“Bisogna aumentare i salari legandoli alla produttività, incentivando la contrattazione di secondo livello con decontribuzioni e detassazioni”. Così Maurizio Stirpe, vicepresidente di Confindustria per il lavoro e le relazioni industriali, in un’intervista al Messaggero, interviene sulla riduzione della settimana lavorativa a 4 giorni e sul salario minino, temi al centro del dibattito. “Bisogna – ha precisato – prima di tutto fare chiarezza tra la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e una rimodulazione dell’orario. Su questo credo ci sia molta confusione. Lavorare 40 ore in 4 giorni invece che in 5 cambia poco. Se invece la riduzione dell’orario comporta un aggravio dei costi per l’impresa e quindi la perdita di competitività, siamo sulla strada sbagliata. Dobbiamo costruire una cassetta degli attrezzi per le imprese e lavoratori con gli strumenti che garantiscano da una parte il risultato aziendale e dall’altro la possibilità di rimodulare l’orario. Ci deve essere un risultato positivo sia per i lavoratori che per le imprese. Aggiungo poi che la crescita dei salari non può né deve avvenire a scapito della produttività. Questo è e resta un punto fermo. Così come è evidente che una riduzione dell’orario non può essere disgiunta dal mantenimento o dall’aumento della produttività”.
Confindustria, Stirpe: legare i salari alla produttività, ma anche tagliare il cuneo fiscale
Sulla media delle ore lavorate in Italia, Stirpe ha aggiunto: “siamo nella media, ma su questo fronte credo si debba fare di più. Il governo deve, a mio parere, oltre che procedere ad un robusto taglio del cuneo fiscale, introdurre incentivi per favorire la contrattazione di secondo livello, aumentando così il potere d’acquisto dei lavoratori. Decontribuzione e detassazione sono strumenti validi che consentono alle aziende di ridurre il costo di lavoro, ai lavoratori di avere benefici in busta paga e al Paese di essere nel complesso più competitivo. Per questo l’esecutivo dovrebbe muoversi in questa direzione. Penso soprattutto alla detassazione dei premi di risultato o ad incentivi fiscali per chi assume giovani e donne. Su questo fronte si può fare molto. Le risorse – ha osservato – si possono certamente trovare, con 1.200 miliardi di spesa pubblica, gli spazi di manovra per dare una spinta a chi produce ci sono. Basta riorganizzare la spesa per trovare le risorse e aumentare così il potere d’acquisto dei salari a parità di costi per le aziende. E dobbiamo farlo proprio adesso con l’inflazione che morde, la transizione energetica da implementare e il trend da invertire sulla disoccupazione giovanile”.