C’è un’insegnante di inglese di Reggio Calabria, Cristina Quattrone, che, una volta andata in pensione, decide di dedicarsi anima e corpo al più goloso dei prodotti da pasticceria: il cioccolato. Una storia vera che ricorda una favola raccontata da Juliette Binoche e Johnny Depp nel 2000. Nel film “Chocolat” di Lasse Hallström (e chi non l’avesse visto deve necessariamente rimediare) in un piccolo e idilliaco paesino un giorno, annunciate da un vento impetuoso, giungono due donne che conquistano gli abitanti – o almeno, quasi tutti, ma meglio non svelare troppo – con le loro creazioni di pasticceria. Una in particolare, interpretata da Juliette Binoche, riesce a piegare il cioccolato al suo volere, plasmandolo in mille forme diverse e dandogli i sapori più diversi. Un cioccolato capace di portare la pace anche nei rapporti più turbolenti. Un film, appunto.
Dall’incontro con due maestri pasticceri è nata la passione dell’ex insegnante di inglese per l’arte dei cioccolatai
«Tutta la mia vita – ci spiega la Quattrone – ho fatto l’insegnante di inglese. Poi, una volta andata in pensione, ho iniziato ad andare a trovare mia figlia a Milano, dal momento che studiava lì. Mi piaceva molto quella città, in cui tutto sembrava più grande, più nuovo, più affascinante. E mi piaceva soprattutto perdermi tra i diversi negozi che affollano il centro cittadino. Uno di questi mi aveva colpito per i dolci particolari che venivano prodotti. È stato amore a prima vista. Lo gestivano due anziani, che vedevo lavorare con degli attrezzi di cui non conoscevo l’esistenza. L’uomo manovrava una macchina da cui scendeva il cioccolato per riempire lo stampino, mentre la signora continuava a lavorare senza posa. Sono entrata, incuriosita, e ho chiesto informazioni. Ho anche acquistato uno stampino e due forchettine». Poteva essere un incontro come tanti: è diventato il più importante della seconda vita di Cristina Quattrone. La quale, tornata a Reggio Calabria, ha continuato a rimuginare su quanto visto nel negozietto: «Potrei farne una professione – si chiedeva – o meglio lasciarne il ricordo in un cantuccio, dolce, della mia mente?». Rapidamente la decisione pende per la prima ipotesi. «Mi è stato suggerito – ci racconta – di interpellare un ragazzo che, mi dicevano, era disponibile a darmi qualche suggerimento. Ero una vera neofita e avevo bisogno di tutte le indicazioni di base, dovevo partire dall’abc. La persona che mi è stata indicata si è dimostrata molto disponibile. Anche perché, e me ne sono accorta a mano a mano che proseguivo nella mia avventura, il rapporto con il cioccolato è molto particolare: cattura l’interesse già dal profumo, prima ancora di metterlo in bocca e assaggiarlo. E poi è sempre disponibile: può essere modellato in mille forme differenti, gli si possono affidare i tanti sapori che la natura può offrire. Insomma: lavorare il cioccolato è un gioco bellissimo in cui si fonde la parte ludica con la fantasia».
I cioccolatini di “color cioccolato” hanno i nomi delle divinità dell’olimpo: Demetra allo sciroppo d’arance, Apollo alle mandorle
Finita qui? Nemmeno per sogno. La signora Quattrone, caparbia, decide di continuare nella sua avventura con il cioccolato, scoprendone ogni giorno delle particolarità differenti. «Mi sono informata – ci spiega – e ho continuato a studiare. Ho impiegato anni per riuscire a dominare alcune tecniche di base per poter lavorare con il cioccolato. Però ogni volta, nonostante dovessi ricominciare da zero per apprendere nuove tecniche, mi rendevo conto che c’era quasi una costante in questo mio lunghissimo apprendistato: la profonda gratificazione che mi dava la lavorazione di questo ingrediente così particolare. Non solo: provenendo da una terra ricca di profumi e di ingredienti speciali, ho capito che il cioccolato poteva diventare l’involucro perfetto per custodirli. E non solo i sapori della mia terra, ma anche quelli di luoghi lontani. Oggi lavoriamo con materie prime di altissima qualità provenienti in massima parte dal territorio calabrese: agrumi, come mandarini, bergamotto, arance, limoni, castagne, noci, mele cotogne, fragoline di bosco, peperoncino e perfino la zagara. Inoltre: pistacchi di Bronte DOP, mandorle di Avola, nocciole “gentili delle Langhe”, rum austriaco 80°, il tutto ricoperto di cioccolato fondente 72%, cioccolato al latte 38%, cioccolato bianco 31%». Oggi il negozio di Cristina Quattrone, il Color Cioccolato, è diventato un punto di ritrovo immancabile per tutti coloro che si trovino a passeggiare sul lungomare di Reggio Calabria. Anche perché i cioccolatini, ognuno lavorato a mano, hanno un’ulteriore particolarità: hanno i nomi delle divinità dell’Olimpo greco.
Così si può assaggiare un Demetra fatto con cioccolato al latte e sciroppo d’arance. Oppure un Apollo fondente, con mandorla intera immersa in una crema al cioccolato. Probabile che la “Stairway to heaven” di cui parlavano i Led Zeppelin sia lastricata di questi cioccolatini. Un’ultima nota, ancora più apprezzabile, è che i cioccolati realizzati da Cristina Quattrone hanno uno scopo nobile: i proventi dell’attività, infatti, vengono destinati alla realizzazione di progetti a supporto dei bambini in Madagascar. «Non ho mai voluto arricchirmi con questa attività – conclude – ma ho pensato che fosse giusto sfruttarla per fare del bene a persone meno fortunate. Per questo devolviamo alle popolazioni del Madagascar tutto quello che guadagniamo, ovviamente dopo aver coperto le spese di gestione del negozio e aver pagato gli stipendi alle persone che lavorano con noi».