Paolo Stern, Co-founder e Ceo Nexum Stp

di Vincenzo Petraglia

Nuova operatività ristori Emilia-Romagna: banner 1000x600

Nuova operatività ristori Emilia-Romagna

A partire dal 21 novembre ampliata l’operatività dei Ristori da €300 milioni riservati alle imprese colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna. La nuova misura, destinata a indennizzare le perdite di reddito per sospensione dell’attività per un importo massimo concedibile di 5 milioni di euro, è rivolta a tutte le tipologie di impresa con un fatturato estero minimo pari al 3%.


Il mondo è cambiato, molto, e uno dei temi più impellenti per le aziende è senza ombra di dubbio quello dell’efficientamento energetico. Un goal che non è semplice realizzare per tutti. «Pensare a un efficientamento energetico senza calibrare bene le ricadute sul personale può non ottimizzare i risultati attesi. I percorsi virtuosi aziendali vanno vissuti dallo staff e non solo pensati dalla direzione», spiega Paolo Stern, fondatore di NexumStp, società per azioni che nasce nel 2018 dalla fusione di alcuni dei più prestigiosi studi di consulenza fiscale e del lavoro italiani, che oltre a fornire i servizi tipici del tradizionale studio professionale di consulenza fiscale, del lavoro e legale, offre consulenze ad alto valore aggiunto tese a innovare e favorire la crescita delle imprese, soprattutto Pmi.

Il gruppo Nexum, del quale NexumStp è capofila, ha registrato un fatturato passato dai 4 milioni di euro dei primi anni ai 42 milioni di euro nel 2021, conta più di 500 dipendenti e collaboratori e assiste circa 22mila soggetti, principalmente Pmi, offrendo un servizio di consulenza nei settori fiscale, societario, del lavoro, legale, direzionale,  ricerca, selezione del personale, formazione finanziata e soluzioni tecnologiche per la gestione delle imprese, oltre a gestire in outsourcing tutti gli adempimenti amministrativi dell’ufficio del personale (payroll). Nella classifica 2022 FT 1000 delle società a più rapida crescita in Europa, realizzata dal Financial Times, NexumStp, che oggi conta 59 sedi in Italia con il 50% dei dipendenti e collaboratori con un’età compresa fra i 30 e i 40 anni e dove le donne sono ben il 79% (la metà di loro con ruoli di coordinamento), occupa il 261° posto (52esima tra le aziende italiane presenti in classifica). Un osservatorio privilegiato dunque, anche per capire come si sta evolvendo il mondo delle Pmi e quali le problematiche più sfidanti che sta fronteggiando considerato anche il difficile scenario macroeconomico globale. Con Paolo Stern abbiamo parlato del cambiamento in atto e degli scenari che ci attendono e soprattutto di cosa le imprese devono fare per non rimanere indietro e utilizzare, invece, questo momento di forte difficoltà per rafforzare la propria posizione sul mercato in un’ottica di lungo periodo.

Il periodo che stiamo vivendo ha cambiato le aziende in meglio o in peggio secondo lei?

Come in tutti i momenti di crisi c’è sempre la creazione di valore e di innovazione e miglioramento. In una situazione di tranquillità generalmente le imprese rallentano un po’ i propri ritmi e l’attenzione su efficienza e produttività, ma nel contesto globale in cui viviamo non tutti rallentano. I momenti di crisi obbligano le aziende a ripensarsi, rinnovarsi, ottimizzare i propri processi. Ad esempio, se la benzina costa troppo, si investe in nuovi strumenti per sostituirla, questo genera innovazione, crescita. Di fronte a un periodo come quello che stiamo vivendo c’è chi è rimasto annichilito, soprattutto le Pmi, il piccolo imprenditore ha paura del futuro e quindi rimane un po’ in difesa; chi, invece, è più intraprendente va alla ricerca di nuovi modelli di efficientamento energetico, produttivo, organizzativo. Faccio un esempio: lo smart working, se ben organizzato, può essere strumento di efficientamento e sostenibilità energetica; alcuni di fatto lo vedono come un’opportunità per un cambiamento strutturale e un efficientamento di risorse e di spazi, in quanto i metri quadri virtuali costano sicuramente meno di quelli fisici. Da altri, però, viene visto con diffidenza, più come una minaccia che come un’opportunità.

E nel nostro terzo bilancio di sostenibilità, che a breve verrà pubblicato e che riassume il quadro complessivo delle attività svolte, dei progetti realizzati e delle performance raggiunte, a cui si affianca una sintesi dei contributi dell’organizzazione rispetto all’obiettivo di sviluppo sostenibile, abbiamo provato a tracciarne una valutazione d’impatto, che è certamente molto positivo.

Quello dell’efficientamento energetico è un ambito strategico ormai imprescindibile…

L’efficientamento energetico è ormai un obbligo per ogni azienda, opportuno partire da questo per avere un efficientamento generale, per questo serve un approccio olistico alla tematica. Pensare a un efficientamento energetico senza calibrare bene le ricadute sul personale può non ottimizzare i risultati attesi. I percorsi virtuosi aziendali vanno vissuti dallo staff e non solo pensati dalla direzione. L’efficientamento energetico passa anche attraverso un contenimento dei consumi dei singoli lavoratori per raggiungere il posto di lavoro, per esempio. In questo caso, tanto per fare un esempio, un semplice ed efficace sistema di welfare aziendale che punti alla promozione di una mobilità sostenibile può fare molto.

Non tutti sono pronti a fare questo salto di qualità però.

Certamente, ma bisogna capire che è un passaggio obbligato, se si vuole rimanere sul mercato e si vuole anche fare impresa in maniera più responsabile e sostenibile per tutti. Ecco perché è fondamentale la formazione continua, per i dipendenti certamente, ma anche per i manager e gli imprenditori, proprio perché si affermi questa nuova cultura di efficientamento e di sostenibilità. In questo percorso i servizi di consulenza aziendale rivestono un ruolo fondamentale.

Probabilmente anche il mondo della consulenza è chiamato a cambiare in questo periodo di forte discontinuità.

Nella maniera più assoluta, la turbolenza riguarda anche il mondo della consulenza. Fino a qualche anno fa il professionista aveva questa sorta di nuvoletta che lo faceva sollevare quasi da terra, rispondeva a delle esigenze, ma non era proattivo. Oggi invece la consulenza deve assumere un ruolo diverso, perché io imprenditore, oltre al supporto sulle materie più prettamente tecniche, ho soprattutto la necessità di una consulenza che mi aiuti a crescere. Quindi va bene contabilità in regola, flussi contributivi, aiuto nel fare il bilancio, ma non può essere solo questo. Io consulente sostengo l’imprenditore nel suo cammino di crescita. La consulenza deve fare questo scatto ulteriore, per essere più al passo coi tempi e con le nuove esigenze del mercato. Faccio un esempio di vita vissuta: grazie alla consulenza e all’intervento di NexumStp, un assistito che voleva istallare pannelli fotovoltaici sul tetto dello stabilimento aziendale ha avviato una ristrutturazione dello stabile fruendo dei benefici di legge, ha ripensato il layout interno puntando sullo smart working degli impiegati, riducendo così ulteriormente consumi, ha avviato percorsi di efficientamento organizzativo fruendo di formazione finanziata. Tutti interventi frutto di una consulenza che non si limita al singolo adempimento o problematica da risolvere, ma che è allargare lo sguardo, dando un valore aggiunto all’impresa.

Le aziende di cosa hanno più bisogno oggi come oggi e di conseguenza su cosa state puntando di più come NexumStp?

Puntiamo molto sul tema sostenibilità con questo approccio olistico che non si limita come dicevamo all’efficientamento energetico, ma che coinvolge tutta l’organizzazione nell’insieme, e poi quello della crisi d’impresa e della great resignation, delle grandi dimissioni che comportano talvolta la perdita dei più grandi talenti presenti in azienda.

Proprio a questo tema avete dedicato di recente un vademecum.

Sì, diviso in tre sezioni con strumenti concreti su come trattenere e attrarre i talenti, perché è quanto mai importante adottare una politica di compensation & benefit adeguata che possa rappresentare una leva decisiva in ottica di talent attraction and retention strategy. Infatti, oltre al mero compenso, le organizzazioni possono fare ricorso ad ulteriori strumenti economici in grado di valorizzare e coinvolgere il personale e, in alcuni casi, gravare meno sul conto economico, talvolta mediante un abbattimento del cuneo fiscale e quindi, a parità di spesa, fornendo migliore soddisfazione, alle volte anche economica, al collaboratore. Gli strumenti a disposizione possono essere tanti, fra tutti quelli di welfare aziendale pensato sulle reali esigenze del lavoratore, quindi l’insieme di iniziative, beni e servizi che l’azienda può mettere a disposizione dei propri dipendenti per aumentare il loro benessere e favorire la conciliazione tra vita privata e professionale. Tali misure, se corrisposte a categorie omogenee di lavoratori, sono esenti da imponibilità fiscale e previdenziale.

Che consigli possiamo dare agli imprenditori per superare al meglio la difficile fase socioeconomica che stiamo attraversando?

Gli imprenditori di razza hanno il fiuto, ma il solo fiuto oggi non basta più, è importante confrontarsi con persone capaci che li aiutino a guardare un po’ più in là del domani, che non può essere più l’orizzonte con cui confrontarsi. Resisterà solo l’impresa che sarà in grado di fare questo passo e sempre nella consapevolezza che ogni impresa è parte integrante di un tessuto più ampio con il quale deve essere integrata, passando da un semplice e ristretto welfare aziendale a un welfare territoriale. Perché solo così l’azienda vive e rende viva la comunità di cui fa parte.

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