisione meccatronica del gruppo di Pesaro. La quotazione sarà realizzata nel corso dell’anno, in parte con la cessione di azioni ordinarie già esistenti cedute dalla casa madre, in parte con titoli di nuova emissione. Nonostante il forte rialzo dello scorso anno (+118%) Exprivia si prenota tra le possibili sorprese dell’anno. Nello scorso dicembre la società ha avviato l’integrazione con Italtel, che ha dato il via ad un gruppo che punta a un fatturato superiore ai 600 milioni di euro. Italtel è stata ricapitalizzata per 113,8 milioni attraverso la conversione in strumenti finanziari partecipativi di crediti bancari ed un aumento di capitale sottoscritto da Exprivia e da Cisco System International, partner del nuovo gruppo. L’obiettivo, ha detto il presidente Domenico Favuzzi, “è diventare una delle più importanti realtà industriali italiane nelle tecnologie digitali”, con una quota di penetrazione estera che salirà dal 30 al 40% dei ricavi. Cambia il settore, ma non la volontà di puntare sull’export: è il caso di Gima, la matricola lanciata dalla capogruppo Ima, leader italiano del packaging nell’economia globale. Gima, specializzata in macchine automatiche per i prodotti derivati del tabacco, ha messo a segno una spettacolare crescita del fatturato (151,8 milioni + 51,2%) al 72% registrato sui mercati internazionali. O di Zanetti group, uno dei grandi di caffè e bibite made in Itay, che guarda al continente americano e a quello asiatico per future acquisizioni. Così come promette di fare Gianfranco Carbonato di Prima Industrie, alla ricerca di acquisizioni nell’ordine dei 50-80 milioni. L’elenco non finisce qui, visto che con poche eccezioni (tra queste Astaldi) lo Star continua a promettere la prospettiva di una crescita a medio termine prolungata e senza sbalzi. Basta saper scegliere, come insegna Gianni Tamburi, aziende con un modello di business solido e ben inserito nell’economia globale con una proprietà (e/o un management) serio ed affidabile. Per fortuna, tra le stelle questa materia prima non manca.