Ddl concorrenza e impatto per gli operatori di infrastruttura

Nelle scorse settimane il Consiglio dei Ministri ha approvato il Disegno di legge annuale per la Concorrenza e il Mercato. Tra le tante novità – che dovranno ora essere esaminate a livello parlamentare, per l’approvazione della legge – ci sono alcuni articoli che toccano nello specifico le infrastrutture e gli operatori di rete. Si tratta di interventi che portano miglioramenti, in termini di apertura del mercato, rispetto a quanto previsto precedentemente (decreto legislativo 33 del 2016), andando a specificare meglio alcune componenti già tracciate ma troppo generiche, che lasciavano spazio a interpretazioni soggettive. 

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Sono due gli ambiti di intervento. Da una parte l’obbligo di motivare da parte del gestore dell’infrastruttura e con documentazione approfondita il rifiuto a un concorrente di ospitare elementi di rete e di condividere l’infrastruttura. Il Ddl Concorrenza, infatti, va a specificare, che nel comunicare il diniego per inidoneità e indisponibilità dell’infrastruttura devono essere elencati i dettagliati motivi per ogni singola tratta, con l’obbligo di allegare la documentazione tecnica che avvalori la motivazione. Il tal modo, al gestore è imposto di provare il rifiuto, e, se non in grado di farlo, l’operatore richiedente potrà accedere all’infrastruttura. 

Rimane però la necessità di un passo ulteriore: sulla base di quali elementi si determina se la documentazione per provare il diniego è sufficiente? Su quali elementi certi e precisi si giudica l’inidoneità e l’indisponibilità? 

L’introduzione di questo articolo rappresenta sicuramente un deterrente per posizioni ostruzionistiche – dal momento che rende effettivamente più difficile negare l’accesso alle infrastrutture esistenti – ma proponiamo di introdurre ulteriori presidi, aventi lo scopo di aumentarne l’efficacia, rendendo più snella la gestione delle controversie. 

Dall’altra parte, abbiamo il tema del coordinamento: il Ddl mira ad introdurre anche un coordinamento obbligatorio tra operatori su infrastrutture di genio civile nella stessa area. Il passaggio, rispetto al decreto 33 del 2016, è significativo: prima si parlava di diritto per l’operatore (di negoziare accordi con altri operatori), ora è un obbligo, perché l’operatore deve coordinarsi con gli altri operatori che abbiano dichiarato pubblicamente piani di realizzazione di infrastrutture nella stessa area, sotto la vigilanza dell’autorità.   

Questa apertura è indubbiamente molto importante, perché in passato ci sono stati esempi virtuosi, come quello del Comune di Milano (con la costituzione, diversi anni fa, all’interno dello stesso Comune, di un apposito ufficio – U.R.S.I.T. – Ufficio Reti e Servizi Integrati di Telecomunicazioni – per il coordinamento degli interventi dei vari operatori e il relativo rilascio delle autorizzazioni), che testimoniano come il coordinamento, se ben orchestrato, possa contribuire a portare benefici ai soggetti coinvolti (agli operatori, ai Comuni, alla comunità). 

Ma il coordinamento è qualcosa di molto complesso: come fa un operatore a conoscere i piani di altri operatori? Riteniamo debbano essere costituiti idonei strumenti informatici e mappature, che permettano di avere informazioni in grado di rendere automatico il processo e fluida l’interazione tra i soggetti. Queste misure sono necessarie al fine di contenere i tempi di applicabilità del coordinamento; inoltre, dal momento che il coordinamento diventa un dovere, questo mette a rischio di sanzioni gli operatori che non lo applicano, anche solo per mancanza di informazioni.  

Per fare in modo che questa logica possa funzionare, sia sull’esistente che sul pianificato, promuoviamo un coordinamento centrale coinvolgendo i Comuni (responsabili a livello locale), definendo processi rapidi, garantendo massima trasparenza sui piani, per fare in modo che l’onere di gestire tutto il processo non ricada solo sulle spalle dell’operatore. É importante poter disporre di una piattaforma informatica efficace, evoluzione del SINFI – Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture, come database geografico per l’esistente e il pianificato, utile strumento per la condivisione, il coordinamento e la trasparenza. 

A fronte di queste considerazioni, riteniamo che le novità del Ddl Concorrenza in merito alle infrastrutture, siano decisamente un segnale positivo perché colgono, a distanza di cinque anni dai precedenti interventi, la necessità di fare in modo che le interpretazioni siano le più convergenti possibili e si propongono di evitare che ci sia spazio per comportamenti ostruzionistici. 

Le intenzioni sono ottime, è un buon inizio, ma non finisce qui. Su entrambi i fronti, sarà critica l’attuazione. 

Se si riuscirà nell’intento di attivare i correttivi necessari, l’impatto sul mercato sarà molto positivo. Riteniamo che dovrà essere così perché siamo oggi di fronte a molteplici interventi, sia privati che pubblici, estremamente invasivi e distribuiti sul territorio, e ulteriori misure si rendono necessarie per assicurare che nei prossimi anni tutti gli interventi vengano realizzati rapidamente e cogliere appieno la formidabile opportunità che sta vivendo il nostro Paese.

*Amministratore Delegato di Retelit