di Anna Gervasoni

Grande attenzione in questo momento agli investimenti infrastrutturali. Non si tratta solamente delle risorse che il Pnrr ha stanziato per supportare l’economia italiana; i dati del primo semestre del private equity confermano questa tendenza. Sono stati infatti investiti, nei primi sei mesi dell’anno, oltre sei miliardi in operazioni legate a questo comparto.

I numeri presentati da Aifi e PwC Italia mostrano un crescente impegno dei fondi infrastrutturali nel nostro Paese, ma non solo. Il private capital in generale registra valori mai raggiunti in un semestre, arrivando a 10,8 miliardi di euro. Tra i motivi, c’è sicuramente quello legato alle grandi opportunità offerte dal nostro territorio. Abbiamo un tessuto imprenditoriale sano e una grande necessità di efficientare le reti di trasporto sia di mezzi sia di dati. Investire per potenziare le vie di comunicazione nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale e di predisposizione al digitale. Nel settore del private capital si può fare di più. Se il comparto infrastrutture sta crescendo velocemente, così come quello delle operazioni di buy out, spesso volte a creare aggregazioni di imprese, crollano gli impegni dedicati alle acquisizioni di minoranze in aumento di capitale, le così dette operazioni di expansion. Nel primo semestre dell’anno, infatti, sono state realizzate operazioni in questo comparto per un ammontare pari a 186 milioni di euro. Altro segmento critico, quello del turnaround, troppi pochi deal dedicati al supporto alle aziende in tensione finanziaria, pari a 86 milioni di euro. Queste due carenze possono diventare un fattore frenante per lo sviluppo del settore industriale e urge pensare a stimoli mirati. Nel venture capital invece, pur rimanendo ancora a livelli contenuti rispetto al potenziale del sistema innovativo del paese, abbiamo visto come l’intervento del Governo e delle Istituzioni ha permesso una svolta con una forte crescita del settore: 210 operazioni, con un incremento del 63% rispetto all’anno precedente. A livello di volumi, si è superata la soglia psicologica di un miliardo di euro. Tali misure hanno funzionato per il venture capital e possono essere replicate anche per altri comparti del private equity. Occorre pensare a interventi attraverso fondi di fondi, che aiutino la finanza alternativa a crescere per poter essere un valido supporto all’economia reale. Dove ciò è avvenuto i risultati si sono visti con ricadute positive su tutti i livelli, dall’occupazione allo sviluppo delle imprese, alla crescita del Paese. Sempre lato investimenti, i fondi si focalizzano sulle aziende con meno di 50 milioni di fatturato, che rappresentano  l’81% del numero totale e che, se eliminiamo quelli in venture capital, sono il 52% del totale; così come per quanto concerne la distribuzione settoriale, in termini di numero, nel comparto Ict sono state realizzate 77 operazioni, il 23% del totale, nel settore dei beni e servizi industriali 40, 12% e nei servizi per il consumo 37, 11%, comparti trainanti in questi ultimi anni. Sul fronte della distribuzione geografica, il 76% delle 314 operazioni realizzate nel primo semestre in Italia è stato realizzato al Nord, pari a 237 investimenti, il 16% al Centro con 51 e il restante 8% al Sud e Isole, che totalizza 26 investimenti.

A livello regionale, in linea con gli anni precedenti, la Lombardia si è classificata al primo posto in termini di numero di operazioni, 123, pari al 39% del totale, seguita dall’Emilia Romagna 35, 11%. Per quanto concerne la distribuzione settoriale, in termini di numero, nel comparto Ict sono state realizzate 77 operazioni, 23% del totale, nel settore dei beni e servizi industriali 40, il 12%, e nei servizi per il consumo 37, l’11%. La fotografia della prima parte dell’anno, per il private equity, mostra che abbiamo grandi potenzialità ma serve ancora uno sforzo, anche da parte delle istituzioni, per supportare correttamente le imprese e dare loro una offerta articolata di strumenti.