Città del Vaticano: operazioni finanziarie non chiare in Città del Vaticano
La sede dello Ior in Città del Vaticano

Intrighi, doppi giochi e affari transnazionali, dai qual il Vaticano ne esce truffato. Oggi in al processo sul palazzo milionario acquistato a Londra dalla Santa Sede parla Monsignor Edgar Peña Parra, successore di Angelo Becciu come sostituto della Segreteria di Stato. Il prelato del Sudamerica ha detto senza mezzi termini nella sua memoria, che il Vaticano  è stato truffato. Davanti ai giudici della magistratura vaticana spiegherà perché ha accettato di rilevare il 100% della proprietà del palazzo di Londra al centro del processo in corso in Vaticano.

Le rassicurazioni poco sicure che hanno condotto in errore Peña Parra

La decisione non è stata delle più felici. La disavventura del cardinale inizia quando riceve chiarimenti da una persona che gli viene presentata come avvocato della Segreteria di Stato: il broker Gianluigi Torzi oggi imputato nel tribunale dello Stato Pontificio, che però ha un ruolo ambivalente. Siamo nel 2018, la Segreteria di Stato ha già acquistato una quota di quel palazzo di Sloane Avenue 60 e lo gestisce tramite una società del finanziare Raffaele Mincione. Passa una manciata di settimane dal suo arrivo (siamo al 22 novembre) e monsignor Alberto Perlasca lo avverte dell'”alto rischio di perdita totale dell’investimento” come si legge nei documenti visionati da Repubblica, e gli prospetta di rilevare tutta la proprietà nel giro di una settimana. L’arcivescovo venezuelano chiede chiarimenti e scopre che Perlasca ha già firmato due contratti con la società Gutt Sa, che appartiene proprio  a Torzi. A suscitare dei dubbi sono il ruolo stesso di Torzi e la decisione di attribuire allo stesso mille azioni della Gutt Sa, mentre la Segreteria è titolare di altre 30mila senza diritto di voto. Passano solo 5 giorni e arrivano le rassicurazioni, tramite documenti oggi agli atti del processo. Torzi resta amministratore di Gutt Sa, ma non rappresentante della santa sede. Le mille azioni hanno il solo scopo di consentire al manager l’amministrazione della società Gutt Sa,  ma i diritti economici restano della Segreteria di Stato. Abbastanza da convincere Peña Parra a proseguire, dopo aver informato i propri superiori, cioè il cardinale Pietro Parolin e Papa Francesco stesso.

Che fine ha fatto Perlasca e che colpe ha il Vaticano?

Il colpo di scena dopo un mese. Monsignor Perlasca, vuole rescindere il contratto, ma si scopre che è già partito per le vacanze. Il prelato sudamericano chiama un esperto in materia finanziare e si capisce che la Segreteria di Stato ha a tutti gli effetti acquistato una scatola vuota, cioè 30mila azioni senza diritto di voto, lasciando il diritto di decidere solo a Torzi. Che butta fuori il Vaticano dall’affare. Ultima sorpresa è che il professionista che aveva stilato le rassicurazioni era l’avvocato Squillace, “all’epoca – scrive Repubblica, che ha visionato i documenti – la Segreteria di Stato vedeva come il proprio legale, ma più tardi si scopre che lavorava in effetti per Torzi. Il finale è nelle aule di giustizia. Viene pagato Torzi, gli avvocati consigliano alla Segreteria di Stato di riacquistare il palazzo e il religioso sudamericano chiede uno stanziamento straordinario allo Ior, che si insospettisce e denuncia tutto alla magistratura vaticana. Il danno stimato è tra i 65 e i 135 milioni di euro.