Poste Italiane non è un istituto di credito finanziario e quindi non potrà accettare le cessioni con remissione in bonis dei crediti fiscali da Superbonus. La notizia è arrivata ai molti che cittadini che speravano di poter cedere il proprio credito alle poste con una lettera di Poste stessa, che ha spiegato come non potrà operare come una banca o un’assicurazione. Chi quindi ha un contratto firmato dopo il 31 marzo dovrà per forza rivolgersi a una banca o a un’assicurazione. La limitazione di poste italiane vale solo per i crediti del 2023, cioè il 25% dei lavori effettuati, che rappresentano un totale di 7 miliardi di euro che rischiano di andare in fumo. “Poste Italiane – si legge nella lettera – non può accettare le cessioni con remissione in bonis, in quanto non è un soggetto autorizzato dalla specifica normativa alla riapertura del servizio. Tuttavia a inizio ottobre 2023 se qualcuno volesse cedere il credito a poste potrà richiedere la cessione delle tre rate residue (annualità dal 2024 al 2026) e potrà portare in detrazione la quota 2023 sulla propria dichiarazione dei redditi. Qualora avesse la necessità di cedere le quattro rate dal 2023 al 2026 deve rivolgersi a una banca a un’assicurazione o a un altro intermediario autorizzato”.
Cosa succede ora ai crediti fiscali da Superbonus
La comunicazione di Poste Italiane ha fatto sobbalzare i molti che aspettavano una risposta dall’istituto, che ora dovranno rivolgersi altrove intraprendendo una corsa contro il tempo, perché la scadenza per la cessione dei crediti fiscali inerenti il primo quarto dei lavori è fissata per novembre. “Questa novità – dice Domenico Passarella del Cnl, la Federazione che si sta occupando dei problemi di progettisti e committenti con il Superbonus – quasi certamente manderà in fumo i famosi 7 miliardi di euro di crediti fiscali in scadenza a novembre. Si tratta di una decisione che ha danneggiato i cittadini”.
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