crescita economica

La crescita dell’Italia è maggiore di quanto si pensasse. Gli italiani, almeno per ora, possono godersi le vacanze sotto l’ombrellone in pace, a dirlo sono i dati resi pubblici dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio. Certo il periodo in generale non è dei migliori, a causa dell’incertezza economica in aumento.

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Nuova operatività ristori Emilia-Romagna

A partire dal 21 novembre ampliata l’operatività dei Ristori da €300 milioni riservati alle imprese colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna. La nuova misura, destinata a indennizzare le perdite di reddito per sospensione dell’attività per un importo massimo concedibile di 5 milioni di euro, è rivolta a tutte le tipologie di impresa con un fatturato estero minimo pari al 3%.


Eppure l’Italia sembra rispondere meglio delle attese nel 2022, con una crescita del PIL del 3,2 per cento. Il prossimo anno il nostro Paese potrebbe registrare invece un brusco rallentamento.

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La guerra in Ucraina e la politica zero covid limitano i mercati

Il conflitto tra Russia e Ucraina si è rivelato più lungo del previsto e, di conseguenza il costo della materie prime continua a crescere, così come quello del gas. Le banche centrali hanno accelerato la normalizzazione delle politiche monetarie, rendendole meno accomodanti nel tentativo di arginare l’inflazione, salita a luglio nell’Eurozona all’8,9 per cento (dall’8,6 di giugno), secondo le stime preliminari di Eurostat. La politica zero COVID portata avanti dalla Cina, oltre a danneggiare l’economia interna (il PIL ha frenato dal 4,8 per cento tendenziale del primo trimestre allo 0,4 del secondo) rallenta anche le catene globali degli approvvigionamenti. Chi ne sta pagando le conseguenze sono gli Stati Uniti, che hanno visto un crollo del Pil e sia nel primo, che nel secondo trimestre, sono entrati in una fase di recessione tecnica, mentre il Fondo monetario internazionale ha rivisto al ribasso le previsioni sul PIL globale (al 3,2 per cento per quest’anno e al 2,9 per il prossimo).

La crescita dell’Italia le dà la maglia rosa in Europa 

Secondo le stime preliminari di luglio dell’Istat, il venir meno delle restrizioni anti-covid ha provocato un forte recupero, con una crescita dell’1,0% rispetto al periodo gennaio-marzo e del 4,6 su base annua del Pil. La variazione congiunturale è superiore a quella fatta registrare dall’Eurozona (0,7 per cento), come già accaduto nei quattro trimestri del 2021. L’economia italiana è tornata così a un livello pre pandemia.

Ora cresce anche l’occupazione 

Fra gennaio e marzo il tasso di disoccupazione è sceso all’8,6 per cento, riflettendo un ulteriore aumento del tasso di occupazione (al 59,7 per cento), a fronte di un leggero incremento del tasso di attività. Nello stesso periodo, però, è aumentato anche il tasso di posti vacanti, che ha raggiunto i valori massimi della serie storica. In particolare, le aziende che incontrano maggiori difficoltà a reperire personale sono quelle attive nelle costruzioni, nel turismo e nel comparto informazione-comunicazione.

Ma le famiglie non si fidano

L’incertezza di famiglie e imprese, misurata dall’indice dell’UPB, è tornata ad aumentare nel secondo trimestre, interrompendo la fase di progressiva diminuzione iniziata lo scorso anno. Il clima è peggiorato soprattutto fra i consumatori, che hanno visto il loro indice di fiducia scivolare fra aprile e giugno a quota 100,3, circa nove punti in meno rispetto al periodo gennaio-marzo.

Prezzi alti e morale basso

A causare questo peggioramento ha contribuito in modo determinante l’inflazione, che si mantiene sui valori più alti degli ultimi 30 anni. Secondo i dati provvisori dell’Istat, a luglio i prezzi al consumo sono aumentati del 7,9 per cento, un livello che non si vedeva dal 1986. E se i prezzi dei beni energetici rallentano, soprattutto per la componente regolamentata, accelerano invece quelli dei beni alimentari e dei servizi relativi ai trasporti. Non solo: si rafforza anche l’inflazione di fondo (al netto cioè di beni energetici e alimentari freschi), arrivata il mese scorso al 4,1 per cento, dal 3,8 di giugno, principalmente sotto la spinta dei prezzi di abitazioni, acqua, elettricità, combustibili e trasporti. L’inflazione acquisita per il 2022 raggiunge così il 6,7 per cento per l’indice generale, mentre per la componente di fondo si ferma al 3,3 per cento.

Il paese cresce grazie al Pnrr

Nei calcoli delle proiezioni è considerata la piena attuazione degli investimenti previsti dal PNRR, che sosterrebbe il PIL in misura non trascurabile (oltre 1,5 punti percentuali nel biennio), quindi rappresenta un elemento chiave della previsione. L’accumulazione di capitale si dovrebbe confermare il traino più importante della domanda interna, soprattutto nella componente delle costruzioni; i consumi invece aumenterebbero (2,0%) meno del PIL quest’anno e nel 2023 dovrebbero rallentare (0,8 per cento) per l’indebolimento dei redditi da lavoro.