Coerentemente con i requisiti definiti dalla PSD2 (Direttiva europea 2015/2366 sui servizi di pagamento), dal primo giugno 2019 il gruppo Ubi Banca ha aggiornato i propri sistemi per consentire a terze parti di sviluppare servizi basati sull’accesso ai conti online dei propri clienti.


Cbi Globe ci consente di rispondere alla sfida lanciata da PSD2 con soluzioni che garantiscono massima efficienza e trasparenza, nell’innovazione (N. Noveri, Ubi Banca)
La soluzione scelta dall’istituto di credito è il Cbi Globe – Global Open Banking Ecosystem, i sistema di Cbi a cui aderisce già l’80% dell’industria bancaria italiana. In questo modo, Ubi vuole rispondere a quanto richiesto dalla direttiva sulla creazione di un ecosistema aperto tra banche, aziende e clienti che abiliti la realizzazione di servizi integrati a valore aggiunto.
Un lavoro che, come richiesto da Banca d’Italia anticipa di oltre tre mesi l’avvio in produzione delle proprie interfacce di comunicazione verso le terze parti.
Cbi Globe semplifica per le Terze Parti lo sviluppo di servizi open banking consentendo loro di interfacciarsi agevolmente con i sistemi di tutte le banche aderenti al sistema, utilizzando le stesse tecniche di colloquio (in gergo tecnico, le API – Application Programming Interface) e mediante l’impiego delle medesime specifiche tecniche.
“L’evoluzione regolamentare e tecnologica che caratterizza il settore finanziario ha un impatto sempre più determinante sul modello dei servizi richiesti dai clienti e offerti anche dai più tradizionali protagonisti del mondo del credito”, dice Natascia Noveri, responsabile marketing di Ubi Banca. “La scelta di utilizzare la piattaforma di CBI Globe ci consente di rispondere alla sfida lanciata da PSD2 con soluzioni che garantiscono massima efficienza e trasparenza, nell’innovazione, a beneficio dei nostri clienti”.
Soddisfatta anche Liliana Fratini Passi, direttore generale di Cbi. “L’esperienza che UBI Banca e gli altri prestatori di servizi di pagamento stanno vivendo con Cbi Globe dimostra come la strada collaborativa sia la migliore per realizzare economie di scala nella condivisione dei costi di compliance e, allo stesso tempo, per stimolare creatività innovativa contando su un rilevante numero di attori del mercato” evidenzia il direttore generale. “Occorre sottolineare che questa esperienza conduce l’ecosistema verso l’economia delle informazioni, e quindi al passaggio dall’open banking all’open data”.