Stagi: Doris era un visionario enciclopedico e fiabesco
Ennio Doris

Enciclopedico e fiabesco. Epico e romantico. Passionale e struggente. Questo era Ennio Doris, un fuoriclasse assoluto della finanza, un visionario capace di guardare oltre al visibile, forse perché tra le sue grandi passioni c’era anche l’astronomia. Sapeva scrutare il cielo. Sapeva leggere le costellazioni. Guardava oltre e sognava.

Non sono un uomo di finanza, sono anche piuttosto scarso in questioni bancarie, ma con Doris ho condiviso la passione per la bicicletta, per il ciclismo, per Fausto Coppi, il nostro campione. Riconoscendo però la grandezza del suo amico-rivale: Gino Bartali. Non è un caso che il quarto libro scritto a quattro mani, sia stato proprio “Coppiebartali”, tutto attaccato, quasi a sancirne l’impossibilità di parlare di uno senza narrare dell’altro. Una storia di due campioni assoluti, sullo sfondo di un’Italia lacerata dalla guerra, e di tante famiglie laboriose che si sono rimboccate le maniche per ricostruire dalle macerie un Paese. Tra queste famiglie, la sua, quella dei Doris.

Così questo “Coppiebartali” è si la storia di due supercampioni capaci di dividere e unire l’Italia, ma è anche la storia di un uomo che dal nulla ha creato un impero, rimanendo fedele però a sé stesso, a quella semplicità di base che includeva il mondo, che non divideva, ma condivideva. Un uomo di fede e di sport, un banchiere che sapeva contare, ma contava su chi sapeva. Era bravo a circondarsi di persone brave, sapeva fare squadra, sapeva formularle e allestirle come pochi. Dal ciclismo ha preso probabilmente anche questo, visto che era solito usare metafore ciclistiche come paradigma motivazionale.

Ho ancora nelle orecchie la sua voce inconfondibile, nata per raccontare. Per narrare storie e imprese mirabolanti, come se fossero dei romanzi d’appendice o delle “chanson de geste”. Una voce calda, pastosa e rassicurante, che tocca le corde del cuore, per sedimentarsi come Dolomia. Le sue montagne. I monti pallidi. I monti di cristallo. Le vette di “Coppiebartali”, tutto attaccato, come voleva lui, che non parlava di uno se non parlava anche dell’altro.