La Legge di Bilancio non sembrerebbe aver portato nessuna proposta innovativa in materia di welfare, nessun cambio strutturale. Il governo Meloni si accontenta di riproporre prodotti di cui abbiamo già visto la nascita negli anni passati e che sono stati poi pian piano ridefiniti o abrogati.

La volontà parrebbe comunque quella di portare un’equità verticale, cercando di redistribuire il reddito in favore dei nuclei familiari in condizioni disagiate; parallelamente si persegue un’equità orizzontale col ricorso a trattamenti che compensino le maggiori spese cui le famiglie devono far fronte.

Minimo comune denominatore per richiedere bonus, agevolazioni e aiuti sarà per ora il limite del reddito ISEE, a cui vedremo poi subentrare il quoziente familiare, riforma che guarda al modello francese e che non manca comunque di trascinare con sé tutta una serie di dubbi. Vediamo qui di seguito prodotti e modifiche del welfare in relazione alla nuova Legge di Bilancio 2023.

Bonus Famiglia 2023, come richiederlo

Un fondo di risorse economiche destinate a contenere aumenti in bollette e provvedimenti fiscali per sostenere le famiglie colpite dalla pandemia, era già stato stanziato con la passata manovra di bilancio, nel 2023 il bonus luce e gas viene riproposto.

Abbiamo dunque una riduzione delle spese sulle bollette di elettricità e gas naturale verso le utenze domestiche. Si tratta di una scontistica a cui si può fare ricorso rispettando determinati requisiti, primo su tutti il tetto massimo ISEE (più alto per le famiglie numerose – almeno quattro figli a carico).

In realtà, già dal 2021 le agevolazioni avrebbero dovuto essere riconosciute in maniera automatica ai cittadini / nuclei familiari aventi diritto, in seguito è stato riscontrato come l’iter di richiesta non funzionasse perfettamente. La conseguenza e perciò il danno, è risultata in un cospicuo numero di cittadini che non hanno ricevuto lo sconto automatico previsto in bolletta, la beffa è poi l’assenza di un ente di riferimento che possa risolvere questo problema.

Anche la social card o carta acquisti, è un prodotto già visto. In questo caso si tratterà di una prepagata postale che offre 80 Euro bimestrali spettanti a genitori con figli minori di tre anni ed Over 65 anni, un importo che difficilmente può dare un aiuto concreto a chi ne ha davvero bisogno. Attivato già diversi anni fa e successivamente abrogato, anche in questo caso per farne richiesta sarà necessario controllare i requisiti economici ed in particolare il valore ISEE.

Infine, potrebbe essere buona l’idea del bonus gemelli, una maggiorazione che dovrebbe affiancarsi all’assegno unico. Sfortunatamente, anche qui il discorso è lo stesso che applichiamo alla social card: quasi impossibile che il bonus così proposto porti cambiamenti reali nei nuclei familiari, con un importo dell’assegno di soli 100 Euro e un iter di richiesta che prevede, tra le altre cose, l’accesso al bonus solo per i primi tre anni di vita dei bambini.

Welfare pensionistico come funziona

Anche in materia di welfare pensionistico il governo ci serve una minestra riscaldata: insomma proroga e rifinanziamento di misure già adottate negli anni precedenti. Ad esempio, la pensione anticipata flessibile (Quota 103) era stata inaugurata dal governo Lega-Cinque Stelle nel 2018 e già ridefinita dal governo Draghi (Quota 100 e 102). Oggi con Meloni sono richieste un’anzianità contributiva pari a 41 anni di accrediti entro il 31 dicembre 2023 e il compimento di 62 anni di età anagrafica.

Nonostante fossero poi numerosi i dubbi e i nodi da sciogliere ci viene riproposta anche opzione donna. Introdotta nel 2004 per coloro che avessero maturato un’anzianità contributiva pari a 35 anni, lo strumento dovrebbe bilanciare il pensionamento anticipato, ma nel corso degli anni sembra essersi reso sempre meno necessario anche perché tutto considerato non molto conveniente, in particolare nel caso delle libere professioniste.

I requisiti sono stati ancora una volta modificati, sarà ora necessario aver raggiunto 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2022. Il requisito anagrafico è di 60 anni di età, sempre compiuti entro il 31 dicembre 2022, ridotti a 58 anni se si hanno avuti due o più figli, 59 invece con uno solo. Sarà poi necessario attendere una finestra di tempo pari a un anno per le lavoratrici dipendenti, 18 per le autonome (finestre che non si applicano a chi ha lavorato nel comparto scuola o AFAM).

Inoltre, è richiesto di appartenere ad una delle seguenti categorie: caregiver (art. 3 co. 3 L. N. 104/1992), invalide civili in misura pari o superiore al 74%, lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa (art. 1, co. 852, L. n. 296/2006).

Revisione ISCRO

L’ISCRO (Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa) è stata revisionata ed estesa fino al 2023. Introdotta nel 2021 si tratta di un’indennità per lavoratori autonomi equiparabile alla disoccupazione. É riservata ai titolari di partita IVA, ai lavoratori autonomi, a coloro che hanno contratti di collaborazione coordinata e continuativa e agli iscritti alla Gestione Separata Inps.

Rispetto al 2021 sono stati revisionati i requisiti di reddito, ora più alti, e l’importo spettante. Il contributo è variabile, non soggetto a Irpef, e si può richiedere fino al 31 ottobre 2023. L’importo continuerà ad essere pari al 25% su base semestrale dell’ultimo reddito e può variare dai 200 agli 800 Euro, con un’erogazione corrisposta per sei mesi dal primo giorno del mese successivo rispetto a quando si è presentata la domanda di accesso.

Nonostante tutto l’ISCRO continua a presentare requisiti assolutamente stringenti, e il bacino di beneficiari risulta di conseguenza esiguo. Certo, si tratta di un prodotto sperimentale che dovrebbe durare un triennio, eppure anche solo esaurendosi quest’anno il costo per i contribuenti iscritti alla gestione separata Inps si è tradotto in un aumento non indifferente dell’aliquota contributiva. Perciò, laddove tutti abbiano dovuto versare l’aliquota contributiva maggiorata e solo in pochi ne abbiano beneficiato risulta spontaneo domandarsi dove e come verranno utilizzati i soldi avanzati: la risposta non ci è ancora dato saperla.

Nuovo congedo parentale

Da non confondersi con la maternità, quando parliamo di congedo parentale ci riferiamo alla possibilità della richiesta di dieci mesi di astensione dal lavoro, che va ripartito tra i due genitori.

Se da un lato la proposta di estendere i congedi parentali potrebbe essere interessante, dall’altro è evidente come lo strumento in sé necessiterebbe di una revisione a livello strutturale e di funzionamento, sia in relazione ai requisiti d’accesso, ma specialmente per quanto riguarda la percentuale di pagamento del reddito assimilato al compenso / stipendio, ovvero il 30%.

Già ad oggi è infatti chiaro come la misura avvantaggi alcune dipendenti che possono contare sull’integrazione fino al 100 % del congedo parentale da parte dell’azienda.
Come al solito però la misura non è altrettanto vantaggiosa nei confronti delle libere professioniste / lavoratrici autonomi, aventi per ora diritto soltanto al 30% dell’integrazione. Sarebbe paradossale per queste categorie tentare anche solo tentare di ricercare un buon equilibrio casa-lavoro, laddove lo stipendio / fatturato durante il congedo parentale corrisponda al solo 30%.

L’innovazione del governo Meloni risiederebbe dunque nel passaggio da sei a sette mesi di durata del congedo, con il primo mese pagato di default al 100%. E’ lampante come l’aggiunta di un mese ad estensione della temporalità del congedo non andrebbe ad apportare di fatto nessun significativo cambiamento per il nucleo familiare. Insomma, l’idea di partenza sarebbe anche buona, nei fatti risulta poi totalmente inutile.

Assegno unico universale

Ormai in vigore da quasi un anno, l’assegno unico universale (AUU) sostituisce il vecchio assegno nucleo familiare, includendo nell’erogazione il dovuto anche di altri compensi per prodotti diversi, come ad esempio il vecchio bonus bebè o il vecchio premio nascita, o ancora il sistema fiscale delle detrazioni per carichi familiari.

E’ in questo prodotto che vediamo confluire quasi tutte le misure destinate al nucleo familiare, un unico importo mensile calcolato in base al valore del nucleo fornito dall’ISEE, erogato al fine di dare ristoro, anche in ambito di bonus / ammortizzatori ad esso legati.

Sempre tenendo conto dei requisiti d’accesso, l’assegno verrà erogato a tutte quelle famiglie con figli a carico fino al compimento dei 21 anni, con proroga a 24 nel caso di giovani che hanno intrapreso ulteriori percorsi di studi.

Eppure anche qui i dubbi non mancano, se esaminato più da vicino il prodotto sembra avere come mero obiettivo quello dello snellimento della burocrazia, non ci è però dato sapere se effettivamente faccia ciò che promette a monte.

Il cittadino dovrebbe infatti, presentando un’unica domanda per la totalità dei bonus (ad eccezione del bonus nido e delle indennità di maternità), vedersi corrisposta la sommatoria di ciò che prendeva grazie ai singoli bonus. Secondo la Legge di Bilancio 2021 il prodotto dovrebbe rispettare la clausola compensativa, nei fatti però non sappiamo se questo avvenga, né sappiamo se ci sia qualcuno che si occupi di verificare che le giuste cifre vengano corrisposte.

Aumento del 50% per nuclei familiari numerosi

Una manovra che sembrerebbe avere poco senso, con i nuclei familiari numerosi già presenti all’interno del conteggio per la valorizzazione dell’ISEE. Questi prevedono infatti una minore indicizzazione, in quanto i figli costituiscono una deduzione, inoltre maggiore è il numero dei figli più diminuisce il valore dell’ISEE.

Possibile spunto di discussione avrebbe invece potuto essere un cambiamento della scala valoriale ISEE, collegata come abbiamo detto in precedenza all’assegno unico universale, e ancora un’eventuale verifica della soddisfazione della clausola compensativa prevista nella vecchia legge di bilancio. Quest’ultima affermava infatti come non fosse possibile che i nuclei familiari percepissero una somma minore con l’assegno unico universale, rispetto a quella percepita con la sommatoria dell’erogazione di tutti i prodotti a cui applicavano.

Quoziente familiare, cos’è e come sostituirà l’ISEE

Tra le vere novità proposte dal governo figura il quoziente familiare, un parametro già annunciato in campagna elettorale che a differenza dell’ISEE (l’indicatore socioeconomico) si basa sul concetto dello “splitting”, suddividendo quindi il reddito in base al numero dei componenti del nucleo.

Ora inserito nel Decreto Aiuti quater, con riferimento ai criteri di accesso ai bonus fiscali per le ristrutturazioni. L’esecutivo ha poi stabilito di applicare questo principio anche agli scaglioni di tassazione Irpef: si parla quindi di una conseguente riforma degli scaglioni di tassazione. Questa dovrebbe prevedere non solo il taglio di un’aliquota, ma anche l’inserimento del nuovo indicatore che andrebbe a sostituire l’ISEE.

Secondo il Governo, il quoziente familiare si pone dunque l’obiettivo di favorire la famiglia, in particolare quella numerosa e/o quella con figli disabili. In questo caso la proposta si pone in forma di parametro migliorativo per la famiglia, perché abbassa il valore economico del nucleo.

Anche per le famiglie monoreddito il quoziente familiare dovrebbe portare ad un miglioramento. Infatti, laddove ci fosse un unico reddito, ma più persone, il valore della redditività del nucleo scenderebbe in quanto esso viene suddiviso tra i vari membri, con un conseguente vantaggio anche per quanto riguarda la richiesta di ammortizzatori, bonus e indennizzi.

La volontà di un cambio di passo dunque, se si considera che ad oggi il valore dell’ISEE non viene ripartito per persona componente il nucleo, ma è la somma delle redditività e dei patrimoni del nucleo moltiplicata per una scala di equivalenza.

Limiti quoziente familiare

Al tempo stesso però vanno sottolineati i limiti della proposta. In Italia infatti, nella maggior parte dei casi, i nuclei familiari non sono numerosi, eccezione fatta per gli stranieri. Va da sé come il nuovo quoziente familiare andrebbe dunque ad agevolare un numero esiguo di famiglie, a scapito di molte altre che si vedrebbero dunque negato l’accesso ai bonus o, ad esempio, alle case popolari.

Ampiamente diffusa nel nostro paese è invece la condizione di giovani fino ai trent’anni che spesso vivono ancora con i genitori e, avendo scelto percorsi di studio più estesi, decidono di pagarsi l’università svolgendo qualche lavoro. In questo caso il reddito complessivo familiare aumenta, rendendo difficile se non impossibile l’accesso ai bonus, nonostante il guadagno dello studente venga utilizzato quasi esclusivamente per il pagamento delle tasse universitarie.

Inoltre, anche nel caso di lavoratori con un mutuo da pagare o una casa in costruzione, il reddito familiare viene intaccato.

Per quanto riguarda invece l’occupazione femminile, il quoziente familiare non sembrerebbe ricercare un impatto positivo della sua promozione. Al contrario, la proposta si scontrerebbe con la redistribuzione della redditività in base al numero di componenti del nucleo.

La donna infatti, è una figura lavorativa che in Italia ha una retribuzione lorda annuale inferiore rispetto all’uomo. Di conseguenza e con ogni probabilità, uscirà ulteriormente svantaggiata dall’utilizzo di questo prodotto nella richiesta di bonus e ammortizzatori.

Infine, anche il periodo di riferimento del quoziente familiare stesso potrebbe dimostrarsi un limite. Infatti, l’ISEE faceva riferimento ai redditi di due anni precedenti, senza tener conto di variazioni che potevano essersi verificate in periodi recenti, come ad esempio la perdita del lavoro, la diminuzione del reddito o altro. Proprio al fine di fronteggiare questo problema era stato introdotto l’ISEE CORRENTE che tiene conto dei redditi e dei patrimoni dell’anno in corso.

Ad oggi, non è chiaro se qualcosa di simile verrà applicato anche nel caso del quoziente familiare e dal momento che per ora non sembrano esserci riferimenti in merito nella nuova legge di bilancio i dubbi permangono.

Insomma, nel complesso vediamo proposte che fanno rumore, ma solo di sottofondo, forse adeguate alla campagna elettorale, ma poi per nulla concrete negli aiuti reali di cui le famiglie sono alla ricerca.

Risulta evidente la necessità di politiche migliori in materia di welfare statale. Ad oggi rimane perciò fondamentale informarsi a 360° tramite canali e servizi dedicati in merito a ciò che è possibile percepire, richiedere e più in generale su ciò che spetta al cittadino. Questo soprattutto in relazione alla varietà delle situazioni possibili e che richiedono quindi ragionamenti a misura dei singoli casi.

A questo proposito, ricorrere alla consulenza o al servizio di un professionista che fornisca i migliori suggerimenti riguardo la gestione di nozioni fiscali e previdenziali, può rivelarsi non solo di estrema importanza, ma anche largamente vantaggioso.

Infine, un appunto va fatto nei riguardi di libere professioniste a partita iva, che oggi si trovano di fronte ad una sfera welfare non favorevole e dalla gestione complicata. Il consiglio ad esempio per le donne che desiderano intraprendere una gravidanza, è quello di pianificarne attentamente la gestione in rapporto al proprio lavoro, sia per quanto riguarda il periodo pre che il post partum.

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Milanese, classe 1985, dal 2011 è consulente fiscale e previdenziale specializzata in diritto tributario e inquadramenti fisco-previdenziali, esperta di startup e delle discipline che regolano il mondo del lavoro autonomo. Under 40, ha fondato e gestisce realtà affermate di consulenza con un approccio rivoluzionario, smart e veloce, capace di leggere e anticipare un mercato del lavoro in continua evoluzione. Ha ideato il primo player digitale italiano per ottenere supporto su servizi di welfare ed è esperta in numerosi campi ancora inesplorati o che registrano vuoti normativi: dalle nuove professioni legate al digitale al diritto d’autore su piattaforme online come Twitch, Onlyfans & YouTube; dagli NFT alle Crypto, fino alla regolamentazione del Metaverso. È fondatrice di CSI | Consulenza & Servizi Integrati SRLS, società di servizi professionali di consulenza fiscale e previdenziale, gestione burocratica per business. Attualmente Senior Tax Expert in Fiscozen Spa, startup innovativa e fintech che sta rivoluzionando l'apertura e la gestione di partite iva e relativi adempimenti per persone fisiche, è inoltre responsabile del progetto Fiscozen Futuro.