Il festival della dottrina sociale promosso da Ucid alla Fiera di Verona è stata l’occasione per fare le prime riflessioni sulla possibile introduzione anche in Italia della valutazione dell’impatto generazionale di tutti i futuri disegni di legge.

Al seminario “verso una sussidiarietà generazionale” sono pervenuti anche i contributi del Ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso e del Ministro dello Sport Andrea Abodi e tra gli altri ha partecipato l’ex Ministro Galletti, ora presidente dell’UCID

Occupazione giovanile, Italia tra gli ultimi in Europa

 La persistente iniquità integenerazionale, che vede da quasi un decennio pregiudicate le nuove generazioni è sotto gli occhi di tutti: l’Italia è ultima in Europa per numero dei Neet (di nuovo sopra i tre milioni), presenta tassi di occupazione giovanile molto bassi soprattutto a sud e tra le donne. A questo si aggiunga il continuo brain drain dei giovani e la convinzione anche tra molti giovanissimi che non vi sia futuro nel nostro paese.

Da diversi anni l’Osservatorio sulle politiche giovanili della Fondazione Bruno Visentini rileva che oltre uno su quattro studenti delle scuole secondarie superiori si vede già proiettato verso una carriera all’estero.

Lavoro, casa e famiglia: obiettivi difficili per i giovani

Se dunque il problema è noto, le soluzioni sino ad ora adottate dai governi di turno sono sempre state poco efficaci (si pensi alla “Garanzia Giovani”), del tutto inefficaci (si pensi all’attuale Garanzia per l’acquisto della prima casa che non solo non ha ridotto il numero dei giovani che ancora oltre i trent’anni non lasciano la casa dei genitori, ma addirittura non ne ha contrastato l’aumento), poco rilevanti (il Bonus cultura). Per non parlare di quelle anche solo ventilate, come la dote ai diciottenni, ventilata guarda caso in campagna elettorale, che finirebbe per pregiudicare la fascia 19-34.

In questa situazione, dove cause e concause si affollano, l’unico modo per provare ad articolare soluzioni con un impatto duraturo è stato quello di provare a misurare il fenomeno nelle sue componenti dimensionali, che non si limitano alla mancanza di posti di lavoro, ma spaziano dalle difficoltà di mobilità, alla questione abitativa, all’assunzione della maternità e della paternità responsabile, alla acquisizione di competenze spendibili non tanto sull’attuale mercato del lavoro ma nel mercato del lavoro che i nostri studenti troveranno all’uscita della scuola o dell’Università.

Indice del divario generazionale a cosa serve

Così è nato l’indice del divario generazionale, un indicatore sintetico che dal 2006 misura “l’altezza del muro” che i giovani devono superare per aprire le tre principali porte che conducono alla vita autonoma e adulta, la porta di una propria abitazione, le porte del luogo di un lavoro dignitoso e la porta dell’ospedale per assumere responsabilmente la maternità e la paternità.

Lo strumento di misurazione non solo ha dimostrato come l’impatto delle varie crisi che si sono avvicendate nei tre lustri successivi (crisi finanziaria, recessione, crisi pandemica e ora crisi energetica) abbiano impattato maggiormente sulle fasce giovanili, ma ha messo anche in luce le principali cause: tra queste il peso sempre maggiore del sistema pensionistico, con sempre meno lavoratori che vi contribuiscono, un persistente gender pay gap, le difficoltà di accesso al credito e, per citarne tre.

Valutazione dell’impatto generazionale cos’è

La valutazione dell’impatto generazionale, in inglese youth check, è stata introdotta nel 2013 presso il Parlamento austriaco, e dal 2017 presso il Parlamento federale tedesco. L’introduzione in Italia è stata prevista anche nel programma elettorale del centrodestra che ora è chiamato ad introdurla.

I profili di attuazione sono diversi, anche se il Comitato per la valutazione dell’impatto generazionale delle politiche pubbliche (COVIGE) introdotto dal Governo Draghi a metà del 2021 ha pubblicato delle linee guida fissando alcuni paletti, come la fascia di età di riferimento (14-35 anni) i principali indicatori e le aree di impatto.

Youth check, cosa bisogna fare per attivarlo

Ora, per giungere alla programmata adozione di una forma di youth check bisogna procedere in tre direzioni tra loro parallele: a) la sperimentazione e l’adozione di un modello di valutazione; b) l’individuazione di un ente in grado di effettuare rapidamente le valutazioni; c) la modifica dei regolamenti parlamentari con l’introduzione di un parere obbligatorio non vincolante sui Ddl sottoposti alle commissioni parlamentari.

L’orizzonte temporale di una legislatura è l’orizzonte temporale ideale per mettere finalmente a sistema una strategia in grado di riequilibrare l’attuale divario generazionale e consegnare alle nuove generazioni un paese più competitivo, equo e sostenibile.