In Italia, paese in cui il 98% delle imprese fattura meno di 10 milioni di euro e ha meno di 50 addetti, il Fondo di
Garanzia ha rappresentato uno strumento chiave per aiutare le imprese più piccole non solo a crescere dimensionalmente , ma soprattutto, durante la pandemia, a mantenere lo status quo e a restare sul mercato. A fotografare lo stato di salute delle Pmi nel periodo successivo all’emergenza sanitaria, è una ricerca condotta da dall’Ufficio Studi del Gruppo Nsa, principale mediatore creditizio in Italia per fatturato. Il confronto si basa sull’analisi, effettuata su oltre 378 mila imprese, dei bilanci del 2021 delle Pmi rispetto ai bilanci del 2020 e del 2019. “Abbiamo verificato l’andamento dei bilanci del 2019, del 2020 e del 2021 di tutte le società di capitali attive con fatturato superiore ai 100 mila euro, presenti nel database di Aida, che raccoglie informazioni complete sulle società in Italia. La valutazione si è poi basata su pochi indicatori selezionati, in grado di tracciare il profilo economico, patrimoniale e finanziario delle imprese. Tra quelli considerati vi è stato non solo l’andamento del fatturato ma anche il rapporto tra il Mol e il fatturato”, precisa Francesco Salemi, amministratore delegato del Gruppo Nsa.
Metà delle imprese hanno migliorato i bilanci
Dall’analisi emerge che circa il 50% dei bilanci delle imprese hanno registrato un miglioramento degli indicatori economico/patrimoniali selezionati, mentre soltanto il 29% ha migliorato il rapporto tra l’indebitamento finanziario netto e il margine intermedio. “Alcune aziende, pur avendo incrementato i ricavi, non sono riuscite a migliorare il risultato della gestione reddituale (indicata dal rapporto tra Mol e fatturato): è questo il vero problema delle imprese, ovvero la capacità di generare i margini e, di conseguenza, i flussi al servizio del debito”, sottolinea Salemi. “l rapporto tra l’indebitamento finanziario netto e il margine intermedio è peggiorato ma solo nel 6% dei bilanci”. I risultati dell’analisi rappresentano una situazione in cui solo il 29% dei bilanci hanno registrato una riduzione dei ricavi rispetto al 2019. Ci sono regioni in cui il numero di imprese che hanno registrato miglioramenti è stato molto contenuto, come Friuli, Liguria e Abruzzo 2%, Basilicata, Sardegna, Calabria e Umbria 1%, Molise e Valle d’Aosta 0%. Sulla base dei bilanci 2021, le imprese che hanno invece subito un peggioramento nei principali indicatori sono molto più contenute. Le regioni che presentano un numero rilevante di imprese con indicatori nei bilanci 2021 in peggioramento, rispetto ai dati 2019, sono: Lombardia (27%), Lazio e Veneto (11%), Emilia- Romagna 9%, Toscana 8%. Il numero di imprese che hanno avuto indicatori stabili rispetto a quelli dei bilanci 2019, sono così sintetizzabili: in Lombardia 26% delle imprese, nel Veneto l’11%, nel Lazio e in Emilia-Romagna il 10%, in Toscana e Campania il 7%.
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Anche i macrosettori più colpiti si salvano
I macrosettori, anche quelli più colpiti dalla crisi pandemica, hanno dato segnali confortanti di ripresa nel 2021 rispetto al 2020; tra i settori in cui le imprese hanno registrato i miglioramenti più significativi si segnala il Commercio – dove il 31% delle imprese ha registrato un miglioramento degli indicatori -l’Industria il 26%, i Servizi il 24% e l’Edilizia il 15%. Il peggioramento degli indicatori si registra nelle imprese dei Macro Settori Commercio nel 29% e Industria 28% dei casi (rispettivamente erano il 33% e il 28% nel raffronto dei bilanci 2019 vs 2021), e nel 26% dei bilanci delle imprese dei Servizi. “Il dato che appare evidente, al di là delle percentuali calcolare sul totale di ogni singolo cluster, è che la somma delle imprese che hanno ottenuto risultati degli indicatori di bilancio in miglioramento o stabili, confrontando i bilanci 2019 e 2021, è decisamente superiore a quello delle imprese che hanno registrato un peggioramento degli stessi indicatori”, conclude Salemi. “Anche l’analisi dei macrosettori rileva che il numero delle imprese che ha visto un miglioramento dei dati di bilancio, per ogni singolo macrosettore, è decisamente superiore al numero delle imprese che, invece, hanno registrato un peggioramento”.