Superbonus Giorgetti

Il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti ha escluso qualsiasi ipotesi di proroga sul Superbonus e subito da scatta la protesta. Da parte dei 963 mila lavoratori coinvolti e delle 60 mila imprese che rischiano di saltare, perché se nessuno acquista i crediti fiscali in molti non si troveranno in condizione di terminare dei lavori già ultimati e di conseguenza di pagare l’impresa, ma anche dei molti committenti. Perché c’è chi perderà la casa e chi il lavoro. Questo scenario apocalittico lo ha tracciato il vice presidente della CNL – Federazione Nazionale delle Progettazioni, Costruzioni e Infrastrutture Domenico Passarella, che questa mattina ha preso carta e penna per scrivere direttamente al presidente del consiglio Giorgia Meloni, per chiederle di fare dietro front. «Il problema degli incentivi in edilizia e dei crediti incagliati ha ormai assunto, da oltre un anno e  mezzo, – scrive Passarella – proporzioni di emergenza nazionale e necessita di soluzioni immediate e concrete per  evitare un imminente collasso socio-economico del paese. Numerosi interventi legislativi sono stati effettuati dal Governo Draghi e dal Governo in carica che  a più riprese hanno emanato decreti e norme a rettifica, che hanno di fatto lasciato bloccato la  cessione ed il frazionamento del credito fiscale, senza alcun effetto positivo per la effettiva  soluzione del grave problema». 

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L’aiuto di Poste Italiane e delle banche e l’illusione di Enel X

Per un certo periodo sembrava proprio che Poste Italiane dovesse rappresentare la soluzione (ma acquisterà crediti fino a 50 mila euro con forti limitazioni), ma è anche alcune banche dovevano tornare sul mercato. Però- qualcosa è andato storto. «In realtà, – continua Passarella _ ad oggi tutto è sostanzialmente bloccato: gli operatori bancari e finanziari non hanno assorbito crediti se non limitatamente a pratiche già precedentemente istruite. Si aggirano sul mercato operatori di  dubbia capacità finanziaria e competenza, tra i quali alcuni truffaldini. Le piattaforme di  interscambio dei crediti annunciate da alcuni soggetti, tra cui Enel X, non sono state attivate. Pochi  giorni fa l’A.D. Enel X ha annunciato tramite stampa che tale piattaforma non sarà attivata».

Quali sono le cifre reali del Superbonus 

Secondo una stima del Cnl, sulla base dei dati Enea, le cifre che riguardano il Superbonus sono impressionanti. Le imprese coinvolte sarebbero 60mila, i lavoratori diretti impiegati da tali imprese 963.000 e i professionisti: 15.000. Gli immobili sottoposti ad interventi col Superbonus al 31 luglio sono 236.000 unifamiliari, 115.000 e 71.200 condomini. Si tratta di  920.600 famiglie. I dati ISTAT mostrano che per ogni euro di fatturato perso nel  settore delle costruzioni corrisponde un’ulteriore perdita di 40 centesimi negli altri settori solo per  la mancata domanda di materie prime, semilavorati e servizi. Pertanto fallimenti diffusi nel settore  edile avrebbero ripercussioni su tutta l’economia del paese. Solo gli addetti delle imprese generano, allo stato attuale, circa 12 miliardi annui di contributi pagati nelle casse dell’INPS. Le imprese e i professionisti che hanno effettuato gli interventi con il  cosiddetto Superbonus hanno generato nelle casse dello Stato oltre 3,20 miliardi di Iva e circa due  miliardi di imposte, calcolate su una base imponibile di 32,2 miliardi al netto di IVA nell’anno 2022,  fonte ENEA. I valori sono sempre calcolati in via precauzionale. 

Cosa succedere senza monetizzazione dei crediti

Se non venissero monetizzati i crediti molte aziende si troverebbero ad accedere a una procedura di crisi di impresa, «Moltissime fallirebbero – dice Passarella –  licenziando i dipendenti che graverebbero sulle casse dello Stato attraverso il pagamento della  NASPI, che, come previsto dalla legge, equivale al 75% della paga lorda per ogni lavoratore, nella  media degli ultimi quattro anni, equivalenti a circa 1000 euro mensili per 12 mesi, che moltiplicati  per 963.000 corrisponderebbero a circa 11,5 miliardi annui. A questi vanno aggiunti la copertura  dei contributi figurativi a carico dello Stato che hanno valore come anni di lavoro effettivi ed  eventualmente l’accesso a ulteriori agevolazioni statali percepite a seguito dell’abbassamento del reddito causato dai licenziamenti. Inoltre, è prevedibile una moltiplicazione di contenzioni tra imprese e committenti, tra imprese e  fornitori, tra committenti e professionisti in un gioco al massacro di proporzioni non calcolabili».

Il rischio di fallimento non è da escludere

In caso di fallimento delle aziende i crediti presenti sui cassetti sarebbero svenduti dal Curatore di  turno e nulla cambierebbe per le casse dello stato perché gli acquirenti comunque  compenserebbero i crediti acquistati al valore facciale. Parliamo di circa 17 miliardi anno. «Occorre inoltre ricordare – spiega – che durante il periodo pandemico quasi tutte le imprese hanno attinto ai  finanziamenti bancari garantiti dallo Stato. Per la precisione il valore delle garanzie rilasciate dallo  Stato nel periodo pandemico è pari al 20% del PIL. Quasi tutte le imprese di costruzione e gli studi  professionali hanno attinto ai finanziamenti godendo del beneficio della garanzia di Stato. Se  questi soggetti fallissero lo Stato si ritroverebbe a dover pagare, mediante le garanzie rilasciate,  quei prestiti erogati che le imprese non potranno più onorare». 

A quali rischi vanno incontro i committenti se Giorgetti non sblocca il Superbonus

I committenti, incapienti, che hanno maturato crediti fiscali a seguito dei lavori pagati alla data del  31 dicembre 2022 che non sono riusciti a cederli agli intermediari finanziari a causa del blocco e ora si  trovano senza la liquidità indispensabile per portare a termine i lavori si troveranno dal 1 dicembre ad aver perso una annualità pari al 25% della spesa sostenuta, ad oggi stimata in circa 7  miliardi e nell’impossibilità di completare gli interventi.  

«Per loro – continua Passarella – si creerebbe l’agghiacciante situazione di dover restituire l’ammontare dei crediti maturati, oltre agli interessi e alle more e non avendo possibilità di risarcire si ritroveranno a subire azioni giudiziarie anche da AdE per il recupero del beneficio goduto fino all’estrema conseguenza di procedure esecutive con l’eventuale messa all’asta del bene primario». La stima delle compensazioni per i crediti generati, quadriennali, quinquennali e decennali, è pari a  24 miliardi anno mentre il danno procurato alle casse dello Stato se si verificasse lo scenario illustrato, in via del tutto presuntiva secondo Cln, si aggira sui 35 miliardi anno.

La protesta degli esodati

Subito dopo la notizia del mancato rinnovo l‘Associazione Esodati del Superbonus ha deciso di scendere in piazza per protestare lunedì 18 settembre e proseguirà a oltranza nei giorni successivi, con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica riguardo a questa grave e drammatica situazione. «I cittadini colpiti da questa ingiustizia – spiegano in un comunicato – meritano giustizia e risposte concrete. La manifestazione di protesta davanti al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) a Roma è il nostro modo di ribadire il nostro impegno nella lotta per i loro diritti».