Il governo Draghi è caduto, con il Presidente del Consiglio e i suoi ministri che resteranno in carica per il solo disbrigo degli affari correnti. Cosa succederà al Superbonus in questa fase? Draghi nel suo discorso al Senato del 20 luglio aveva detto: “Per quanto riguarda le misure per l’efficientamento energetico e più in generale i bonus per l’edilizia, intendiamo affrontare le criticità nella cessione dei crediti fiscali, ma al contempo ridurre la generosità dei contributi”. Le sue parole seguivano la linea già prevista nella legge di Bilancio che prevedeva incentivi meno generosi e che era stata votata anche da MoVimento 5 Stelle, Lega e Forza Italia, ovvero dai partiti che non hanno accordato la fiducia.
Superbonus, come fare senza il governo Draghi
“Il problema non è il Superbonus, ma il meccanismo di cessione dei crediti disegnato senza discrimine o discernimento”, aveva detto Draghi nel suo discorso in Senato, riferendosi inevitabilmente alla grande mole di truffe che hanno riguardato la misura. Si tratta di 6 miliardi di euro sottratti allo Stato, di cui 2 miliardi già incassati dai furbetti del Superbonus.
Draghi se l’era presa dunque con chi aveva scritto il provvedimento, il MoVimento 5 Stelle, affibbiando a loro la colpa delle problematiche legate alla cessione del credito cui l’esecutivo ha provato a porre parziale rimedio con il decreto Aiuti. Prima di tale intervento erano possibili solo tre passaggi per le cessioni del credito (due se si parte da uno sconto in fattura), con le operazioni oltre la prima che dovevano avere come cessionario una banca, un’assicurazione o un soggetto finanziario vigilato. ll Dl Aiuti permette alle banche di fare un’ulteriore operazione – dopo la terza – cedendo il credito a correntisti qualificabili come clienti professionali.
Il problema sulla cessione del credito resta dunque in maniera molto dirimente, visto che la maggior parte dei lavori riguardanti il superbonus avviene in questo modo o con lo sconto in fattura riconosciuto dall’impresa che fa i lavori e che dunque, a sua volta, cede il credito. Il problema è però che le banche hanno ritirato troppi crediti e hanno fermato le operazioni per evitare di non riuscire scaricare per intero le somme che hanno nei cassetti fiscali. C’è poi il chiarimento dell’Agenzia delle Entrate che ha precisato che se il contribuente che ha ceduto il credito non aveva il diritto (o lo aveva solo in parte) di chiedere l’agevolazione, il cessionario deve di fatto dimostrare di aver ritirato il credito solo a seguito di verifiche scrupolose, altrimenti rischia di non poter utilizzare il credito stesso.