L’utilizzo della mascherina come dispositivo di protezione fondamentale nella vita di ogni giorno sarà uno dei lasciti più immediati e tangibili della pandemia da Coronavirus. L’emergenza sanitaria, rendendone obbligatorio l’uso, l’ha infatti sdoganata come accessorio quotidiano, ormai imprescindibile. Al netto del cambio culturale che ha prodotto, ha accelerato la maturazione sull’importanza di proteggere le vie respiratorie non solo da virus e batteri, ma anche da inquinanti come smog e pollini.
 

L’utilizzo diffuso delle mascherine ha avuto come conseguenza una netta diminuzione dei rischi legati all’incidenza di altre malattie respiratorie o virali, soprattutto in situazioni ospedaliere, dove molte malattie vengono causate proprio dalla promiscuità. Non a caso, stando ai report e ai dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, la stagione 2020/2021 è stata finora caratterizzata dalla quasi totale assenza di virus influenzali sul territorio nazionale, proprio a seguito delle diverse misure di prevenzione adottate per arginare l’emergenza dovuta al Covid-19. La mascherina, inoltre, soprattutto nei centri abitati più congestionati dal traffico, ha la duplice funzione di proteggere dalle particelle di Pm10 e Pm2.5, “killer invisibili” che ogni anno, soltanto in Italia, causano circa 66 mila morti premature.

 

“Oggi respirare non è più un’azione considerata scontata. L’emergenza sanitaria ci ha fatto scoprire quanto proteggere le vie respiratorie sia essenziale, esattamente come indossare la cintura di sicurezza in auto o il casco quando si va in moto”, sottolinea Pier Paolo Zani, Amministratore Delegato di BLS, azienda italiana con sede a Cormano, specializzata nella produzione di dispositivi di protezione delle vie respiratorie, operante nel settore da oltre 50 anni. “Dopo oltre un anno di pandemia, siamo senza dubbio più consapevoli dell’importanza di proteggere le vie respiratorie e dei rischi quotidiani legati a virus, pollini, batteri e inquinamento con cui si entra costantemente in contatto. Allo stesso tempo, abbiamo imparato a riconoscere e individuare i prodotti più adatti a seconda delle situazioni”.

 

“Questo cambiamento lo abbiamo in un certo modo vissuto anche noi in BLS: da azienda ‘di nicchia’, ci siamo ritrovati al centro di un sistema produttivo di beni indispensabili per la tutela della salute delle persone. I nostri prodotti sono sempre stati dedicati prevalentemente all’industria e all’export. L’emergenza ci ha posto di fronte al problema se soddisfare la domanda di clienti consolidati o rivedere la produzione, per far fronte alla domanda interna di ospedali, protezione civile, ecc. Rifacendoci alla nostra missione, quella di proteggere le persone e di farlo bene, siamo riusciti a trovare un equilibrio, ridisegnare il processo produttivo, realizzare nuovi investimenti e portare l’azienda alla massima capacità produttiva. Allo stesso tempo è cambiata la concezione della nostra filiera: siamo passati dal prodotto mascherina al dispositivo di protezione delle vie aeree”.

 

Grazie a macchinari progettati e ingegnerizzati internamente e alle sinergie promosse con università e partner di mercato, l’azienda è infatti riuscita a rendere sempre competitiva la propria produzione, anche rispetto alla Cina, senza aumentare i prezzi delle mascherine e rifornendo ospedali, RSA e forze dell’ordine.

 

“Adesso è fondamentale ribadire la necessità che aziende, istituzioni e Stati mettano al primo posto la qualità dei prodotti: la mascherina è un DPI a rischio vita, bisogna scegliere prodotti certificati che assicurino qualità, tracciabilità e affidabilità del fornitore”, sottolinea Zani “Sono ancora troppo numerosi i casi di mascherine sequestrate in Italia. Stato e aziende devono dotarsi di sistemi di controllo delle performance dei prodotti: indossando mascherine che non garantiscono la protezione si rischia di creare un effetto placebo drammatico e di aumentare il rischio. Per realizzare un DPI, come le mascherine FFP2 e FFP3, sono indispensabili tecnologie, macchinari, controllo del processo produttivo, materiali di qualità che rispondano a due requisiti fondamentali: la filtrazione e la resistenza respiratoria. Le aziende che producono DPI dovrebbero essere in grado di garantire il controllo di tutto il processo produttivo e rispettare in ogni fase i requisiti previsti dal Regolamento UE 2016/425, che rappresenta un insieme di ‘regole’ alle quali il DPI deve sottostare per ottenere il maschio CE”.

 

Rimane infine fondamentale continuare a sensibilizzare i cittadini e fare informazione sull’uso corretto dei DPI, ad esempio sottolineando come le maschere vadano cambiate con regolarità: sono infatti studiate per proteggere sotto le 10-15 ore di utilizzo nel caso di quelle riutilizzabili (R) e non più di 8 nel caso delle non riutilizzabili (NR).

 

Nonostante l’emergenza sanitaria del Coronavirus non possa purtroppo ancora dirsi conclusa, nel frattempo a livello industriale il picco di richieste è rientrato. “Per questo stiamo già guardando oltre per capire come poterci mettere al servizio non solo di industrie e ospedali ma anche dei cittadini, per continuare a promuovere i dispositivi di protezione a 360 gradi e lavorare per un futuro più sicuro”, aggiunge Zani.

 

BLS ha dunque da una parte messo in campo investimenti per creare prodotti sempre più all’avanguardia, dall’altra sviluppato sinergie per fare sistema tra università e industria.
 

Per quanto riguarda gli investimenti, l’azienda nel primo trimestre 2021 ha dato il via alla realizzazione di quattro nuove linee di produzione di maschere usa e getta a becco, certificate CE, che saranno al centro della nuova sede produttiva a Paderno Dugnano (MI) e assicureranno una capacità produttiva superiore ai 5 milioni  di mascherine al mese, da dedicare principalmente ai mercati industriale e medicale europei. Inoltre, BLS guarda con sempre più attenzione alla Spagna, dove sta concentrando i propri sforzi nello stabilimento produttivo di Barcellona, che ora ospiterà una linea di produzione di maschere facciali filtranti la cui vendita è stata dedicata inizialmente al mercato spagnolo, con priorità al settore sanitario per il rifornimento di ospedali, cliniche, forze dell’ordine, ma ora anche al resto del mercato europeo.
 

Per quanto riguarda le collaborazioni, BLS sta supportando la startup Narvalo, spin-off del Politecnico di Milano, incubata in PoliHub e partecipante istituzionale di Fondazione Politecnico di Milano. Narvalo ha infatti creato una mascherina anti-inquinamento che può essere considerata tra le più confortevoli FFP3 sul mercato. Pensata per gli urban commuters, cioè coloro che si spostano in città in bici, a piedi o in scooter, la Urban Active Mask di Narvalo è infatti dotata del dispositivo proprietario Active Shield, speciale valvola di espirazione IoT che aumenta il comfort e monitora le condizioni respiratorie. Grazie alla tecnologia filtrante BLS Zer0 e allo strato in carbone attivo, le mascherine di Narvalo garantiscono un livello di filtrazione superiore al 99%, proteggendo da inquinamento atmosferico, odori e pollini oltre che da virus e batteri.

“Il progetto va nella direzione di raccontare l’importanza della mascherina come accessorio quotidiano e sempre più necessario per difendersi da agenti dannosi presenti nell’aria, per migliorare la qualità della propria vita”, conclude Zani. “Proprio con questo obiettivo ben chiaro per il futuro di BLS, nel 2021 abbiamo inoltre aderito ad ASSOSISTEMA Confindustria e siamo entrati a far parte della Fondazione Politecnico di Milano, così da unire le forze e strutturare un percorso che ci permetta di essere sempre più vicini al territorio e di lavorare insieme alle realtà locali”.