Alibaba frena, vita nuova per concorrenti (e clienti)

Nel mondo impazzito in cui viviamo, non fa specie – ma dovrebbe! – che il regime dittatoriale più potente e duro del mondo, quello cinese, abbia giovato ai consumatori e al mercato con le batoste inferte al colosso del web Alibaba, un gigante che con i suoi 390 miliardi di dollari di fatturato assomma in se il ruolo di Google, di Facebook e di Amazon sul suo mercato. Pubblicando i suoi dati dei nove mesi giovedì scorso, Alibaba ha rivelato di aver ridotto i guadagni, e non di poco. Come mai? Certamente c’è stato il rallentamento della crescita economica, l’aumento dei casi di coronavirus, ma soprattutto una serie di misure repressive guidate dal governo sull’industria tecnologica cinese e sul colosso fojdato da Jack Ma in particolare. Dunque le entrate di Alibaba sono state ancora al di sotto delle aspettative, e così le sue prospettive di vendita per il trimestre in corso, nonostante le vendite record del Singles’ Day. L’unica cosa che è arrivata più alta del previsto, infatti, è stato il calo del 39% dei profitti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Gli investitori non l’hanno presa bene: hanno mandato le azioni di Alibaba in calo dell’11%.

All’origine di questo “anno terribile” di Alibaba, la maxi-multa da 2,8 miliardi di dollari per “pratiche anticoncorrenziali” subita in aprile dal governo. Ha pagato la multa ed ha anche dovuto ridurre quelle pratiche. Questo ha aperto la strada a rivali come JD.com e Pinduoduo per intervenire, con entrambe le aziende che recentemente hanno aumentato le spese per conquistare i clienti di Alibaba. Sembra che stia funzionando: il numero di acquirenti su Pinduoduo ha superato quelli su Alibaba all’inizio di quest’anno.

Il recente giro di vite tecnologico della Cina ha lasciato gli investitori alla ricerca di alternative, e l’India è stata felice di farlo: Paytm – la risposta del paese alla società di pagamenti digitali Ant Group di Alibaba, e sostenuta dalla stessa – ha fatto il suo debutto in borsa con una valutazione di 20 miliardi di dollari giovedì, raccogliendo 2,5 miliardi di dollari nella più grande offerta pubblica iniziale dell’India. Da lì è stato tutto in discesa: gli investitori – scettici sull’alta valutazione dell’azienda e sul suo percorso verso la redditività – hanno mandato le sue azioni giù del 27% nel suo primo giorno di trading.