Sembra tutto pronto per l’approvazione del Recovery Fund. Il voto di domani in Commissione europea sarà seguito da una fase di trattative tra i Paesi che durerà fino al primo vertice fissato al 18 giugno. Con il secondo, previsto a luglio, ci sarà il voto definitivo. Questo fine settimana, intanto, sono trapelate indiscrezioni su alcune delle caratteristiche del fondo destinato a sostenere, in particolare, i Paesi più colpiti dalla pandemia di Covid-19.
Prima di tutto il suo valore, che dovrebbe aggirarsi tra i 600 e gli 800 miliardi di euro in titoli, emessi da Bruxelles e distribuiti tra aiuti a fondo perduto, investimenti e prestiti. La Francia, scrive La Repubblica questo fine settimana, chiede che le risorse per i sussidi a fondo perduto abbiano una fetta da 500 miliardi.
Ma per trovare un accordo con i Paesi del Nord Europa, contrari a sostegni finanziari senza obblighi per il futuro, si ritiene che la Germania proporrà una riduzione dei prestiti a fondo perduto a 400 miliardi, a cui affiancare. In totale il Recovery Fund avrà un valore finale di 1.000 miliardi, grazie alle leve finanziarie che permetteranno di far crescere il piano da cui parte. A garanzia dei provvedimenti sarà messo il prossimo bilancio dell’Ue il 2021-2027.
Il fondo si sviluppa in tre sezioni. Partiamo da quella dedicata ai sussidi, la Recovery and Resilience Facility. A questo ambito di intervento, che non prevede condizioni d’uso, attengono i finanziamenti dedicati alle riforme economiche, ai settori più colpiti e agli investimenti in ambiente e tecnologia. Gli Stati interessati dovranno presentare alla Commissione un piano di spesa.
Il secondo capitolo del Recovery Fund è l’InvestEu, che già esiste e che adesso verrà potenziato per moltiplicare le risorse dell’intervento attraverso accordi pubblico-privato nei settori strategici a rischio crisi. Infine, il Solvency Instrument, ideato che per andare a integrare la capacità di spesa degli Stato mediterranei rispetto a quelli del Nord. È previsto un ruolo della Bei, la Banca europea degli investimenti che farà da finanziatore, insieme ai soggetti pubblici nazionali, per sostenere le imprese che rischiano di fallire.