Ubs e Santader suonanola riscossa delle banche (o no?)

I giganti bancari UBS e Santander hanno scosso la cenere dalle loro ali martedì scorso, comunicando ai mercati i loro migliori risultati del secondo trimestre in quasi un decennio. Ubs aveva detto che quest’anno sarebbe stato uno dei peggiori di sempre, eppure il secondo trimestre ha visto il gigante svizzero generare il suo più alto profitto dal 2010. C’è stato tuttavia qualche intoppo: il reddito delle attività di investment banking (relativamente rischiose) è diminuito rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, proprio come quello dei suoi rivali americani. Santander – la più grande banca della zona euro – ha avuto il trimestre più redditizio degli ultimi otto anni. Ciò è dovuto principalmente alla crescita dell’attività latinoamericana, che ora contribuisce per oltre la metà dei profitti della banca, ma anche alla riduzione dei posti di lavoro, che ha compensato il calo dei profitti europei. Gli investitori hanno valutato con attenzione questi aggiornamenti. Ubs ha subito avvertito gli investitori che il calo dei tassi d’interesse dell’area dell’euro, previsto per la fine dell’anno, avrebbe limitato i proventi dei prestiti e reso più difficile per la banca realizzare un profitto. Ma questo non ha scoraggiato gli investitori: il titolo Ubs è aumentato del 3%. Gli azionisti di Santander, nel frattempo, hanno approvato l’acquisto delle minorities in Messico che non possiede già – probabilmente a causa dei tassi di interesse favorevoli della banca centrale messicana (8,25% a zero dell’eurozona). Questo può aiutare a spiegare perché gli investitori hanno mandato le sue quotazioni al 4% in più.