Troppi decibel fanno male persino al business
Il sistema Chakra di Universal Selecta

Provateci voi a fare una telefonata in un openspace. Se vi va bene, persino lo stagista dalla sua postazione accanto all’ingresso (e a ridosso del bagno) riuscirà a sapere tutto, ma proprio tutto, dei fatti vostri. Se vi va male, invece, l’interlocutore all’altro capo della linea non riuscirà a percepire null’altro che il fastidiosissimo brusio di fondo, dato che per non farvi sentire dallo stagista di cui sopra probabilmente starete sussurrando che manco in un confessionale. Ecco perché la crisi è completamente estranea a chi realizza pareti divisorie, come si chiamavano quarant’anni fa, perché ora si definiscono “sistemi modulari di architettura per interni”. Il sistema MEC 102 con le pareti opache in pannelli lignei che ha fatto la fortuna di Universal Selecta nei primi anni ’70, per esempio, è ancora in produzione. L’azienda oggi fattura una decina di milioni di euro ogni anno (e non solo in Italia). «Ma nel frattempo i nostri sistemi si sono evoluti», precisa Marco Predari, architetto dell’office design prima partner, poi socio del fondatore (e attuale amministratore delegato) Eugenio Pasta e dallo scorso anno presidente dell’azienda milanese (di Milano-Milano, bisognerebbe dire, giacché ha davvero sede in città).

«Una parete deve dividere uno spazio, isolare acusticamente e fornire elementi mobili con una funzionalità specifica, e questo è difficile», spiega Predari. «La qualità intrinseca dei sistemi modulari di isolamento acustico sta nel fatto che si può fare confusione in un ambiente silenzioso come una biblioteca, o viceversa isolarsi in un ambiente rumoroso come un aeroporto». Il tutto grazie a un abbattimento acustico intorno ai 42 decibel ottenuto grazie all’impego di cristalli stratificati a sandwich con film fonoassorbenti interni. Il fiore all’occhiello dell’azienda è il Chakra: «Un sistema di isole autoportanti che non necessita di fissaggio né a pavimento né a soffitto». E se l’effetto acquario non piace, basta scegliere vetri opachi oppure applicare pellicole o pannelli ancorati alla struttura, o ancora inserire nella cavità del doppio vetro una veneziana per creare intimità all’occorrenza. «Alla torre delle Generali ne abbiamo piazzati un centinaio di questi “arnesi”». Che hanno cinque brevetti e che hanno valso a Universal Selecta la selezione per l’ADI Design Index (categoria “design per il lavoro”), ovvero il Compasso d’Oro. «Una bella soddisfazione», commenta Predari. Il sistema è stato scelto, tra gli altri, da Enel, Generali per Torre Hadid, Nespresso, Zambon Farmaceutica, Ibis Hotel, Edison. E persino dal Museo della Scienza e Tecnologia di Milano.  Siamo una delle poche aziende ad aver affrontato il processo di certificazione CE sul sistema parete nel suo insieme». Ma quanto costa un’oasi di privacy? «Un modulo da 3 metri per 4 viene montato da quattro uomini dall’apertura della scatola all’attivazione dell’interruttore della luce in una mattinata, con cablaggi completi e costa fra i 15 e i 20mila euro».

Il plus? La possibilità di cambiare idea. L’Hotel Ibis di via Finocchiaro Aprile, a ridosso dei Bastioni di Porta Venezia a Milano, ha impiegato Chakra nella propria reception come spazio di lavoro isolato, per poi convertirlo in temporary shop. Nespresso, invece, l’ha impiegato come temporary corner al Centro Sarca. «Il sistema Chakra ci ha consentito di uscire dal mondo dell’ufficio per aggredire settori diversi altrimenti non raggiungibili. Adesso stiamo persino valutando la produzione di cellule bagno autoportanti per alberghi di lusso».