malati cronici

Qwince, azienda italiana specializzata in soluzioni e servizi per la sanità digitale, annuncia i risultati della ricercaSfide e opportunità nell’aderenza terapeutica dei pazienti cronici: l’apporto della tecnologia condotta in collaborazione con Doxa Pharma. L’indagine fotografa il rapporto dei malati cronici con l’uso di tecnologie che possono aiutare a migliorare e rendere più sicura la comunicazione con i medici e operatori sanitari, abilitare il controllo 24×7 a distanza dello stato di salute, stimolare l’aderenza alle terapie, prenotare visite, esami e farmaci, accedere ai propri dati e gestire tutta la documentazione sanitaria con facilità.

L’80% dei pazienti cronici intervistati valuta positivamente l’idea di una piattaforma digitale in grado di offrire questi servizi in modo integrato. Il 59% la considera estremamente innovativa e il 75% la ritiene adatta alle proprie necessità di gestione della patologia di cui soffre e utile per migliorare la qualità della vita. Oltre 6 soggetti su 10 si dichiarano propensi a utilizzarla. L’interesse è elevato tra i pazienti particolarmente attenti alla prevenzione. Uno dei dati più importanti è il numero di pazienti che si affiderebbero alla piattaforma per migliorare l’aderenza alla terapia: 6 intervistati su 10 ritengono il servizio particolarmente utile a favorire l’assunzione corretta dei farmaci.

“La comunicazione tra paziente, professionisti coinvolti nel processo di cura e medico attraverso i canali digitali può offrire numerosi vantaggi, quali la riduzione dei tempi di attesa, risposte rapide e tempestive e un affiancamento, anche a distanza, da parte di personale qualificato per monitorare le condizioni di salute del paziente e favorire una migliore aderenza alle terapie – afferma Gianmarco Troia, Amministratore Delegato di Qwince – ovviamente nel pieno rispetto della riservatezza dei dati personali e delle informazioni sensibili”.

Metà degli intervistati affetto da più patologie contemporaneamente

Il campione analizzato da Qwince e Doxa Pharma rileva una significativa quota di pazienti affetti da più patologie croniche (comorbidità o multimorbidità). La storia della patologia, considerando quelle più diffuse, vede il soggetto mediamente coinvolto da almeno 8 anni, con un picco di 16 anni nei casi di malattie respiratorio polmonari. Le cronicità più diffuse sono l’ipertensione e l’ipercolesterolemia, seguite da disturbi legati alla depressione e all’ansia. Mentre le prime due sembrano più frequenti tra i pazienti maturi (61-70 anni), colpisce il fatto che la depressione e l’ansia risultino particolarmente accentuate tra i giovani (33% tra i 30-40 enni).

Stati d’animo negativi, ansia e depressione più frequenti tra i giovani: serve un sostegno

Lo studio ha dedicato spazio anche allo stato d’animo del paziente, fattore rilevante nel processo di cura. Lo stato d’animo del paziente cronico in relazione alla patologia non appare del tutto negativo. Nonostante le preoccupazioni, lo scoraggiamento e il senso di limitazione, emerge tra gli intervistati anche la capacità di reagire e affrontare la cronicità con tranquillità e ottimismo, in particolare nel 40% dei pazienti tra i 61 e i 70 anni, che nel tempo hanno creato strategie conservative per riuscire a gestire al meglio le patologie sul piano emotivo.

Sono i giovani (63% dei 30-40 enni), a vivere più negativamente la malattia cronica (contro il 45% dei 61-70 enni). Questo stato d’animo si riflette sulla salute mentale: il 68% degli intervistati tra i 30 e i 40 anni (rispetto al 37% del campione) ammette di aver avuto o di avere la necessità di un sostegno psicologico per far fronte a problemi di depressione e ansia causati delle patologie croniche. Nella maggior parte dei casi (32% dei 30-40 enni) si richiede il supporto da parte di figure professionali che operano nell’ambito della relazione d’aiuto, come psicologi o psicoterapeuti, o dei familiari (27% dei 30-40 enni).

L’attenzione verso i controlli medici e la prevenzione

Circa 8 pazienti cronici su 10 attribuiscono la massima importanza alla prevenzione, lo confermano anche i dati relativi alla frequenza dei controlli ai quali si sottopongono. Il 93% esegue con regolarità esami diagnostici e visite specialistiche, in media 3 lo scorso anno. Oltre agli esami di routine, come ad esempio quelli del sangue o delle urine eseguiti sempre nell’ultimo anno rispettivamente dal 75% e dal 61% del campione, i controlli più diffusi riguardano la vista e il cuore e quelli meno frequenti l’apparato gastro intestinale.

Gli esami di prevenzione “di genere” vedono le donne più attente: il 35% si sottopone regolarmente a ecografie mammarie, mentre solo il 20% degli uomini dichiara di eseguire con regolarità gli esami alla prostata, percentuale che lo scorso anno segna il 9%.

L’impatto della cronicità sulla qualità della vita

1 su 2 pazienti intervistati afferma che la malattia cronica ha un impatto negativo sulla qualità della vita. Per monitorare e tenere sotto controllo la patologia, il malato ha la necessità di gestire alcuni aspetti della cura che incidono sulla quotidianità e sull’organizzazione della propria vita e di quella familiare, anche in termini di tempo e impatto economico, con diversi gradi di intensità e in relazione al numero di patologie concomitanti. Recarsi dal medico per sottoporsi alle visite e prenotare esami e controlli presso studi, centri e strutture sanitarie sono i due aspetti più impegnativi secondo la metà del campione circa, in particolare tra i giovani (più di 6 su 10) e soprattutto al Sud, dove l’accesso ai servizi sanitari è più complesso. Seguono la prenotazione e il ritiro dei farmaci, che per circa 4 pazienti su 10 incidono sia dal punto di vista del dispendio di tempo che dei costi da affrontare.

L’assunzione dei farmaci e l’aderenza alla terapia

L’aderenza del paziente alla terapia, ovvero l’adesione alle prescrizioni mediche e ai trattamenti previsti per la cura di una determinata patologia, è una condizione fondamentale per i malati cronici, soprattutto nel caso di trattamenti farmacologici multipli, più difficili da gestire. Quanto più è bassa l’aderenza, tanto più è alto il rischio di conseguenze sulla salute del paziente, come ad esempio l’aumento della comorbidità, l’acutizzazione della cronicità, l’ospedalizzazione frequente, il pericolo di disabilità e la perdita di autosufficienza.

Un’interazione costante e costruttiva con gli operatori sanitari può favorire l’aderenza alla terapia. La tecnologia può venire aiuto agevolando il monitoraggio regolare delle condizioni di salute anche a distanza e facilitando la comunicazione tra pazienti, professionisti della sanità e medici. Un segnale importante lo danno proprio i pazienti intervistati, che mostrano interesse verso l’utilizzo di una piattaforma e servizi dedicati in grado di aiutare a gestire la terapia nei tempi e nei modi corretti e promuovere il contatto con il medico o con altre figure coinvolte nel processo di cura. L’82% dei soggetti coinvolti nel sondaggio ritiene un servizio digitale di questo tipo utile per migliorare la qualità della propria vita. (punteggio 6-10)