La corsa a ostacolisulle strade d'Italia

Nel 2019 gli incidenti stradali registrati in Italia sono stati 172.183, con 3.173 decessi e oltre 241.000 feriti. Ogni giorno in media 9 persone muoiono sulle nostre strade. Sebbene i dati siano i più bassi registrati negli ultimi 10 anni da ISTAT, l’Italia resta comunque il fanalino di coda in tema di sicurezza stradale, rispetto agli altri Paesi europei.

La decrescita è principalmente legata alla crescente innovazione tecnologica dei veicoli, ma anche a livello di rete stradale è possibile contribuire per salvare un numero crescente di vite. In particolare vi sono due tipologie di sicurezza in questo contesto, spesso erroneamente confuse. Quella attiva, preposta a prevenire gli incidenti, comprende tra le soluzioni più recenti ABS e la frenata di emergenza. Esiste poi la sicurezza passiva, che riguarda tutti quei dispositivi che mirano a ridurre le conseguenze negative di un impatto, assorbendone l’energia sprigionata. Le cinture di sicurezza, i poggiatesta, gli airbag e i seggiolini per i bambini appartengono a questa categoria. Ma a livello di infrastruttura stradale vi sono altri elementi, come gli attenuatori d’urto, i terminali di barriera, guardrail e newjersey che svolgono funzioni salvavita davvero importanti e dai risultati eccezionali.

Abbiamo chiesto a Roberto Impero, CEO di SMA Road Safety, azienda campana che produce in Italia ed esporta in tutto il mondo sistemi di sicurezza stradale passiva di ultima generazione, quale sia la situazione attuale delle strade italiane. “Mi occupo da anni, a livello internazionale, di sensibilizzazione sul tema della sicurezza stradale passiva, argomento di grande rilevanza, spesso però trascurato e nel quale regna parecchia confusione. Senza troppi giri di parole, le strade italiane non sono sicure e la causa principale è dovuta alla mancanza di protezione degli ostacoli fissi”. Muri nelle gallerie, alberi ai lati delle strade, biforcazioni, caselli di pedaggio, piloni e terminali di barriera sono tra gli imputati maggiori di questa problematica. “E’ importante sapere che molte volte sono proprio i dispositivi installati sulle nostre strade, per proteggerci, a diventare la principale causa di morte per gli automobilisti. Mi riferisco in particolare alla parte finale del guardrail che, se non protetta da apposito terminale, in caso di impatto si trasforma in una lancia che penetra nell’abitacolo per diversi metri. L’Italia poi è costellata di viali alberati, davvero molto suggestivi, che però in caso di sbandamento risultano estremamente pericolosi perché non sono protetti da barriere laterali. Le biforcazioni stradali, inoltre, sono spesso sprovviste di attenuatori frontali in grado di assorbire l’energia del veicolo in caso di impatto”. Analizzando i dati ISTAT, le strade con il tasso più elevato di incidentalità sono quelle extraurbane, mentre il 10% degli incidenti più tragici avviene per sbandamento del veicolo contro ostacoli stradali, non adeguatamente protetti.

Un altro aspetto spesso trascurato, ma che oggi richiede una doverosa attenzione, riguarda la sostenibilità delle soluzioni preposte alla sicurezza passiva. Oggi ancora troppi dispositivi salvavita sono realizzati in parte o nella totalità in plastica, materiale che richiede la sostituzione ad ogni impatto, con un costo elevato, sia a livello ambientale che del gestore della strada, per lo smaltimento. “Ridurre l’impatto ambientale di questi dispositivi è possibile ed è anche un dovere non più trascurabile; SMA realizza attenuatori e terminali di barriera interamente in acciaio, sia per le elevate prestazioni che è in grado di offrire nel tempo, sia per il fatto che è interamente riciclabile. I nostri prodotti si compongono di moduli assorbenti a maglie metalliche che, in caso di impatto, richiedono la riparazione dei soli elementi danneggiati, con vantaggi sia di in termini di costi, di ambiente e anche di velocità di ripristino del sistema salvavita stesso”.

La sicurezza stradale proposta da SMA rappresenta un punto di riferimento internazionale: i prodotti sono testati oltre al limite di legge di 110Km/h, per rispondere alle reali esigenze d’impiego su qualsiasi tipologia di strada, autostrada inclusa. I crash test sono eseguiti non solo con utilitarie di massimo 1500 chili, ma anche con Suv Pick-up da 2 tonnellate, per testarne le performance anche con la maggior parte dei veicoli di grandi dimensioni attualmente in circolazione. L’attenuatore Leonidas di SMA è l’unico che abbia eseguito un crash test impiegando un manichino EuroNcap, ottenendo il risultato di 5 Stelle in quanto a protezione di conducente e passeggeri. Per queste ragioni SMA esporta l’80% della propria produzione; l’azienda campana ha installato i propri dispositivi per mettere in sicurezza opere pioneristiche come l’Eurasia Tunnel di Istanbul, le autostrade di Doha in Qatar, la futuristica sopraelevata di Sheikh Al Jaber Causeway in Kuwait, fino al recente nuovo ponte di Genova.

Roberto Impero, ceo di Sma Road Safety

In Europa si registrano diversi approcci in materia di sicurezza stradale, “in Belgio, Irlanda, Norvegia, Inghilterra la legge prevede che la certificazione CE sia necessaria ma non sufficiente. E’ previsto un laboratorio statale per controllare la documentazione e il rispetto del disciplinare di produzione, prima di inserire il dispositivo nell’elenco dei prodotti approvati. La stessa marchiatura CE spesso presenta alcune lacune, con particolare riferimento al Factory Production Control, che è la vera garanzia sulla costanza delle prestazioni e sulla conformità tra prodotto testato e prodotto installato. Questo importante controllo dovrebbe essere eseguito ogni anno da parte del Notified Body, eppure spesso i produttori presentano certificati CE datati, che vengono ugualmente accettati in base alla clausola che attesta che -la validità di questo certificato è subordinata alla regolarità della sorveglianza sul relativo FPC. La conformità del controllo di produzione in fabbrica, quindi, dovrebbe essere verificata dalla Stazione Appaltante, ma ben pochi conoscono questo dettaglio”.

La sicurezza stradale non efficiente genera dei costi elevatissimi per l’intero paese. In media ogni decesso per incidente comporta un impatto sociale ed economico di circa un milione e mezzo di Euro. Se confrontiamo questo costo con l’investimento medio di progettazione e installazione di sistemi di sicurezza stradale passiva necessari a salvare vite umane, le amministrazioni potrebbero tagliare un’enorme fetta delle spese, semplicemente con l’opportuna messa in sicurezza le tratte di competenza. “Siamo tutti coinvolti: automobilisti, gestori stradali, installatori dei dispositivi di sicurezza, produttori di dispositivi di ritenuta, enti pubblici. Tutti possono rischiare la vita sulla strada; ognuno può – a suo modo – agire per migliorare la grave situazione attuale, denunciando la presenza di pericoli non protetti sulle strade che percorre tutti i giorni, pretendendo che vengano messi in sicurezza” conclude Roberto Impero.