di Rosaria Barrile
La valutazione delle criptovalute rimane un argomento che richiede ancora consenso a livello di settore: i quadri di riferimento devono infatti adattarsi a questa asset class frenetica che sta producendo molto velocemente numerosi casi d’uso.
«Uno dei maggiori problemi quando si parla di criptovalute è che in molti ritengono che questo mercato sia un unico blocco omogeneo», dichiara Massimo Siano, managing director & head of Southern Europe di 21Shares. «In realtà, al suo interno si possono trovare criptovalute con un differente valore; per questo avere una metodologia che permetta di valutare in modo oggettivo quali cripto possono avere un futuro è fondamentale. Facciamo una selezione molto rigorosa delle cripto sulle quali costruire i nostri Etp, avendo sempre in mente il nostro obiettivo ultimo: avvicinare gli investitori a quello che riteniamo essere l’asset class del futuro. Allo stesso modo, dobbiamo delineare una tassonomia dei cripto asset per comprendere le differenze che possiamo aspettarci nell’accumulo di valore e nei potenziali approcci di valutazione».
Una tassonomia per i cripto asset
21Shares propone due tipi di suddivisioni diverse per i cripto asset. «A livello di infrastruttura, proponiamo la categorizzazione dei cripto asset in base al meccanismo di consenso della blockchain. Abbiamo quindi Cripto asset di Proof-of-Work e Cripto asset di Proof-of-Stake», precisa Siano.
Nei cripto asset di Proof-of-Work (PoW), l’asset nativo non è uno degli input della produzione di blocchi. Al contrario, la PoW si affida a una lotteria ad alta intensità di energia e di calcolo chiamata mining per determinare quale blocco aggiungere e premiare i miner. Nei cripto asset di Proof-of-Stake (PoS), invece, i validator devono impegnare una parte del loro capitale (lo “staking”) per ottenere l’accesso a un flusso di valore ricorrente generato dalle regole del network.
A livello di applicazione, invece, 21Shares propone le seguenti categorie:
– Token di governance: I token di governance danno diritto di voto e rappresentano la proprietà dell’applicazione.
– Token non fungibili (Nft): Gli Nft sono token univoci che non sono intercambiabili con alcun asset correlato. Questa caratteristica è in contrasto con i cripto asset come il Bitcoin (Btc) ed Ethereum (Eth), che sono di natura fungibile.
– Token di utilità: token che concedono l’accesso ai prodotti o servizi di un’applicazione e che devono essere utilizzati all’interno del network della blockchain, piuttosto che fungere da investimento.
«Il nostro obiettivo è proporre metodologie di valutazione che concilino i diversi approcci adottati dagli investitori negli ultimi anni», spiega Eliézer Ndinga, direttore della ricerca di 21Shares. «La valutazione delle criptovalute rimane un argomento emergente che va affrontato partendo dalle basi: la domanda quindi deve essere “qual è il valore di un asset”»?
Per Aswath Damodaran, professore di finanza presso la Stern School of Business della New York University, esistono due differenti metodologie per la valutazione di un qualsiasi asset: una valutazione fondamentale e una relativa.
Secondo la valutazione intrinseca, il valore di un asset va misurato in relazione ai suoi fondamentali, vale a dire i flussi di cassa continui, la crescita prevista e il rischio e viene calcolata con il metodo del flusso di cassa scontato (Dcf), in cui il valore di un asset è dato dalla somma del valore attuale netto (Net Present Value, Npv) e dei flussi di cassa futuri previsti, scontati per il tempo e per il rischio.
Nella valutazione relativa, invece, il valore di un asset viene confrontato con un gruppo di asset o un singolo asset in un mercato simile. Una valutazione relativa riflette molto più probabilmente le percezioni e il sentiment del mercato rispetto a una valutazione fondamentale.
«È importante notare che il professor Damodaran ha descritto questi due approcci per le aziende. Anche se i cripto asset non sono società, gli stessi principi generali valgono anche nel mercato cripto e per qualsiasi altra asset class in cui è possibile investire», spiega Ndinga. «Questo quadro di riferimento aiuta a navigare in questa nuova classe di attività sfruttando le metodologie di valutazione tradizionali. L’unico aspetto che tutti gli approcci di valutazione hanno in comune è la presunzione che i mercati siano inefficienti, almeno nel breve termine. In caso contrario, il prezzo sarebbe la migliore stima del valore e non ci sarebbe alcun dubbio nella valutazione di un asset. A questo proposito, Damodaran fa una chiara distinzione tra valore e prezzo: mentre il valore è guidato dai fondamentali, tra cui flussi di cassa, crescita e rischio, il prezzo è determinato dal sentiment del mercato, dalle narrazioni e dalla liquidità».
Valutazioni fondamentali versus valutazioni relative
I cripto asset oggi tendono a essere “prezzati” dai trader e a essere “rilanciati” fino a livelli insostenibili quando il capitale di rischio è abbondante. «Nella finanza tradizionale, un investitore valuta le società con una certa variabilità del metodo Dcf, perché è noto che l’andamento delle azioni ordinarie rappresentano un’indicazione degli utili attuali o futuri di una società. Supponiamo però che lo stesso investitore stia deliberando se acquistare o meno un’opera d’arte. In questo caso, ovviamente non avrebbe senso utilizzare una valutazione Dcf, poiché non vi sono flussi di cassa da scontare. Al contrario, è un fatto noto che gli individui apprezzano i beni da collezione in base alle loro convinzioni e preferenze soggettive».
Per questo scopo, 21Shares ha deciso di adottare l’approccio di analisi che distingue tra valutazioni intrinseche e relative. «La prima categoria è più adatta per stimare il valore di mercato di asset digitali basati su blockchain ‘Proof-of-Stake’ (PoS), che corrispondono flussi di cassa continuativi nel tempo, come azioni e obbligazioni, e fa ricorso al modello del flusso di cassa attualizzato (Dcf)», puntualizza Ndinga. «La seconda categoria, invece, è più adatta per gli asset basati su ‘Proof-of-Work’ (PoW), più simili a commodity digitali, e presenta a sua volta due metodologie differenti: la prima è quella dei ‘multipli’, che confronta quanto gli investitori stanno pagando per una determinata criptovaluta con i prezzi di altri asset comparabili, e fornisce una cosiddetta ‘stima standardizzata del prezzo’. La seconda è il ‘dimensionamento del mercato’, particolarmente adatto per le criptovalute che hanno funzione di ‘riserva di valore’, la quale prevede la definizione di un mercato di riferimento detto ‘Tam’ e la stima di un market-share che l’asset potrebbe verosimilmente conquistare. Confrontando la stima con la situazione reale, è possibile definire i margini di crescita (o di decrescita) dell’asset in esame. Infine, è importante evidenziare che per le blockchain PoW il costo del mining corrisponde al limite inferiore del prezzo».