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Una “distruzione creativa” delle parti meno dinamiche ancorchè efficienti della propria offerta di servizi: è il bell’esempio che la Liuc, l’università di Castellanza che tanti risultati commendevoli sta raccogliendo in questi anni (con cui Economy ha una partnership), ha dato decidendo di eliminare, dall’anno accademico 2018-2019, la facoltà di giurisprudenza.

Attenzione, non significa che dall’oggi al domani i laureandi dovranno effettuare una migrazione di massa come le rondini, ma che semplicemente non verranno più accolte nuove immatricolazioni.

Qualcuno dirà: un fallimento della didattica. Macchè! Al contrario: perché la scelta di chiudere la Scuola di Diritto (che fece scalpore, sia detto per la cronaca, anche grazie all’incarico universitario che conferì all’allora celeberrimo dottor Antonio Di Pietro poco dopo la sua apertura) va di pari passo con la decisione di lanciare nuovi corsi che permettano ai ragazzi, per esempio, di conoscere la famigerata Industria 4.0 o il Data Analytics, l’analisi dei dati di nuova generazione che è alla base della quarta rivoluzione industriale che stiamo vivendo. E poi un sostegno alle esperienze all’estero in modo che gli studenti possano toccare con mano che cosa li attende in un futuro neanche troppo lontano e accordi, ancora in fase di definizione, con aziende della zona per stage formativi.

Insomma, una piccola rivoluzione dell’offerta accademica.

Nell’Italia del tanto peggio tanto meglio è bene tornare a ricordarsi che esistono ancora le persone serie. Ovvero quelli che sanno fare scelte, a volte anche difficili, consapevoli del ruolo che occupano all’interno della società. La Liuc è un Ateneo privato, non ha nessun problema di budget, retta di iscrizione per molti ma non per tutti e garantisce un inserimento sempre più rapido e gratificante ai suoi laureati all’interno del mondo del lavoro. Ci sarebbero tutti gli ingredienti per restare fermi e gustarsi i successi ottenuti. E invece che ti fa il consiglio di amministrazione? Decide di la palingenesi, sfidando oltretutto le interpretazioni più becere sul “flop” della giurisprudenza, che è invece un ramo di studi importante ma inflazionato, tra i più professionalmente sterili del panorama accademico italiano.

Proprio perché i laureati in legge sono ormai un esercito di sottoccupati, e il loro reddito medio si sta abbassando sempre più, la Liuc ha deciso di puntare su altre strade, più proficue e più utili per i suoi studenti. Una scelta coraggiosa, che punta al futuro. (m.s.)