di Bernardino Casadei, Confinionline
La nostra società si sta confrontando con sfide particolarmente impegnative. Crescono i reati commessi da minori con un aumento delle baby gang; l’uso di droghe e di psicofarmaci si sta moltiplicando e diffondendo in modo preoccupante anche fra i bambini; la dispersione scolastica si mantiene su livelli estremamente alti. Si tratta di emergenze particolarmente gravi che, proprio perché colpiscono le generazioni più giovani, mettono in serio pericolo il futuro della nostra società. Se a ciò si aggiungono tutti i problemi collegati all’integrazione fra le tante culture che ormai sono presenti nel nostro Paese e all’inclusione delle persone disabili che, anche grazie ai progressi della medicina, sono sempre più numerose, appare evidente come sia indispensabile e urgente elaborare una strategia che ci permetta di affrontare queste sfide in modo efficace.
Davanti alla gravità di queste situazioni è difficile non sentirsi impotenti. Del resto è probabile che questa crisi potrà essere superata solo con un profondo ripensamento dei fondamenti stessi della nostra civiltà. Operazione questa che si preannuncia lunga e difficile. In attesa che ciò avvenga non possiamo restare con le mani in mano. Bisogna attivarsi, trovare soluzioni, elaborare strategie sempre più complesse e sofisticate, implementarle, in un vorticoso attivismo che spesso si rivela sterile.
Le società sportive hanno sempre un maggior ruolo nel sociale
Per fortuna non abbiamo bisogno di grandi innovazioni, basta osservare con attenzione la realtà in cui viviamo per scoprire che essa pullula di risposte e soluzioni, spesso estremamente efficaci, che si tratta di riconoscere e promuovere. In particolar modo le società sportive si stanno rivelando delle fondamentali agenzie sociali ed educative. Esse rappresentano un’importante alternativa alla devianza giovanile, migliorano il benessere psicofisico di chi le frequenta e, attraverso lo sviluppo di quelle che tecnicamente si chiamano le competenze non cognitive, svolgono un ruolo fondamentale nel successo accademico dei nostri giovani. Se a ciò si aggiunge il contributo che possono offrire in termini di inclusione e integrazione, apparirà evidente come possano svolgere un ruolo fondamentale nell’arginare i problemi da cui sono partite queste riflessioni.
Per poter valorizzare al meglio questa opportunità sono necessarie risorse, una maggiore consapevolezza all’interno delle stesse società sportive e il coinvolgimento dell’intera comunità che deve riconoscere loro questo ruolo sociale ed educativo per poi attivare le proprie energie. Per conseguire questo obiettivo una delle leve più efficaci può rivelarsi il dono, il quale, oltre a mobilitare risorse, costringe a comunicare in modo efficace offrendo a tutti una possibilità semplice e immediata per partecipare.
Un campionato di raccolta fondi
Introdurre la promozione del dono in organizzazioni che non l’hanno mai usata e che già sono oberate da sempre più complessi obblighi amministrativi, può sembrare difficile se non impossibile. Per questo la Fondazione Comasca ha pensato di coinvolgere le società sportive in daicomo.it, un vero e proprio campionato di raccolta fondi che potesse far leva sullo spirito di competizione per mobilitare dirigenti, allenatori, atleti e le loro famiglie in una vera e propria gara di solidarietà. Sono così state coinvolte trenta società. Come era prevedibile vi è chi si è ritirato prima di iniziare, chi non è mai partito, chi, dopo un inizio promettente, si è arenato, ma chi ha concluso la prova ha mostrato che in questo modo è possibile, in un paio di mesi, raccogliere oltre ventimila euro con cui aiutare tanti ragazzi a vivere lo sport.
Si è trattato una prima esperienza che ha saputo mobilitare 5.000 “ambasciatori”, 1.500 donazioni, 1.000 donatori e raccogliere oltre 100.000 euro, ma soprattutto generare entusiasmo e creare quei legami di solidarietà di cui le nostre comunità hanno un così evidente bisogno.