Un titano dai piedi d'argilla

La colpa della febbre è del termometro: questa, in sintesi, la singolare tesi espressa pochi giorni fa, a San Marino – la piccola, celeberrima repubblica indipendente del Monte Titano, vicino Rimini, che versa ormai da un paio d’anni in una situazione di semiparalisi finanziari per i default delle sue banche – da un personaggio di tutto rilievo: Roberto Ciavatta. Costui, membro del consiglio Grande e Generale di San Marino ed esponente di punta del movimento Rete Ovvero, intervistato da RTV san Marino, si è lanciato in un singolare ragionamento. Stava contestando la redazione del bilancio di Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino per l’anno 2016, chiuso con 534 milioni di euro di perdite, rivenienti dagli anni precedenti: e fin qui niente di strano anzi ci mancherebbe. Ma Ciavatta lo fa – nell’intervista – da un’ottica opposta a quel che ci si aspetterebbe. Non è stata la cattiva gestione, finalmente evidenziata dal bilancio, a determinare la crisi ma non meglio precisati “attacchi internazionali” realizzati attraverso l’utilizzo dei criteri contabili di Basilea 3, mandando in crisi conclamata la banca dello Stato.

Chiaro? Secondo lo statista del Titano, sarebbe proprio l’applicazione di criteri prudenziali e di misure che nascono dall’esigenza di preservare la stabilità del sistema bancario mondiale a generare sfiducia nel sistema bancario sammarinese.  Ma c’è dell’altro, nel riascoltare l’imperdibile intervista sanmarinese. Per Ciavatta, la trasparenza contabile è un concetto astratto, quasi da “barbari”: “Nella nella scorsa legislatura”, ha aggiunto, “quando il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio era Tito Masi c’era il buon uso di incontrare le Commissioni Finanze e di redarguire su quella che era la situazione.  Che vi fosse una situazione compromessa del sistema bancario lo sapevano tutti. Tutti gli attori, tutta la politica: maggioranza e opposizione. Sapete cosa si è detto tutti insieme? Facciamo sistema, tuteliamo il sistema perché la fuoriuscita di certe informazioni farebbe saltare il sistema sammarinese. Arrivano questi, i barbari… arrivano i barbari…. Dicono di voler fare pulizia e da allora… non è più cresciuta l’erba”.

La verità è che tra il 2012 e il 2016 la Repubblica aveva effettuato ben quattro ricapitalizzazioni della Cassa, oppressa tra l’altro dal buco creato nei suoi conti dalla crisi della finanziaria Delta. Nel 2016 una relazione del Fondo monetario internazionale – la relazione Quill – evidenziava impietosamente una forte criticità della banca CARISP, sottolineando che “non è per nulla certo che la perdita sia stata riconosciuta e che la banca sia solvibile”. Ma dal 2016 e fino al 2018 quella relazione è stata tenuta nel cassetto, ben chiusa.

Dunque, uno Stato di diritto, pur di preservare – o meglio, tentare goffamente di preservare! – il sistema bancario, decide con una complicità diffusa e omertosa di occultare le reali informazioni contabili sull’istituto principale del territorio e continua a chiedere finanziamenti internazionali di cui, stando ai bilanci così opacamente redatti, non dovrebbe aver bisogno.

I cosiddetti barbari – cioè i pochi che hanno preteso trasparenza – credevano che i risparmiatori avessero il diritto di ricevere una reale rappresentazione della situazione dell’istituto cui affidare i propri denari, stesso diritto che spetterebbe a chi dovrebbe finanziare le perdite. E invece a San Marino il male di tutti i mali del sistema finanziario stava proprio nella tutela del risparmiatore!