Il primo rapporto sulle attività manifatturiere nell’Italia meridionale sarà presentato all’università di Bari il 22 luglio. Lo studio è curato da SRM, Gruppo Intesa Sanpaolo, e dal centro studi universitario Cesdim.
Allo studio ha partecipato il professor Federico Pirro, docente di storia dell’industria presso lo stesso ateneo barese. Coinvolte le attività manifatturiere dell’Italia meridionale ma anche aziende che pur non essendo manifatturiere in senso stretto sono dotate di macchinari avanzati di lavorazione e trasformazione delle materie prime agricole e alle Pmi della trasformazione dei rifiuti.
E’ un censimento complesso delle Pmi del Sud, per dimensioni, fatturato e numero di addetti, che supera quello delle più significative banche dati già esistenti e che supera anche alcuni limiti noti come quello delle classi di fatturato riportando puntualmente i dati.
Ne emerge un panorama di industrie avanzato e lontano dall’idea di desertificazione ipotizzato da molti.
I maggiori stabilimenti nei comparti capital intensive di siderurgia, petrolchimica, chimica di base, automotive, aerospazio, cantieristica navale, meccanica pesante e Ict, che da anni alimentano robuste catene di fornitura, si sono effettivamente insediati anni fa. Ma si tratta comunque di realtà organiche all’apparato manifatturiero nazionale, a sua volta integrato nel contesto europeo.
Nell’ampio scenario delineato nella ricerca, l’apparato industriale della Città Metropolitana di Bari emerge con tutta la sua forza competitiva, cui anche l’Università degli Studi Aldo Moro contribuisce da anni con le attività di ricerca formazione e integrazione con le realtà del territorio.
La ricerca dunque si propone all’attenzione dei lettori come un contributo analitico profondamente innovativo nel metodo e nei contenuti, il suo pregio è quello di delineare un quadro dell’industria nel Meridione molto ampio e dettagliato.