Giancarlo Giorgetti

Un intervento a gamba tesa? Certo, il governo si è mosso con la grazia di un elefante in cristalleria, mettendo a rischio imprese e bilanci di imprese e famiglie. Ma così facendo ha evitato un autogol decisivo nel momento chiave della partita.

Si può raccontare anche così il gran pasticcio del superbonus che ha obbligato il ministro Giorgetti ad un intervento brutale, senza troppi complimenti, per evitare guai peggiori. L’arbitro, cioè la commissione Europea, aveva infatti già il fischietto in bocca, pronta a fischiare un rigore ed una serie di espulsioni per la squadra del Bel Paese, rea di aver violato i vincoli di bilancio grazie alla disinvolta concessione dei crediti di imposta. Di qui la ricerca di una soluzione rapida più che elegante. Ma che, quantomeno, ha il pregio della chiarezza: la misura del superbonus, così come concepita (senza costi per i contraenti), crea un debito per lo Stato. Perciò è “insostenibile” perché il governo non ha alcuna intenzione di procedere ad uno scostamento di bilancio, specie alla vigilia della ridefinizione del Patto di Stabilità. Di fronte a questa esigenza, insomma, ogni altra considerazione passa in secondo piano.

Ma non si poteva affrontare la questione in altra maniera, senza trattare a mo’ di ostaggi i cittadini che hanno voluto usufruire di una legge dello Stato? Quale credibilità avranno le misure per la “casa verde”, cioè gli incentivi che dovranno accompagnare gli interventi previsti dalla direttiva Ue per adeguare entro il 2033 il parco immobiliare italiano alle esigenze del risparmio energetico? Ancora una volta, insomma, un governo ha dovuto far ricorso all’intervento di Bruxelles per giustificare una sua decisione. Ancora una volta, per giunta, si è ragionato solo in termini di compatibilità finanziaria, senza tener conto di tutto il resto avvalorando il sospetto che l’Unione Europea, lungi dall’essere l’espressione della volontà popolare, sia solo una sorta di super amministratore del condominio, buono a riscuotere le rate delle spese comuni. 

Il risultato? Che si parli di auto “verde” o di casa “verde”, i due obiettivi più impegnativi della Comunità nei prossimi anni, l’Italia è destinata a far la figura della vittima o del contribuente moroso, invece di rivendicare un proprio ruolo. Con il risultato di chiedere deroghe all’ultimo momento o di inventarsi soluzioni pasticciate quasi sempre nell’assoluta assenza di un dibattito che coinvolga gli elettori. Eppure una campagna elettorale condotta sul tema della rinascita delle città, a partire dai costi ma anche dei benefici (economici e non solo) sarebbe probabilmente in buon antidoto al calo della partecipazione al voto.  

Va comunque dato atto al governo di aver trovato una complicata quadratura del cerchio, limitando “i danni collaterali”, sia in materia di occupazione che di crescita del Pil grazie al meccanismo di compensazione delle imposte dovute da contribuenti che verranno liquidati dagli intermediari bancari. Certo, le banche dovranno gestire la problematica dei crediti incagliati indicati in circa 19.9 miliardi di euro. Ma, anche ammettendo che parte di quella somma si traduca in perdita (cosa da dimostrare), le banche sono reduci da una stagione d’oro, grazie ai maggiori interessi che, per ora, non sono stati riversati sui correntisti. 

La speranza poi è che le buone prospettive della stagione turistica consentano di limitare i danni comunque elevati. Banca d’Italia, mettendo ordine nella materia, ha calcolato che gli investimenti residenziali realizzati con questo incentivo alla fine dello scorso gennaio ammontano complessivamente a circa 46 miliardi, meno dei 100 evocati da Giorgetti calcolando tutte le agevolazioni, non solo quelle del superbonus. Ma ha anche detto che gli investimenti in abitazioni sono cresciute del 40% con effetti “notevoli” per l’intero settore delle costruzioni.