Tutto il Trump minuto per minuto

Da quando – era il dicembre 2019 – ho deciso di scrivere un libro su Trump, amici e colleghi stimati mi hanno fatto un sacco di domande. Ma come mai? Che cosa ti spinge a fare il trumpiano? Saprai bene che i media  – e intendono quelli mainstream che menano la danza nell’opinione pubblica – non aspettano altro che la sua sconfitta in novembre? In occasione dell’uscita del libro “Il Guerriero Solitario – Trump e la Mission Impossible”, nelle librerie e in digitale (dal 3 settembre), ho quindi deciso di rispondere così, pubblicamente, allo scetticismo di alcuni, alla sincera curiosità di altri e alla (rarissima) ammirazione di pochi. Tra  questi il più importante, anzi decisivo, è stato Francesco Bogliari. Ha festeggiato quest’anno il primo decennio di vita della casa editrice da lui fondata, Mind Edizioni, accettando di dare alle stampe questo libro su un presidente tanto controverso.  Ed ecco l’auto-intervista.

Come puoi essere trumpiano?

Preferisco “trumpologo”. Vivendo a New York dal 2000, ho imparato a conoscere il personaggio nella sua metamorfosi da immobiliarista stile-Berlusconi, a brillante conduttore della serie “reality” di successo The Apprentice, a “disrupter” dell’establishment. Animale sociale del gossip, a-ideologico che in vita sua ha passato più anni con la tessera democratica che non da repubblicano, Donald ha compiuto una sbalorditiva opera “rivoluzionaria” nel 2016 quando ha conquistato il Gop. Poi ha battuto la Hillary, e per tutti, sondaggisti per primi, è stata la sorpresa del secolo. Lo avevo seguito scrivendo centinaia di articoli su Libero, e poi il libro “Trump uno di noi” nel gennaio 2017, dopo la vittoria. La nomea di “trumpiano” mi era stata attribuita, credo, perché a differenza del gregge giornalistico dissi e scrissi durante la campagna elettorale che Trump “poteva” anche vincere in novembre. E vinse.

Pensi davvero che Trump faccia il bis?

Via gli equivoci. Sono contro Joe Biden, il cui partito è diventato un consorzio di ex pseudo-centristi in estinzione, come lui,  e di socialisti di nome e di fatto in ascesa, come Bernie Sanders, Alexandria Ocasio Cortez e i loro compagni di Black Lives Matter abbatti-statue e anti-poliziotti. Nel sistema squisitamente bipartitico della democrazia Usa, sono perciò, mi viene da dire ovviamente, per Trump anche nel 2020. Il che non significa che scommetto, né tantomeno prevedo che vincerà. Ho imparato a conoscere in questi 4 anni pure i difetti di Trump presidente. Il primo e il più grave è quella sorta di istinto autodistruttivo di farsi autogol, con i tweet ma non solo. Se dovesse vincere Trump entrerei nel girone dei profeti. Di sventura, per l’opinione pubblica anti Trump!

E se lui perde?

Mi spiacerebbe per l’America, perché le politiche minacciate da Biden-Sanders in economia  faranno male al Paese, in termini di posti di lavoro e di Borsa. Ma la democrazia dell’alternanza contempla i ribaltoni. Passerà anche Biden… Comunque, il libro l’ho scritto da “trumpologo”, e ritengo in buona coscienza che lo sforzo fatto sia utile per capire meglio l’America. In ogni caso, è stato soprattutto divertente.

Per cosa?

Il primo mandato di Trump è stato una storia eccezionale, che meritava di essere raccontata. Dai record dei livelli minimi di disoccupazione per neri e bianchi ai massimi di Wall Street grazie ai suoi tagli fiscali e della burocrazia. Poi c’è stato il quarto anno, con la pandemia, la recessione economica indotta dal lockdown, il caso George Floyd, l’iconoclastia e la “cancel culture”. Il libro ne è una esposizione fattuale, in chiave storica.

Ok, ma cosa hai trovato da ridere nella ricerca, se non contro Trump?

Come chiedere a un giallista chi è l’assassino… Non voglio rovinare la sorpresa. Posso solo dire che è proprio grazie a come funziona la comunicazione quando è omologata e “biased”, ossia il regno dei pregiudizi in cui viviamo oggi, che un cronista curioso, un trumpologo prima che un trumpiano, può divertirsi a sbugiardare i “professionisti delle fake news”. Citerò due tormentoni che conoscete di sicuro. “Trump è un razzista che non ha mai condannato i nazisti”, e “Trump ha detto alla gente di bere o iniettarsi la candeggina per guarire dal coronavirus”. È stato spassoso scoprire come è andata davvero…

Perché questo titolo bellicoso?

“Il Guerriero Solitario!” è il tweet di Trump del 29 giugno: il grido di guerra di un presidente che crede nella rielezione. O il suo epitaffio.