A.L.A. S.p.A. quotato su AIM Italia

Nessuno sa veramente quale sarà l’andamento globale dei mercati finanziari nelle prossime settimane. Lo diciamo molto chiaramente mettendo anche in guardia i lettori da coloro che, più o meno esperti, fanno previsioni.
Nei periodi come questo, in cui i mercati sono molto turbolenti e dove si assiste a rialzi notevoli e anche a ribassi davvero profondi e rapidi, la cosa auspicabile è che tutti gli operatori rispettino le regole, ovvero avere forte senso di responsabilità per perseguire al massimo comportamenti corretti. Avere comportamenti corretti significa anche evitare o minimizzare i conflitti di interesse per il bene comune di tutti gli attori del mercato (imprese quotate, investitori, istituzioni, risparmiatori, stakeholder).
Nei momenti critici la responsabilità di ciascuno deve essere massima. E le autorità preposte dovrebbero vigilare sui comportamenti corretti. Oltre alla vigilanza, essenziale, ben vengano gli interventi di stimolo e di impulso dell’economia, ben venga quindi la manovra da 750 miliardi di euro della Bce  anche se forse non bastano ancora nè come ammontare nè come modalità.
Detto questo possiamo provare a fare alcune riflessioni sul periodo che sta vivendo la Borsa italiana. In primo luogo andrebbe fatta una distinzione tra il mercato principale, l’Mta, il segmento Star e l’Aim Italia, il mercato dedicato alle Pmi italiane, quindi il mercato finanziario dove sono quotate e dove hanno raccolto capitali le imprese che rappresentano la spina dorsale dell’economia del nostro Paese.
Come è noto l’Mta è un segmento di mercato dove sono prevalentemente presenti grandi imprese (utility come Enel, aziende come Eni, Leonardo, Fca, etc) e anche banche e assicurazioni. Sostanzialmente è un segmento fatto da banche e assicurazioni e grandi imprese legate anche indirettamente allo Stato, le quali certamente ricoprono un ruolo importante nel nostro Paese, ma non sono certo espressione dell’economia italiana, della manifattura italiana, dell’ingegno imprenditoriale, della creatività, del design, della moda, della meccanica, insomma di tutto ciò che rende l’Italia apprezzata all’intero e all’esterno dei nostri confini.
Il segmento Star, sempre un mercato regolamentato e quindi soggetto alle regole dell’Mta, è rappresentativo di aziende italiane eccellenti di grande dimensione e con una capitalizzazione fino a 1 miliardo di euro. Purtroppo il numero esiguo di aziende con queste caratteristiche (sono circa 80 società nell’indice Ftse Italia Star) le rendono poco rappresentative del tessuto industriale italiano. Questi due segmenti, Mta e Star, sono quelli dove effettivamente le aziende e gli investitori, oltre ai risparmiatori, sono più esposti ai momenti di mercato molto volatili (come ad esempio il panic selling). Sono mercati in cui gli strumenti derivati sono molto usati da alcuni investitori speculatori che scommettono al ribasso.
Ma cosa succede, invece, sul mercato finanziario più rappresentativo dell’economica e dell’industria italiana, cioè l’Aim. Sull’Aim Italia sono quotate molte tipiche Pmi italiane, aziende a conduzione prevalentemente familiare che hanno però saputo superare un aspetto deteriore della loro “tipicità” italiana, cioè la chiusura al mercato. Si sono aperte invece e hanno deciso di fare un salto di qualità in termini di struttura organizzativa, di governance, di controlli e ovviamente di raccolta di capitale per crescere, dando conto al mercato finanziario dell’andamento della loro crescita. L’Aim Italia è un mercato che consente alle Pmi di avvicinarsi gradualmente al mercato finanziario regolamentato, come se fosse una sorta di “allenamento” di navigazione in un mare un poco protetto, prima di fare rotta verso il mare aperto, rappresentato appunto dallo Star o dall’Mta.
L’Aim è un mercato dove non sono possibili operazioni con derivati ovvero scommesse al rialzo o ribasso, dove la speculazione è limitata agli acquisti e alle vendite dei titoli. E’ un segmento di mercato che andrebbe forse maggiormente tutelato, per la sua natura intrinseca e per le imprese a cui è indirizzato. Probabilmente dalla fine di febbraio si sarebbero potute sospendere le contrattazioni su tale segmento di mercato, lasciando gli imprenditori liberi di occuparsi degli impatti che la pandemia ha e avrebbe avuto sulle loro attività senza pensare a come il valore delle loro aziende sarebbe stato influenzato da comportamenti dettati dal panico. Si è invece preferito lasciar andare, forse senza tanta attenzione alla peculiarità delle quotate su Aim Italia, molto diverse dalle quotate su Aim Uk. Scelta discutibile, ma è stata fatta. Forse qui meriterebbe una riflessione su dove vengono prese le decisioni di Borsa Italiana, ma questo è altro argomento.
Rimangono però almeno 2 argomenti da affrontare e risolvere:
1) situazioni di conflitto di interessi di operatori su Aim Italia che portano alla quotazione sul mercato Aim Italia le nostre Pmi. Vi sono infatti operatori che ricoprendo il ruolo di advisor finanziario, coinvolgono sempre gli stessi soggetti con ruoli importanti (quali il Nomad, il Global Coordinator, lo Specialist) nei confronti dei quali riescono ad avere una sorta di “moral suasion” (i.e. ti faccio lavorare sempre con me se segui le mie indicazioni) avendo quasi un indirizzo unico. Senza contare che taluni soggetti hanno anche una certa interessenza in alcuni investitori quotati specializzati su Aim Italia. Tali soggetti hanno interessi spesso divergenti dal sano andamento delle quotazioni di mercato. Comportamenti di palese conflitto di interessi dovrebbero essere censurati e se non altro azzerati in particolar modo in questi momenti così gravi dove ciò che conta veramente è essere uniti come sistema Paese. Evitiamo il ripetersi della distruzione di risparmio, tutelato dalla Costituzione, che il caso Bio On ha causato.
2) Come gli incentivi della Bce possono essere davvero indirizzati a favore delle Pmi italiane e quindi delle famiglie (direi che la ricetta valga anche per le Pmi europee). A oggi per come sono strutturati gli interventi della Bce di fatto i vantaggi si fermano al sistema bancario. Per le Pmi italiane è necessario che le banche abbiano la possibilità di erogare credito tutto, al 100%, garantito da Cdp (Cassa Depositi e Prestiti e quindi dallo Stato) in modo da consentire alle Pmi di ripartire con l’attività produttiva, con l’erogazione dei servizi e di adattarsi alla nuova situazione contingente che il Covid-19 ha imposto e di fatto imporrà sempre di più a tutti gli operatori economici. Nel contempo è essenziale rafforzare le misure di agevolazione e incentivo (credito d’imposta su spese quotazione in Borsa e agevolazioni fiscali per i Pir) per le Pmi che intendono raccogliere capitale in Borsa. Ci rendiamo conto che forme di finanziamento garantito al 100% dallo Stato sono misure che sono assimilabili a strumenti di rilancio dell’economia in stato di guerra, ma ci troviamo in una guerra con un nemico subdolo e molto veloce che oltre ad uccidere le persone, porta al collasso il sistema sanitario e l’economia di qualsiasi Paese.